La memoria che genera coscienza. I 50 anni di impegno politico-ecclesiale di Giancarla Codrignani

Marcello Vigli
Adista n. 3/2011

Inviata ad iniziare la sua carriera di docente di latino e greco nel liceo Archita di Taranto, Giancarla Codrignani comprese subito che non poteva trasmettere solo ciò che aveva imparato la sua generazione. Serviva, oltre che un dialogo intergenerazionale, la capacità di intervenire sulla realtà presente, leggerla per contribuire a trasformarla. Cominciò allora a scrivere, a pubblicare saggi ed articoli sulla stampa laica e religiosa e, una volta abbandonato l’insegnamento, partecipò attivamente alla vita politica, divenendo deputata nel gruppo della Sinistra Indipendente.

Ottanta, gli anni di una politica (Servitium, 2010, pp. 222, euro 16: il libro, senza spese di spedizione aggiuntive, può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692, 06/6865898, e-mail: abbonamenti@adista.it, oppure acquistato online sul sito www.adista.it) è la testimonianza di questo impegno a 360 gradi, di una passione civile ed ecclesiale che sintetizza in un libro oltre cinquant’anni di impegno politico/culturale. Da queste pagine, una sorta di antologia che mette insieme testi scritti in epoche diverse su temi diversi, emerge così un intreccio costante fra elaborazione culturale e azione politica nell’intento di archiviare stereotipi consolidati.

Anche la scelta dei testi – che fanno riferimento a “grandi” personalità come Ippocrate, Kennedy, Allende, Sacharov, Mandela, Spinelli, Vittorini, le madres argentine e Marianella Garcia Villas – è indicativa di una preferenza per chi, puntuale nelle analisi e fermo nei principi, opera concretamente per realizzare i suoi ideali qui ed ora. È l’espressione di un prammatismo volto a realizzare disegni alti e grandi ideali. In esso l’autrice si riconosce come emerge dal modo in cui affronta i diversi temi nei 67 testi che compongono l’antologia.

Fra i più ricorrenti è il tema della pace, intrecciato con quello dei diritti umani, declinati in modo diverso nei vari testi in rapporto al suo imporsi nel tempo e nelle diverse condizioni in cui l’autrice si è trovata ad operare: da parlamentare, in aula e all’interno della Commissione difesa, e da presidente della Loc (Lega degli Obiettori di Coscienza). «Dovremmo rinnovare – scrive – la filosofia dell’obiezione di coscienza e tutta una serie di scansioni tematiche e d’impegno… Non basta, infatti, pronunciarne la dichiarazione per dare gambe a una delle iniziative più difficili della storia, quella di mandare la guerra fuori di essa». Codrignani affronta tale difficoltà con l’analisi delle ragioni che generano la guerra e, fra le altre, evidenzia che ormai – agli inizi degli anni 80 – «il punto nodale dei problemi mondiali attuali è, molto più che fra est e ovest, il rapporto nord-sud». Rivendica per i popoli, emergenti dalla colonizzazione, il diritto ad una effettiva autodeterminazione per gestire in piena autonomia le proprie risorse e per garantire al loro interno libertà e tutela dei diritti umani. Lo rivendica nei testi in cui di volta in volta analizza le crisi in Corea, nel Cile, in Argentina, in Guatemala e affrontando il problema di quello che chiama l’Arcipelago dei rifugiati. Sfugge, però, alla ricerca di soluzioni, facili come quelle d’ispirazione demagogiche, emblematicamente, per lei, rappresentate dalle campagne contro la fame nel mondo promosse dai radicali italiani.

Particolare interesse hanno i giudizi sull’interventismo della gerarchia su queste tematiche perché s’intrecciano con quelli sulla presenza della Chiesa cattolica nella politica italiana. Codrignani rivendica costantemente la libertà di coscienza, che dovrebbe essere principio fondante per la vita di ogni cristiano, contro l’interventismo della gerarchia. Una rivendicazione di autonomia che la Codrignani aveva già fatto propria durante la sua esperienza politica, come quando votò contro il nuovo Concordato nel 1984 insieme ai colleghi del gruppo della Sinistra Indipendente, condividendone «le valutazioni laiche sull’inutilità dei concordati nei Paesi democratici e, in particolare, sulla mortificazione dei credenti che rifiutano una libertà religiosa contrattata come potere». Nel nome di questa libertà, l’autrice stigmatizza oggi, in pari misura, sia «quei credenti laici che si limitano alla mormorazione infeconda» nei confronti della degenerazione del Paese della vita politica italiana dominata dal berlusconismo, sia «la crudeltà della Chiesa cattolica» che si manifesta nei confronti di casi drammatici come quello di Eluana Englaro. Non si sottrae, infine, alla necessità di fare i conti con la crisi di questa Chiesa e di porsi l’interrogativo sul che fare e di darsi una risposta. «Chi ha fede può fare una cosa sola: cercare di dare senso, argomentando e agendo, a ciò in cui crede. Che per qualunque fede è sempre inafferrabile. Ma resta vitale ed esigente. Non scoraggiamoci».

L’ampiezza dei temi affrontati conferma che questa antologia, lungi dal voler costituire un amarcord, nasce dalla convinzione che «ripercorrere le memorie può fare bene». E può aiutare a far qualcosa per i figli, «che non credono perché non sanno», facendo con pazienza «riemergere dal grigiore mediatico la coscienza», come non fu fatto per i loro genitori «che hanno fatto in tempo a diventare grandi e insieme delusi, cinici e non più disinteressati».