Monsù Cota e la “new governement”

di Loredana Biffo
da www.womenews.net, 2 aprile 2010

Donne piemontesi, benvenute nell’oscurantismo medioevale, monsu’ Cota ha dichiarato, un giorno dopo la sua elezione che la pillola abortiva Ru486 resterà nei magazzini degli ospedali, perchè lui è contro l’aborto, quindi la famigerata pillola della discordia, non sarà distribuita.

Le donne piemontesi siano dunque avvertite, il vassallo del papa ha tuonato, ha detto senza mezzi termini che la libertà delle donne di scegliere, non ha nessun valore. Non hanno valore quindi tutte le battaglie combattute dal femminismo per il diritto della donna all’autodeterminazione, la lotta contro l’aborto clandestino.

La vita di una donna ha meno valore di uno zigote (ammesso che sappia cos’è uno zigote), perchè la concezione cattolico-leghista concepisce la donna come mero contenitore, fattrice senza cervello e senza individualità.
La storia non è certo maestra di vita, il modello della caccia alle streghe viene riproposto in versione leghista-padano, come la modernità (si fa per dire) contemporanea comanda.

Mantenendo però la tradizione sessuofobica e misogina di chiara matrice cattolica, che nei secoli dei secoli ha inciso le coscienze con stereotipi e pregiudizi, che ancora oggi emergono con una spinta propulsiva inaudita nella nostra patria “bella e perduta”, dove i processi di emancipazione delle donne, tanto faticosamente ottenuti, vedono un drastico quanto pericoloso processo involutivo.

Negando in tal modo, qualsiasi sviluppo storico e antropologico della donna nella società, una condanna ad ogni aspirazione di autodeterminazione, in virtù di una concezione creazionistica, ancora una volta spacciata come unica, ed eterna “per natura”, nonchè dell’embrione e dell’ovulo fecondato, considerato vita compiuta.

Si vuole trasformare questa visione oscurantista in legge dello stato, attraverso il riproponimento della donna come madre e sposa per vocazione divina, dedita quindi al sacrificio. Se poi la donna proprio insiste nel voler abortire, che lo faccia almeno nel massimo dolore possibile, con queste premesse arretreremo al punto da imitare i paesi che prevedono il carcere per chi abortisce.

Ancora oggi l’ossessione sessuofobica, nata dal controllo della donna e del suo ventre, continua ad emergere attraverso precetti puritani, oltre che una costruzione sociale del corpo della donna, e una divisione tra i sessi che sembra rientrare nell’ “ordine delle cose”.

In un sistema di schemi, di habitus, di percezione, di pensiero e azione violenta, fisica e morale nei confronti della donna che si cerca di mantenere eternamente subordinata all’uomo, e ad una visione androcentrica continuamente imposta da un ordine sociale che funziona come un meccanismo simbolico portatore e ratificatore del dominio maschile sul quale la società si fonda: nella divisione sessuale del lavoro, nella distribuzione rigida delle attività assegnate ai due sessi e la, purtroppo, ancora attuale opposizione tra il luogo d’assemblea o di mercato riservato alla stragrande maggioranza degli uomini, con quella del focolare domestico e delle cure parentali riservate alle donne.

Detto questo, non possiamo certo attribuire al neo eletto Presidente Cota, una tale diabolica raffinatezza di pensiero che lo induca a cercare di distruggere ciò che le donne hanno faticosamente conquistato in tema di libertà, il suo non è altro che l’ennesimo tentativo di accreditamento nei confronti della volontà delle alte gerarchie ecclesiastiche, che si caratterizzano come portatori di verità indiscusse.

Il Papa è sostenitore del fatto che un’ingiustizia (immagino nei confronti di uno ziogote o di un feto), viene elevata a diritto della donna a decidere in materia di aborto.

Stranamente durante le liturgie evita accuratamente di fare riferimenti alla questione della pedofilia ecclesiastica, una ingiustizia (oltre che un crimine) nei confronti di vite già esistenti, non certo di “sacri embrioni”, forse che i bambini e gli adolescenti in causa siano meno degni di umana pietas?

Certo, la difesa della “vita embrionale” è cosa facile, non richiede grande sforzo, e porta molto consenso ai politici, soprattutto da parte della chiesa cattolica, mentre l’assunzione di responsabilità nei confronti di persone colpite da “vere” ingiustizie, quali gli abusi sessuali da parte dei preti; gli immigrati che fuggono da destini di fame e morte, ricacciati in mare come scorie della nostra civiltà, da nascondere o usare come propaganda politica, è molto più facile e funzionale al mantenimento dell’ingiustizia stessa, fondamento su cui si basa “l’incivile civiltà” occidentale.

Inoltre tale Cota, nonché Presidente, dovrebbe fare un corso di aggiornamento per la sua laurea in legge, perchè pare ignorare il contenuto della 194, il ruolo dei consultori, e le norme che contemplano l’accesso ai farmaci sotto registro dell’ AIFA.

La sua boutade degna della campagna elettorale populista che ha condotto e che non ha ancora interrotto (in termini tecnici si chiama “istinto ossessivo compulsivo”), oltre a dare dimostrazione di una inaccettabile, ulteriore svolta autoritaria, dà segno di concepire un comportamento intimidatorio nei confronti dei medici, e volto a ledere il diritto all’autodeterminazione delle persone.

La Ru486 ha fatto il percorso completo dal punto di vista legislativo, l’ Agenzia italiana del farmaco ne ha autorizzato il commercio in base al prontuario nazionale, però a livello regionale, potrebbero interferire con un impedimento tecnico, per esempio non inserendola nel prontuario regionale sulla base di considerazioni circa il prezzo o la rimborsabilità.

Ovviamente in questo caso gli ospedali non potrebbero ordinarla. La cosa certa è la volontà dichiarata di cercare cavilli al fine di impedire l’applicazione di un metodo abortivo in uso da venti anni negli altri paesi europei: e questo non è che l’inizio della new governement dei grandi riformatori illuministi.

Questo articolo è stato pubblicato sul sito politicamentecorretto.com e viene riproposto per concessione dell’autrice.