L’Angolo della Gru: Il calcio e la rana bollita

Aldo Bifulco

Riccardo è un giovane che ha collaborato con il giornale di quartiere “Fuga di notizie” scrivendo interessanti articoli riguardanti lo sport, in particolare il calcio. La performance della squadra napoletana che ha raggiunto l’ambito traguardo del terzo posto nel campionato italiano mi ha suggerito l’idea di parlare con lui di calcio e altro.

Malgrado la tua firma sia nota ai lettori di “Fuga di notizie”ritengo utile che tu ci fornisca altri dati per meglio conoscerti.
Sono laureando in giurisprudenza, ma già da un po’ di tempo sono iscritto all’albo come giornalista –pubblicista. Curo una rubrica, attraverso la quale definisco le pagelle dei giocatori del Napoli dopo ogni partita, sul sito Tutto NAPOLI.net e collaboro con Radio SKA, prima Web Radio a Scampia.

Come hai vissuto i momenti che hanno portato la squadra del Napoli a raggiungere la Champions League e, secondo te, a cosa è dovuto questo successo?
Ho seguito tutte le partite del Napoli per passione e per lavoro. Sono stato anche a Liverpool.
Le emozioni sono state continue e crescenti. Ho versato anche qualche lacrima di gioia.
Credo che tutto sia dipeso da una grande organizzazione societaria, basata su un organigramma complesso e competente, con la presenza di figure specifiche per i vari determinati settori.
La costruzione di un Settore scouting formato da osservatori dispersi per tutto il territorio, alla ricerca di promesse emergenti nelle varie scuole di calcio, è una strategia di prospettiva interessate. In una città che non eccelle per organizzazione…potrebbe rappresentare un modello da seguire.

Da noi l’Arci Scampia, che quest’anno festeggia il suo 25° anno di vita, rappresenta un modello organizzativo efficiente, molto significativo anche sotto il profilo etico. Nello stesso tempo vorrei sfatare un altro luogo comune: l’assenza a Scampia di spazi idonei per il gioco dei ragazzi. Se facessimo una ricerca, troveremmo, tra scuole, parchi privati, luoghi pubblici, una concentrazione di spazi che non si trova in altre parti della città. Tu cosa dici?
In effetti posso dire di aver trascorso molte ore della mia adolescenza calcando il campetto amatoriale del mio parco: un luogo chiuso e sicuro. C’è la tendenza dei condomini, però, a trasformarli in parcheggio…la macchina rappresenta sempre la prima preoccupazione della gente.
I numerosi campetti pubblici, disseminati sul territorio, forse non sono molto frequentati, perché l’assenza di un via vai, di occhi vigili, di negozi che vivificano il territorio, rende questi luoghi, nell’immaginario popolare, poco sicuri. Riappropriarsi del territorio, nel senso buono , per vincere la paura rappresenta una sfida per il nostro quartiere.
Quando vedo gruppi di giovani che occupano uno spazio aperto mi si apre il cuore.

In quanto giovane come vivi la situazione attuale? Che dici degli “indignados” spagnoli?
Li guardo con simpatia e speranza. Da noi, in Italia, stenta a nascere un movimento così reattivo, perché siamo pervasi da un senso di scoraggiamento.
La politica, ma forse anche il mondo degli adulti, in generale, non ci ascolta. Il disagio è grande e in alcune fasce giovanili si avverte un senso di esasperazione, per la mancanza di prospettive lavorative. Per descrivere la situazione italiana spesso faccio riferimento alla metafora della “rana bollita”. Se mettiamo una rana in una pentola con acqua bollente, questa con uno scatto salta via e si salva. Ma se la temperatura è più bassa, apparentemente tollerabile, allora la rana cuoce lentamente e muore, quasi, senza accorgersene.
Mi sembra che a noi giovani ci stiano cuocendo lentamente.
Che dire? Speriamo che…la temperatura cresca!