Libia 2011: cent’anni dopo

Donne in nero – Casa delle Donne di Torino

Nel 1911 l’Italia attaccava la Libia per farne una colonia; oggi partecipa alle operazioni di guerra insieme ad alcuni paesi (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Danimarca) che hanno scelto di iniziare a bombardare, appoggiandosi alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che autorizzava interventi a protezione della popolazione civile. Prendendo spunto da un documento di un gruppo di pacifisti genovesi ci poniamo anche noi alcune domande:

• Perché quelli che hanno deciso di intervenire sono proprio i paesi ex-coloniali che hanno grossi interessi economici in Libia?
• Perché gli stessi governi che oggi hanno deciso i bombardamenti fino a ieri hanno venduto armi alla Libia, e l’Italia è il principale fornitore?
• Quali sono stati gli effetti dei più recenti interventi militari “umanitari” (Kossovo, Iraq, Afghanistan…)? Quali effetti hanno i bombardamenti sulla popolazione civile?
• Perché solo ora la comunità internazionale si accorge che Gheddafi è a capo di un regime autoritario e liberticida?
• Perché gli insorti libici provocano l’indignazione internazionale mentre altri massacri sono di serie B (Palestina, Bahrein, Yemen, Sudan…)?
• Perché la solidarietà e il rispetto dei diritti umani non valgono per le migliaia di persone che sono approdate sulle nostre coste in fuga da miseria, conflitti e dittature?
• Perché il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha votato un documento che consente a chiunque di andare a bombardare la Libia, anziché inviare forze di interposizione a difesa della popolazione civile e osservatori incaricati di verificare la tregua comunicata il 18 marzo?

Quest’ultima domanda contiene dentro di sé la risposta. Quella militare non è mai l’unica soluzione possibile. Non è né giusta né necessaria ed esistono sempre delle alternative che invece, nel caso della Libia, non sono state in alcun modo prese in considerazione.
Rifiutiamo la risposta militare come una soluzione del conflitto.
Ci opponiamo all’utilizzo delle basi militari italiane per questo intervento.
Chiediamo un blocco reale ed efficace della fornitura di armi alle parti in guerra.
Chiediamo la cessazione dei bombardamenti.