Clerico leghismo alle porte

di Marcello Vigli
Roma, 15 aprile 2010

L’eccezionale interesse dei media, ovviamente ben giustificato, data la gravità dei fatti, per lo scandalo scoppiato intorno ai casi di preti pedofili, ha distratto l’attenzione da certi esiti della recente consultazione elettorale apparentemente meno rilevanti, ma ben più inquietanti per il nostro Paese.

Da un lato le gerarchie vaticane, in affanno nel disperato tentativo di negare le responsabilità per la passata omertà sui casi di pedofilia, non disdegnano di congratularsi per la vittoria delle forze antiabortiste. Esponenti della gerarchia italiana giungono a rivendicare il contributo dato con i loro interventi preelettorali alla sconfitta della Bonino e della Bresso. In verità si tratta in parte di millantato credito perché molto maggiore è stato quello offerto dagli errori nei programmi e dalle divisioni interne dei loro sostenitori.

Dall’altro la Lega Nord proclama la sua disponibilità ad ostacolare, se non ad impedire, l’uso della pillola RU 486. Si tratta di qualcosa di più di un’esternazione di due euforici neo Presidenti, per di più ben presto ridimensionata da loro stessi, se la si legge all’interno della costante difesa della presenza del crocefisso nelle scuole e nei tribunali, ben più convincente e aggregante del ritualismo celtico che è sempre stato una manifestazione folcloristica.

Da parte sua la gerarchia italiana non rifiuta lo scambio di favori offerto sulla pelle delle donne dalla Lega che, inebriata del successo elettorale, si proclama ferocemente antiabortista. Questa, ben radicata nelle campagne della padania, è un soggetto più presentabile di Berlusconi, specie nelle regioni “rosse”, dove la Lega pensa di espandersi. Non bisogna dimenticare che anche in esse la presenza dei partiti della sinistra si è molto indebolita e che la Lega può diventare, come lo è nel Veneto, l’unico interlocutore credibile delle Parrocchie.

È però una gerarchia indebolita quella a cui la Lega si offre come alleato fedele.

La difesa, fin qui maldestra, da parte del papa della sua condotta nei confronti delle ”mele marce”, il cui marciume aveva lui stesso condannato in tempi non sospetti, ha raggiunto il ridicolo con l’ultimo intervento del cardinale Bertone a Santiago del Cile. Questi ha affermato che “i numerosi scandali di pedofilia che hanno scosso la Chiesa cattolica sono legati all’omosessualità e non al celibato dei preti”. Si è appellato all’opinione di numerosi psichiatri e psicologi che avrebbero dimostrato che non esiste relazione tra celibato e pedofilia e ad altri che avrebbero dimostrato che esiste un legame tra omosessualità e pedofilia. È stato così poco convincente che, nel resoconto dei suoi incontri cileni sull’Osservatore romano, non c’è traccia di queste sue esternazioni e che nel riferirne padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha cercato di ridimensionarne la portata affermando che si riferivano al solo universo ecclesiastico. Il 60 per cento dei

sacerdoti accusati di abusi su minori manifesterebbe un’attrazione per adolescenti dello stesso sesso. Se si aggiunge questa nuova “gaffe” a quella precedente che accostava l’attacco mediatico contro la Chiesa sulla pedofilia alla Shoah, viene da chiedersi che cosa rimanga nella Curia di oggi della proverbiale capacità diplomatica dei suoi dirigenti e funzionari.

Forse la Lega nella sua scelta non pensa a questa Curia. Probabilmente le sue mire sono molto più modeste ma ben più vantaggiose. Suoi interlocutori saranno non solo i parroci delle campagne padane e i fedeli tradizionalisti, ma Comunione e liberazione, forte del radicamento economico della Compagnia delle Opere ed anche il patriarca di Venezia, uno dei pochi ecclesiastici italiani che non si è identificato con la strategia che ha affidato la difesa dell’onorabilità dell’istituzione ecclesiastica alla teoria del complotto antipapale.

In questa prospettiva il clerico-leghismo può diventare un collante ideologico molto forte per il rafforzamento di quel soggetto politico nuovo che sembra emergere con forza dal successo elettorale della Lega avviata a trasformarsi in partito di governo. Non sarebbe la prima volta che la “in-cultura clericale” serve da incubatrice per la trasformazione dell’antistatalismo “cattolico” in cultura di governo … autoritario.