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ELEZIONI POLITICHE 2008

da il manifesto, 24 aprile 2008

Le consultazioni elettorali hanno sempre qualcosa di sconcertante: usano un codice espressivo spietatamente binario: vincitori/vinti, maggioranza/minoranza, sì/no, bianco/nero, di qua/di là. E questo dover tagliare col coltello è impietoso per chi ama la complessità dell’esistenza sia personale che sociale. Questa volta però lo sconcerto è aggravato dal leaderismo che disincentiva la partecipazione.

Uno degli elementi che emergono con prepotenza nella società attuale è certamente l’insicurezza e la paura. E la paura, come si sa, ci fa regredire, ci rende bambini, ci induce ad affidarsi a figure mitiche di salvatori, abdicando alla propria responsabilità e autonomia e svuotando la rete delle relazioni.

Una nuova cultura deve svilupparsi insieme all’incedere delle trasformazioni strutturali in modo da asservire i processi del cambiamento invece di esserne dominati. E per questo serve la conoscenza, la razionalità, la fiducia e non è utile invece la paura. Strumentalizzare e fomentare a scopo di potere e di dominio lo sconcerto e anche la paura del parto sociale che sta avvenendo nel grembo fecondo della realtà attuale è una forma grave di criminalità politica. Purtroppo è proprio ciò che sta avvenendo.

Di fronte a questa mobilità planetaria mai prima di ora sperimentata in una intensità così massiccia, si alimenta la paura del diverso che attenta alla nostra identità, si dipinge l’immigrazione come invasione dei barbari che vengono a rubarci lavoro, benessere, tranquillità, si fomenta la paura del terrorismo che incendia il mondo. Di fronte a conquiste scientifiche e tecnologiche che penetrano nel sacrario più intimo della vita, invece di favorire la conoscenza e la responsabilità critica, si enfatizzano in modo esasperato i pericoli specialmente in campo genetico e riproduttivo al limite del terrorismo culturale. Di fronte a prese di coscienza e scoperte nel campo della psiche che rivelano profondità e pluralità di modi di essere finora ignorati, che impongono l’affermazione di diritti negati di parità della donna, che aprono orizzonti di dignità per le persone dall’orientamento sessuale finora represso, si demonizzano nuovi modi di impostare i rapporti umani come attentati alla natura, si colpevolizza la responsabilità della donna nel campo riproduttivo fino ad accusarla di assassinio non solo per l’aborto ma per lo stesso uso della pillola abortiva. Di fronte alla scoperta della pluralità e varietà di esprimere il senso della religiosità e dell’etica che rende re-lativi tutti gli universi religiosi ognuno dei quali si considerava assoluto e unico vero, si agita il pericolo del relativismo che ci farebbe scivolare nel baratro distruttivo del “tutto è permesso se non c’è un Dio” che giudica il bene e il male. E via di questo passo.

Ed è qui che gioca ancora una volta la sua carta il potere ecclesiastico dominante: la salvezza personalizzata e trascendente che viene addirittura dal cielo. Nessuno crede più nel trascendente, nemmeno il papa razionalista. Ma emerge ancora dal profondo un prepotente bisogno di mentire a se stessi e di far finta di credere al cielo. Le modificazioni indotte dalla modernità incutono ansia perché scatenano paure ancestrali nascoste nel profondo della psiche, in ogni cellula del nostro essere. La terra che trema scatena da sempre insieme alla paura anche il bisogno altrettanto ancestrale di inventare un Dio celeste a cui aggrapparsi alienando la nostra responsabilità. Il cristianesimo nascente fu una straordinaria esperienza di ribellione verso ogni forma di alienazione, fu un lieto messaggio di liberazione dalla paura e dal bisogno si salvezza dall’alto. Un distillato di tale lieto messaggio si trova ad esempio in questo racconto del Vangelo di Matteo: “I farisei e i sadducei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: ‘Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?’ ”.

Dopo tre secoli si sa cosa è successo, c’è stato lo slittamento progressivo del cristianesimo dalla fiducia nei segni dei tempi all’affidamento ai segni del cielo per meglio dominare la terra e il cuore degli uomini con vane sicurezze trascendenti. Fu il trionfo della croce.

Oggi il potere ecclesiastico torna a forzare la sua presenza nel campo direttamente politico per due motivi. Uno è quello di condizionare la politica stessa e di ottenere il massimo per gli interessi che la gerarchia considera (a torto) interessi della Chiesa. Ma la sua capacità di spostare voti è molto minore dello sbandieramento che ne fa. L’altro motivo, forse più decisivo, è quello di spostare la società, la politica e la cultura verso l’affidamento a poteri autoritari. Il verticismo è il suo orizzonte umano e il fondamento della sua antropologia.

I vescovi nel comunicato che conclude il Consiglio episcopale permanente riconfermano “la linea di non coinvolgimento in alcuna scelta di schieramento politico o di partito”, e questo sarebbe in sé una buona cosa se non fosse nella scia di quel diluvio di manifesti elettorali mendaci e privi di credibilità che ci sommerge. La dichiarazione vescovile di non coinvolgimento è di fatto contraddetta da uno sciame di interventi di segno contrario che invade le cattedrali, i pulpiti, i confessionali, le lezioni di catechismo e di religione a scuola, la stampa cattolica, i predicozzi dei cappellani in ospedali, carceri, caserme …

Il cuore dei pastori e fedeli allineati e degli atei devoti non è affatto indifferente alle scelte politiche ed elettorali ed è ancora mosso dalla convinzione che la “teocrazia” è il miglior governo della società perché “ogni potere viene da Dio per via verticale”.

Dopo più di un secolo, nonostante il Concilio e un cristianesimo di base decisamente aperto e politicamente plurale ma purtroppo minoritario, il pantano clericale è ancora lì al sogno inconfessato del potere di uno solo.

La società civile dei diritti di tutti e della solidarietà, il mondo dell'associazionismo di base, l'area del volontariato, dell'autonomia e della responsabilità, è confermata nella sua convinzione che i percorsi delle mediazioni politiche devono continuamente intrecciarsi con i sentieri della trasformazione dal basso della società intera e delle singole coscienze. Altrimenti la politica diventa un "buco nero siderale", un vortice che ingoia energia e crea il vuoto. Resistere nella fatica quotidiana dei rapporti di crocicchio e di piazza, resistere nelle mille iniziative concrete in mezzo alla gente tese a creare coscienze critiche, autonome e responsabili, resistere nella ricerca inesausta di una comunicazione libera e liberante, tutto questo si rivela sempre più indispensabile. La destra ha spazio perché a questa resistenza si è dato finora poca importanza e scarsa visibilità.

Un grande compito di formazione culturale sta davanti alla politica e alla società civile e una grande alleanza s’impone fra istituzioni, organizzazioni sociali e movimenti per guarire dalla paura, ritrovare fiducia e liberarsi dal bisogno di salvatori.

 

Enzo Mazzi

 

Firenze 19 marzo 2008