L’influenza A tra bufale (d’oro) e allarmismo di Stato

di Ilaria Donatio
da www.micromega.net

“Questa storia dell’influenza A è una bufala pazzesca”. Lucia Lopalco è a capo dell’unità di Immunobiologia di Hiv del San Raffaele e insieme al suo staff, pochi mesi fa, si è aggiudicata un premio di 100 mila dollari assegnato dalla fondazione statunitense Bill and Melinda Gates Foundation.

Una bufala che riempie tutte le prime pagine di oggi, però…
Infatti, se non fossi tanto disgustata dall’assenza di professionalità che viene fuori da questa vicenda (identica all’altra di qualche anno fa, nota come influenza aviaria), ci sarebbe solo da ridere. L’unica cosa vera è che il virus H1N1 è particolarmente virulento per tutte le persone gravemente immunocompromesse. Ma si tratta di una normale influenza che una persona in salute (cioè non affetta da gravi patologie) cura con una settimana di riposo nel letto di casa propria: lo scorso anno sono morte 30 mila persone a causa dell’influenza stagionale.

Il vaccino, dunque, che senso avrebbe?
Il vaccino deve essere assunto solo da chi è affetto già da gravi patologie: un paziente sieropositivo, dunque immunodepresso, piuttosto che rischiare la vita e contrarre il virus, ha senso che faccia fronte a possibili effetti collaterali del vaccino stesso. Per le persone sane, invece, è dannoso: non ci sono controlli, in compenso, è in corso un rumorosissimo battage pubblicitario.

Pandemia sì, ma di guadagni per le case farmaceutiche?
Il farmaco è stato sviluppato da Novartis (multinazionale farmaceutica svizzera, ndr) che ha concluso con il governo un contratto capestro che la Corte dei Conti ha giudicato non valido. Il punto è che sulla base di questo contratto, se intervengono effetti collaterali dopo l’inoculazione del siero, non ne risponde la casa farmaceutica (come dovrebbe) ma lo Stato. Cosa vuol dire?

Ce lo dica lei.
Che ha pochissime sperimentazioni e, infatti, moltissimi medici (che sono i principali untori) si rifiutano di farlo.

Si può parlare di una concentrazione di casi a Napoli, come già si sta facendo (più della metà delle 17 vittime è campana ndr)?
Solo se le vittime fossero 100 e i casi riscontrati in Campania fossero 80, potremmo fare una valutazione e spingerci in un’analisi che avrebbe un senso. La domanda è: a Napoli, quanti casi di morte per l’influenza stagionale abbiamo avuto negli ultimi 10 anni? Se fossero superiori alla media nazionale, poi, dovremmo ragionare di malasanità. Ma quella è un’altra storia.

Cosa deve fare una persona sana che contrae il virus A?
Niente allarmismi: basterà una dose doppia di tachipirina. E l’assunzione di antibiotici, per evitare infezioni batteriche in chi abbia le difese immunitarie già compromesse.

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Influenza H1N1, tutti i dubbi sul vaccino

di Emanuele Perugini
da Il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2009

“Il virus dell’influenza A è dieci volte meno aggressivo dell’influenza stagionale». Parola di Ferruccio Fazio, vice ministro alla salute che ieri a Roma ha voluto rassicurare ancora una volta gli italiani sul rischio legato alla diffusione del virus della influenza pandemica, l’H1N1. Un rischio blando che Fazio ha voluto ribadire. Eppure, nell’altalena tra rassicurazioni e input al panico, gli italiani continuano ad avere paura del virus ed è scattata ovunque la corsa al vaccino.

«Secondo me e secondo l’opinione di molti altri ricercatori – tra cui anche quella di Luc Montagner, un’autorità in materia di virus – tutta questa ansia nei confronti del vaccino contro l’influenza pandemica è assolutamente ingiustificata» spiega Giovanni Maga, direttore del laboratorio di virologia molecolare dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia.

Ma ormai il gioco è fatto: in Italia sono state comprate 21 milioni di dosi per vaccinare il 40% della popolazione. Senza però poter conoscere quanto si è speso, perché, secondo l’interrogazione avanzata da Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale, il governo ha secretato i dettagli del contratto con Novartis.

Come in tutti i casi in cui si parla di farmaci distribuiti su un gran numero di persone, occorre infatti effettuare una valutazione seria tra i rischi che si possono incontrare e i benefici che ci si attende di ottenere. In questo caso – spiega Maga – i rischi devono essere ancora valutati del tutto mentre i benefici sembrano non essere così tanto consistenti. Per far fronte alla emergenza pandemica le case farmaceutiche e anche le autorità sanitarie internazionali infatti hanno fatto una corsa contro il tempo. Sono state velocizzate le procedure e gli standard di valutazione. In Europa l’Emea – l’agenzia del farmaco, ha autorizzato 3 vaccini (diversi da quelli a cui è stato dato il via libera negli Usa).

“I test per verificare sia l’efficacia che la sicurezza di questi prodotti – dice ancora Maga – sono stati effettuati su campioni ancora troppo limitati di persone per cui non si possono ancora conoscere nel dettaglio tutti i rischi legati ad una distribuzione su larga scala. Le autorità sanitarie lo sanno ed è per questo che è attivo a livello internazionale un servizio coordinato
dall’Organizzazione Mondiale della sanità che ha il compito di monitorare la situazione e, nel caso, di correggere il tiro”.

Per esempio proprio ieri questo Gruppo di esperti per la consulenza strategica per le immunizzazioni ha spiegato che i vaccini sono sicuri e che non servono due dosi per essere al riparo dal virus. Ne basta una. È già un’importante correzione di rotta, rispetto ai dati precedenti che invece indicavano due diverse somministrazioni.

Anche le singole autorità nazionali stanno monitorando l’evoluzione della situazione. Sempre ieri per esempio quella elvetica sui farmaci Swissmedic ha bloccato la somministrazione del vaccino prodotto dalla GlaxoSmithKein, il Pandemrix nelle donne in stato di gravidanza, nei minori di 18 anni e negli adulti over 60. L’incertezza è dovuta all’additivo AS03. “I dati attuali in nostro possesso riguardano esclusivamente gli adulti, non abbiamo alcun dato per le donne incinte e quelli per i bambini sono insufficienti”, spiega la Swissmedic.

“Purtroppo è così, non ci sono dati sufficienti – conferma Maga -. Gli altri due vaccini autorizzati in Europa, quello della Novartis e quello della Baxter contengono adiuvanti che sono stati già utilizzati nella fabbricazione dei vaccini contro le influenza stagionale e se ne conoscono tutti i rischi e i vantaggi. L’adiuvante scelto da GlaxoSmithKlein invece è stato usato solo in vaccini sperimentali contro l’aviaria per cui non è stato testato adeguatamente”.

Alla fine cosa fare? «Personalmente – dice il virologo – non credo che mi vaccinerò contro l’influenza A. Non rientro nelle categorie a rischio e non sono tra quelli che si vaccinano ogni anno contro l’influenza. Però ci sono persone, e sono quelle che fanno parte delle categorie a rischio, che devono essere protette. Per tutti gli altri invece è bene valutare attentamente».