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Beppe Manni

GIOVANI E STATI GENERALI

Gazzetta di Modena, 17 ottobre 2010

Il problema-giovani a Modena è emerso più di una volta tra i trecento cittadini che Giorgio Pighi sindaco di Modena ha incontrato nei dieci incontri degli Stati Generali per raccogliere suggerimenti per una “Città Futura”. Erano stati chiamati personaggi del mondo economico, della scuola, dell’urbanistica, della chiesa, del volontariato, della sanità e della cultura.

C’è una crisi giovanile che riguarda i ragazzi in età scolare (medie, superiori e università). Si discetta sulla loro mancanza di interessi, della loro fragilità come fruitori indifesi dei prodotti del mercato ecc. Sono oggetto di analisi da parte degli adulti. Vedi anche il documento del vescovo sull’educazione. I ragazzi caso mai avvertono un disagio personale, ma è una sensazione spesso inconsapevole o inconscia. Sanno di essere tutelati dalla famigli per i lunghi anni di studio, che passano spesso noiosamente sui banchi di scuola. Pensando ad altro. Il loro disagio può sfociare nella trasgressione e nella droga come ci insegna la tragica morte del diciannovenne di Carpi Enrico Rumolo.

Ma c’è una crisi più profonda, consapevole e disperante. Che non trova risposte né a livello personale, né sociale o politico.

Riguarda i trentenni e le trentenni. Hanno finito l’università. Da alcuni anni hanno un diploma. Molti sono alla ricerca di un primo impiego. Se ‘trovano da lavorare’ in industrie, in studi professionali, all’università o nel mondo della scuola, sono precari con contratti a termini che non sanno se saranno rinnovati. Lavori in cui non vengono sfruttate la loro preparazione professionale. Con poche tutele (ad esempio: ‘Devi firmare che se rimani incinta sarai immediatamente licenziata’), spesso con stipendi inferiori ai mille Euro. Non solo il lavoro non è gratificante, ma l’insicurezza e i bassi stipendi non permettono di programmare il futuro. Con la prospettiva di fare un muto per comprarsi una casa, dove vivere insieme. E ancora meno prevedere un figlio.

Per la prima volta una generazione intera si sente scippata del proprio futuro. Da una parte ci sono ragazzi e ragazze spesso con titoli di studio e specializzazioni al ad alto livello, vere eccellenze preparati dalle nostre ottime università modenesi; dall’altra, le porte del lavoro sono chiuse sia all’università intasate dai vecchi baroni, che tengono gelosamente le loro posizioni, sia nel mondo del lavoro dove spesso non paga la professionalità e l’intraprendenza ma il privilegio e la raccomandazione. Molti giovani vivono così una vita d’ombra sotto l’ombrello (di chi l’ha) dei genitori e dei nonni che godono di qualche pensione. Chi può, trova lavoro all’estero dove regaliamo dopo aver speso milioni di Euro per la loro formazione, intelligenze e professionalità eccellenti.

In verità questi giovani sono ormai uomini e donne mature, nel fiore della loro vitalità fisica e intellettiva. Si sentono tagliati fuori e vivono in un limbo di frustrazione.

Matura progressivamente in loro un risentimento con la generazione dei padri e dei nonni che hanno consumato ormai risorse, spazi ed energie. Sembra che a loro non rimangano che le briciole.

Di questa crisi, poco sanno gli adulti che parlano dei problemi dei giovani. Raramente essi stessi trovano lo spazio per esprimere la loro rabbia e i loro progetti.

Anche perché, ed è la cosa più terribile, sembra non si aspettino più risposte dal mondo degli adulti.