“Mai più”: un grido ribelle per uscire dal torpore e aprire prospettive nel cimitero della speranza

Enzo Mazzi, Cdb Isolotto (Firenze)
La Nazione, 12 giugno 2011

Secondo l’antica leggenda, cara ai fiorentini, il pittore Bartolomeo, incaricato nel 1252 dai Servi di Maria di dipingere l’Annunciazione per la nuova basilica, fu preso da sfiducia perché non riusciva a dipingere il volto della Vergine. Cadde così in una strana sonnolenza e al risveglio il volto apparve già dipinto da un angelo. Assumo questo mitico evento come metafora della veglia promossa e rigidamente organizzata alla SS. Annunciata dal vescovo di Firenze allo scopo di invocare perdono, riconciliazione e conversione per le violenze compiute su minori da don Cantini.

Che è successo? Una veglia incapace di far uscire la diocesi dallo stato di nebbiosa sonnolenza in cui essa versa, anzi forse voluta proprio per addormentare definitivamente le coscienze inquiete a causa del dilagare dello scandalo della pedofilia nel cuore della istituzione ecclesiastica cattolica a tutte le latitudini, è stata scossa da un grido ribelle verso la blindatura vescovile: “Mai più!”.

Non un angelo etereo ma una delle vittime, Carolina, ha compiuto il miracolo di dare un volto al nuovo che preme per venire alla luce, aprire prospettive nel cimitero della speranza, spalancare porte e finestre allo Spirito che alimenta i “segni dei tempi”.

E qui mi sento di esprimere un bisogno che sta emergendo dalla base della chiesa seppure ancora troppo timidamente: riprendere con fede e amore la scelta di considerare l’obbedienza non più una virtù, vincere la paura di drizzarsi in piedi di fronte al potere con tutta la forza della coscienza alimentata dalla rete di relazioni comunitarie e dal Vangelo, uscire dal silenzio, dai mugugni sussurrati, dalle frammentazioni delle conventicole, dal condizionamento di diadi muffite: dentro/fuori, credenti/non credenti, sacro/profano, obbedienza/disobbedienza e collegare con umiltà ma anche con determinazione le tante e tante esperienze ecclesiali che maturano nell’ombra, chi più dentro e chi più fuori e chi alla frontiera. Senza esclusioni né emarginazioni.

Tutto questo sarebbe l’attualizzazione della più genuina tradizione cristiana. Il cristianesimo è nato così, dal coordinamento di piccole comunità ed esperienze eretiche, è geneticamente ribelle verso tutte le forme di alienazione e in particolare nei confronti del dominio del sacro. Dall’età di Costantino c’è stata una modificazione genetica nell’assetto istituzionale ecclesiastico che si è piegato alle esigenze del potere.

Ma una linea di fedeltà al carattere ribelle del primo cristianesimo è stata mantenuta, pur con fatica e contraddizioni, nella storia di questi due millenni fino ad oggi da movimenti, correnti di pensiero critico e comunità di base. La liberazione dal dominio del sacro non si è mai interrotta. Ed oggi occorre forse ridarle forza e visibilità.

Grazie, Carolina. Il tuo gesto riapre in noi la speranza.

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Intenzione di preghiera

(letta, contro il volere del vescovo, da Carolina a nome del gruppo delle vittime di don Cantini, a conclusione delle intenzioni di preghiera nella veglia di penitenza organizzata da mons. Betori alla SS. Annunciata di Firenze il 10 giugno 2011)

Oggi in questa basilica tanto cara a tutti noi, la chiesa di Firenze si affida all’intercessione di Maria in un gesto solenne di penitenza e purificazione.

Per chiedere con forza al Signore che il terribile male commesso al suo interno da un indegno ministro non accada MAI PIU’
Con il salmista vogliamo dire:”O Signore ascolta la mia preghiera e giunga a te il mio grido”. Il nostro grido di dolore e di supplica perché:

Mai più una chiesa che non sappia vigilare, discernere, riconoscere il male che puo’ annidarsi anche tra i propri pastori e tra i laici loro fedeli

Mai più una chiesa che nelle persone dei suoi Pastori abbia paura di mostrarsi tenera madre nell’ascoltare le grida di aiuto dei suoi figli

Mai più silenzi omissivi e distratti per non affrontare con coraggio la verità, anche se dolorosa o scomoda

Mai più uomini di chiesa che usino il loro potere persuasivo per far tacere chi con tribolazione apre il cuore per denunciare le violenze subite

Mai più incertezze e titubanze nell’isolare ed espellere chi è causa di scandalo

Mai più una chiesa nella quale la ricerca di verità venga chiamata acrimonia o desiderio di vendetta

Mai più una chiesa che accetti o non riconosca personalismi mascherati da carismi, o falsi misticismi che nascondono invece progetti di dominio e di potere

La fine di un lungo inverno non significa che è arrivata la primavera, la fine di un incubo con la punizione del colpevole non significa che il male compiuto è stato del tutto cancellato, e la ferita inferta all’intera comunità ecclesiale sia rimarginata
Il lungo cammino di rinascita deve ancora cominciare e le vittime del male non possono essere lasciate sole, con le loro vite violate, i loro desideri e le nostre aspettative di vita mai realizzate.

Esse chiedono a gran voce, da oggi, una Chiesa che sappia mettersi al loro fianco per aiutarle a ricostruire ciò che anche involontariamente, per sottovalutazione, leggerezza o inconsapevolezza ha contribuito a distruggere.

Esse chiedono con forza, e con umiltà, alla Chiesa loro Madre il coraggio della condivisone , del farsi prossima alla loro sofferenza con gesti concreti rivolti a tutti coloro che hanno subito offese a causa dell’infedeltà dei suoi ministri, certe che la forza dello Spirito saprà suggerire forme e modi capaci almeno in parte di riparare il male compiuto.

Tutte queste speranze Maria mettiamo nelle tue mani perché le presenti a tuo Figlio Gesù, assieme alla nostra fragilità, affinché ci faccia dono dello Spirito Consolatore.