Colorado, la guerra uccide due volte

di Luca Galassi
da www.peacereporter.net

Nello Stato Usa, i reduci di guerra commettono omicidi e crimini violenti in misura cento volte maggiore rispetto alla media

I militari statunitensi rientrati dall’Iraq che hanno prestato servizio nella brigata da combattimento Fort Carson, partita dal Colorado, hanno mostrato un’inclinazione straordinariamente alta alla criminalità, mettendo a segno una lunga serie di omicidi e altri reati.

La lezione della guerra. Secondo l’inchiesta di un quotidiano locale, la Colorado Spring Gazette, che ha svolto un’inchiesta di sei mesi tra i militari di ritorno dalle missioni, tale atteggiamento sarebbe il risultato della mancanza di disciplina e delle uccisioni indiscriminate che hanno caratterizzato il periodo del loro dispiegamento in guerra.

Secondo gli stessi militari di questa brigata, le condizioni brutali sperimentate in Iraq tra il 2004 e il 2007 e l’incapacità dell’Esercito di garantire un appropriata assistenza psicologica a coloro che manifestavano segni di stress, sarebbero le principali cause che hanno spinto i soldati a commettere crimini quali violenze sessuali, abusi su familiari, sparatorie, accoltellamenti, rapimenti e suicidi.

Brutalità. Il tasso di omicidi tra le unità combattenti di Fort Carson è risultato essere 114 volte più elevato rispetto a quello del Colorado. Durante il loro dispiegamento, i militari si dedicavano ad attività tra le più feroci e disumane: uccidevano civili a caso, a volte anche a sangue freddo; utilizzavano sui prigionieri pistole elettriche quali le Taser; gettavano persone giù dai ponti, caricavano le loro armi con i cosiddetti proiettili ‘hollow point’ (la cui punta è modificata per provocare impatto più forte e devastazione maggiore sul bersaglio, ndr); abusavano di alcool e droga e occasionalmente si dedicavano a mutilazioni di civili, sempre secondo quanto racconta la ‘Colorado Springs Gazette’.

“Conseguenze negative”. Nel dicembre 2007, un membro della brigata avrebbe raccontato ai superiori che nella sua unità si stavano commettendo ‘crimini di guerra’, tra cui l’uccisione di un sedicenne e il suo smembramento.

Dal rientro dalla missione, almeno dieci membri della brigata hanno commesso un omicidio o quantomeno tentato di farlo, stando almeno all’inchiesta condotta dalla Colorado Springs Gazette: l’Esercito Usa al momento si è limitato ad affermare di non aver trovato alcuna prova delle tesi sostenute dal quotidiano.

L’esercito Usa ha recentemente incaricato una commissione di indagare sugli omicidi commessi dai reduci delle guerre in Iraq e in Afghanistan. La commissione ha concluso, in un rapporto di 126 pagine, che “l’intensità e l’esposizione al combattimento, le accresciute responsabilità e le difficoltà nel trovare adeguate forme di assistenza” possono aver aumentato i rischi di “conseguenze negative” nei comportamenti degli ex-soldati.