LE INCONGRUENZE DELLA RAPPRESENTANZA DEL VATICANO ALL’ONU

di Daniela Fringuelli

Occorre rilanciare con forza la campagna See Change e fare pressioni affinché le Nazioni Unite, nell’ambito del loro processo di riorganizzazione e di riforma, rivedano lo status del Vaticano, equiparandolo a quello delle altre religioni o degli altri enti non governativi

La rappresentanza del Vaticano all’ONU (*) occupa una posizione molto particolare: “osservatore permanente di uno stato non membro” ( NMSPO); in realtà i contorni giuridici dello stato di osservatore non erano ben definiti, questa posizione fu creata ad hoc nel 1946 per consentire alla Svizzera, la cui costituzione non consentiva di divenire membro ONU a pieno titolo, di partecipare comunque ai lavori dell’assemblea. Dal 1964 il Vaticano partecipa a pieno titolo alle attività degli enti internazionali sponsorizzati dall’ONU: opera come membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Organizzazione ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, e così via.

Da quando la Svizzera nel 2002 è entrata a far parte dei membri effettivi ONU, la Santa Sede è rimasta sola come osservatore permanente ed ha sentito l’esigenza di ottenere che fosse delineato meglio questo status che si è precisato il 1 luglio 2004 con la risoluzione 58/314 (**) che stabilisce “il diritto della Santa Sede di iscriversi nella lista di quanti chiedono di poter parlare e di partecipare al dibattito dell’Assemblea Generale; il diritto di replicare; il diritto di far pubblicare e circolare le proprie comunicazioni come documenti ufficiali, di sollevare mozioni d’ordine e di co-sponsorizzare bozze di risoluzioni che si riferiscano direttamente alla Santa Sede. La Santa Sede, invece, non avrà diritto di voto.”

Il gruppo cattolico “ Catholic for choise “ Cfc ( Cattolici per scelta), organizza negli anni 90 la campagna “see-change” reagendo con forza all’atteggiamento vaticano rispetto al summit su “popolazione e sviluppo” de Il Cairo (1994 ), al vertice sullo “Sviluppo sociale “ di Copenaghen (1995 ) e alla “ quarta conferenza mondiale sulle donne “ di Pechino. Data l’inclinazione dell’ONU a cercare un consenso unanime, piuttosto che decisioni di maggioranza, la Santa Sede è riuscita in riunioni di questo tipo, spesso in alleanza con delegazioni conservatrici latino-americane e musulmane, a bloccare iniziative considerate non in linea con l’insegnamento cattolico; quando invece ha fallito, ha organizzato delle campagne internazionali contro i programmi e le iniziative che non era riuscita a sconfiggere.

Il gruppo Cfc nasce in America nel 1973, ha la sua sede a Washington, ed è la voce dei cattolici che sostengono il diritto all’autocoscienza nelle questioni legate alla sessualità ed alla salute riproduttiva; lavora con organizzazioni gemelle in tutta l’america latina ed è presente al Parlamento europeo. Cfc è accreditata all’ONU come ong, partecipa ai lavori del Consiglio Economico e Sociale degli Stati Uniti d’America ( ECOSOC ) che ha come principali compiti quello di programmare lo sviluppo economico e sociale dei paesi meno sviluppati e promuovere studi o relazioni su questioni economiche, sociali, culturali e sanitarie.

La campagna “see-change” lanciata dal gruppo, chiede la revisione dello status della Santa Sede da osservatore permanente a ong al pari di tutte le altre organizzazioni religiose.

Hanno aderito alla campagna “see-change” 450 gruppi, alcuni dei quali appartengono al dissenso cattolico; l’adesione più famosa è quella argentina dalla Associazione delle Madri della Plaza de Mayo; fra le associazioni italiane hanno aderito: Aduc, Cgil nazionale, Circolo gay e lesbico Maurice, Open Mind, Tam Tam Femme, UAAR, Italian Family Planning Association.

Mentre le Ong di vari paesi si sono unite presto alla campagna, il Vaticano inizialmente s’è astenuto da ogni reazione pubblica ma ha lavorato incessantemente fino a ricevere soccorso da più di 2000 organizzazioni di vari paesi, non solo cattoliche, ma anche protestanti e persino musulmane: tra cui la al-Khoei, la maggiore fondazione islamica sciita del mondo.

Nel maggio 2000 la conferenza episcopale degli Stati Uniti sconfessò pubblicamente Cfc, negandole la qualifica cattolica e definendola «braccio della lobby abortista negli Stati Uniti e nel mondo».

Anche la National Secular Society, Associazione Laica Nazionale di Londra, ha chiesto nel 1999 che il Vaticano perda la sua posizione di privilegio quale Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, in conseguenza del fatto che la Chiesa cattolica, in diversi convegni delle Nazioni Unite, si è sforzata di impedire l’educazione sessuale e la diffusione di metodi contraccettivi nei Paesi in via di sviluppo. Keith Porteous Wood, Segretario Generale della NSS, ha dichiarato al riguardo:

«L’inumano divieto del Papa di permettere il controllo artificiale delle nascite non fa che aumentare povertà, miseria e sovrapopolazione; il divieto dell’uso dei preservativi favorisce inoltre il dilagare di malattie, in particolare dell’epidemia di AIDS. Ancora negli ultimi mesi il Vaticano ha tentato di fermare la distribuzione della “pillola del giorno dopo” alle donne albanesi del Kosovo violentate dai soldati serbi. Sembra che non ci sia un limite alle crudeltà che la Chiesa Cattolica è pronta ad infliggere – in nome dei suoi dogmi – alla gente che soffre. Molte delle persone colpite da queste decisioni non solo non appartengono alla Chiesa Romana, ma non sono neppure cristiane, e molte sono perfino non credenti. Per questa ragione non deve essere più permesso che una istituzione, che persegue tali politiche, interferisca con l’urgente necessità di contenere la massiccia crescita demografica del mondo.Al Vaticano, dunque, dovrebbe essere immediatamente abrogata la posizione di privilegio che occupa presso le Nazioni Unite, prima che esso infligga ulteriori danni ad un’attività di vitale importanza qual è quella dell’ONU. Il Cattolicesimo Romano è infatti la sola religione che goda di questo status» (**).

Il Vaticano non ha sottoscritto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, (documento non soggetto a ratifica) ne’ alcuni documenti promulgati sulla base della Dichiarazione stessa come la Convenzione sull’eliminazione delle discriminazioni riguardanti le donne (1979); ha approvato con riserva la Convenzione per i diritti del fanciullo (1989). Per contro, la Chiesa cattolica ha sottoscritto trattati su argomenti molto lontani da quelli che dovrebbero essere i suoi interessi primari. Ad esempio, come Santa Sede ha firmato le Regole concernenti l’azione dei sottomarini riguardo alle navi commerciali (1936) e la Convenzione internazionale per l’unificazione di certe regole relative alla competenza penale in materia di abbordaggio e altri eventi della navigazione (1952), mentre come Stato della Città del Vaticano ha sottoscritto la Convenzione sul commercio del grano e la Convenzione sulla notifica tempestiva di incidenti nucleari (entrambe del 1986).

Il 1 dicembre scorso il Vaticano prontamente ha contrastato la proposta francese la cui sostanziale richiesta è ben riassunta nell’articolo 11: “Esortiamo gli Stati a prendere tutte le misure necessarie, in particolare legislative o amministrative, per assicurare che l’orientamento sessuale o l’identità di genere non possano essere, in nessuna circostanza, la base per l’attuazione di pene criminali, in particolare di esecuzioni, arresti o detenzioni;”.

Monsignor Celestino Migliore così giustifica la netta opposizione della Chiesa cattolica: “Gli stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come ‘matrimonio’ verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni”.

Il giorno successivo, 2 dicembre, il Vaticano ha espresso il proprio dissenso anche nei confronti della Convenzione ONU sui diritti delle pe
rsone con disabilità, entrata in vigore l’8 maggio scorso; la Convenzione ONU sui diritti dei disabili è il primo trattato sui diritti umani del Terzo Millennio ed è stato approvato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 2006. Il Vaticano ha partecipato attivamente ai lavori per la stesura del testo, durati cinque anni ma, alla conclusione, si è rifiutato di firmarlo perché il documento non ha inserito un divieto esplicito nei confronti dell’aborto: i punti critici del testo risiedono negli articoli numero 23 e numero 25 che riguardano la pianificazione familiare e il diritto all’esercizio di questa. In particolare il Vaticano critica l’espressione «salute sessuale e riproduttività» collegata alla disabilità per la nota preoccupazione che in molti paesi i servizi sanitari implichino anche l’aborto: il problema paventato è che si giunga ad abortire feti di potenziali disabili.

Occorre rilanciare con forza la campagna See Change e fare pressioni affinché le Nazioni Unite, nell’ambito del loro processo di riorganizzazione e di riforma, rivedano lo status del Vaticano, equiparandolo a quello di una qualsiasi religione o ente non governativo.

(*) È opinione comune che questa doppia autorità derivi dal fatto che la Città del Vaticano è uno Stato, ma non è così semplice: ciò che ha a che fare con la religione, non è mai cosa semplice. Infatti, non è la Città del Vaticano ad essere riconosciuta dall’ONU e nelle Cancellerie del mondo, ma la Santa Sede, cosa piuttosto strana a prima vista. La Città del Vaticano può essere considerata uno Stato, sebbene di dimensioni microscopiche – un’area di meno di mezzo chilometro quadrato e con meno di 500 cittadini – ma la «questione» Santa Sede è, nell’insieme, un affare molto nebuloso.

Il rango di Stato della Città del Vaticano deriva dai Patti Lateranensi del 1929, negoziati tra Pio XI e Mussolini con lo scopo di difendere la proprietà e l’amministrazione centrale della Chiesa dalle leggi secolari della società civile. La Santa Sede, d’altro canto, si definisce come «l’organo supremo sia della Chiesa Cattolica sia dello Stato Vaticano» e la si può immaginare all’apice di una «trinità», essendo gli altri due elementi il micro-Stato e la Chiesa istituzionale, senza avere alcun tipo d’esistenza temporale o territoriale. Tuttavia, la Santa Sede ha il mandato di condurre relazioni internazionali come «personificazione giuridica della Chiesa».

(**) Risoluzione ONU 58/314: http://www.religlaw.org/docs/religlaw_2997.pdf?PHPSESSID=3fc5584ba56658c93f7800636a14fb 14
(***) The Freethinker, Secular Humanist monthly da The Freethinker, Secular Humanist monthly. vol 119. Nr. 8, agosto 1999 (traduzione dall’inglese di Biancamaria Mantovani Donadello)

Fonti:
S.Magister da www.chiesa.espressonline.it
Archivio UAAR e Volantino a supporto della Campagna di raccolta firme.
Sito : sherpatv
Aduc: http://www.aduc.it/dyn/holy/
Wikipedia
Sito Cfc : www.Catholicsforchoice.org
See Change: il sito ufficiale della campagna per modificare lo status del Vaticano all’ONU.