Pride, poche piume e tanta sostanza

di Silvia Garbarino
da La Stampa,  20/06/2010

La marcia dell’orgoglio per le vie di Torino. Diecimila al corteo dei diritti di donne, gay e immigrati

Il colore alla fine. Il Pride torinese ha scelto la sostanza e l’ha reso evidente con gli avamposti del corteo che ha sfilato ieri pomeriggio da Porta Susa a piazza Vittorio. Ma non ha rinunciato al brio estetico-musicale che caratterizza ogni edizione della marcia dell’orgoglio della comunità omosessuale e transgender. Un successo di presenze per l’esordio di una contaminazione progettuale: 10 mila persone si sono alternate dietro il serpentone, di carri e striscioni, lungo un chilometro.

«I diritti sono il nostro Pride» lo slogan che ha riunito sotto lo stesso tetto i promotori dell’evento cioè il Coordinamento Torino Pride, le Donne di Torino per l’autodeterminazione e il Collettivo immigrati auto organizzati. E fin qui già un legame non scontato, soprattutto per gli immigrati «che spesso per motivi religiosi e culturali non sono immediatamente disponibili ad abbracciare una proposta che provenga dal mondo omosessuale» come sottolineava un operatore sociale di lungo corso durante la sfilata.

Voleva essere diverso l’appuntamento annuale con la città – che ha scoperto di essere un caposaldo friendly dopo il gay pride nazionale del 2006 -, per lavorare sul domani con una consapevolezza soprattutto politica differente dal passato.
Trovato infatti il punto d’intesa comune – la difesa dei diritti di autodeterminazione, laicità, antirazzismo e antifascismo – il terzetto di partenza è diventato una schiera compatta di movimenti, associazioni, comitati, di varia natura e genere, tutti con dei diritti da tutelare. Libertà di scelta e valori, le parole chiave.

E così si sono viste le metalmeccaniche e gli studenti medi e universitari, la comunità cristiana di base Viottoli e le neonate Formiche operaie, la Consulta per la laicità delle istituzioni, l’Anpass, le famiglie Arcobaleno, l’Agedo, passando per i gruppi artistici, anarchici, i centri sociali e i partiti politici (Fabbrica di Nichi, Federazione della Sinistra, Giovani democratici, Movimento Cinque stelle, movimento Adelaide Aglietta).

«L’opposizione delle identità crea nemici – diceva con fierezza Patrizia della Donne per l’autodeterminazione – Alcuni diritti invece sono di tutti e non sono negoziabili. Siamo qui oggi perchè vogliamo misurarci con le persone e non fare come la politica che è sempre più virtuale e passa sulle nostre teste. L’orgoglio è un’appartenenza comune».

Tantissimi i giovani, pochissimi gli sguardi contrari dei passanti. E il colore, vanto della comunità glbt? Ci hanno pensato le drag queen, una limousine con 4 boy dal fisico palestrato, e la tanta musica disco a divertire e coinvolgere curiosi, commesse, bambini, anziani. «Come sono diventati sobri» commentavano alcuni passanti. Le radici non si cancellano, ma tutto si evolve. O quasi.