Il papa in Germania: la chiesa sempre “irreformanda” est di L.Eugenio

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n°71/2011 – www.adistaonline.it –

Benedetto XVI, nel suo terzo viaggio in Germania (22-25 settembre), ha lanciato provocazioni allo Stato, alla Chiesa, ai singoli credenti. Discorsi e omelie generalmente ben accolti, ma con un margine di contraddittorietà messo in luce da diverse voci critiche.

Se a Berlino le parole del papa al Parlamento tedesco sono piaciute («Dove c’è Dio, c’è futuro») – con il loro monito ai legislatori perché seguano, nel loro lavoro quotidiano, l’immagine cristiana dell’uomo –, aspre critiche sono venute dal movimento Imwac (il livello internazionale di Noi siamo Chiesa), che ha messo in luce come il riferimento ai diritti umani «resta inattendibile finché la Chiesa cattolica non riconoscerà direttamente e pienamente i diritti umani e li metterà in pratica anche al proprio interno».

Si è trattato di un discorso di elevato livello intellettuale, che ha però taciuto che «oggi sono ormai soltanto la Santa Sede e la Bielorussia a non aver sottoscritto la Convenzione europea dei Diritti umani». Accettazione senza riserve, poi, del valore della coscienza: un ottimo segnale, in teoria, ma nella pratica viziato da quello che Imwac chiama «un nucleo premoderno», ossia il legame del valore della coscienza con «norme oggettive e già date», come nel caso della sessualità e del suo legame con la generazione dei figli.

Parole non dette, attese deluse

A Erfurt il papa ha incontrato le Chiese nate dalla riforma di Lutero, ricordando la ricerca da parte di quest’ultimo di un Dio misericordioso e affermando che l’unica via veramente ecumenica è quella che riprende in mano le questioni essenziali del cristianesimo. Nessun cenno alla rottura di Lutero con Roma, ma un accento sulla necessità di non cercare di annacquare la fede per avvicinarla al mondo e di non cercare scorciatoie. E nessuna risposta è stata data al presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Tedesca, Nikolaus Schneider, che chiedeva che almeno coppie miste di cattolici e protestanti possano fare la comunione insieme.

Da qui il sentimento di delusione seguito all’incontro, nel constatare che il dialogo ecumenico non ha compiuto quel passo decisivo che in molti si attendevano, specialmente su temi tanto controversi come bioetica e ruolo delle donne, su cui cattolici e protestanti appaiono semmai sempre più lontani. Anche se, per il papa, ha spiegato il portavoce vaticano p. Federico Lombardi, «essere nel luogo dove Lutero ha vissuto e creduto è un gesto molto, molto importante».

Qualcosa di più si è visto durante l’incontro con gli ortodossi, ai quali il papa ha detto addirittura di sperare che in un giorno non lontano si possa celebrare l’Eucaristia «di nuovo insieme»: «L’Ortodossia, teologicamente, è la più vicina a noi», ha detto al metropolita Augoustinos, presidente della Conferenza Episcopale Ortodossa in Germania. Già, però nessuna parola è stata pronunciata riguardo a quello che è l’ostacolo più grave per il raggiungimento della piena unità tra le due Chiese, ossia la questione del primato del papa, cui gli ortodossi sono disposti a riconoscere solo un ruolo di primus inter pares.

Per l’Imwac, il discorso del papa sull’ecumenismo contiene ben poche novità ed ha un «retrogusto pessimista»: come a Berlino «egli ha detto che l’uomo non si fa da sé», così «ad Erfurt ha dichiarato che la fede non è qualcosa che ci si fa da sé. In altre parole: non cambierà nulla». Concetto, questo, ribadito dal papa qualche giorno dopo il viaggio, il 28 settembre, nel corso dell’udienza generale: «Occorre il nostro comune sforzo nel cammino verso la piena unità – ha detto – ma siamo sempre ben consapevoli che non possiamo “fare” né la fede né l’unità tanto auspicata».

L’atmosfera amichevole in cui si è tenuto l’incontro nel monastero agostiniano di Erfurt, seguita l’Imwac, «non può celare il fatto che da questo papa non ci si possono aspettare altri impulsi, benché, al momento dell’elezione, avesse promesso di impegnarsi nell’ecumenismo con segni concreti e visibili. Le parole di apprezzamento del papa verso le questioni poste da Lutero in relazione a un Dio misericordioso, ancora oggi attualissime, sono senz’altro notevoli. Ma il papa non ha degnato nemmeno di una sillaba le domande poste da Lutero al papato e alla Chiesa e le responsabilità della Chiesa romana per lo scisma di allora».

Il discorso ai cattolici

L’aspetto più sottolineato dai media, in ogni caso, è la delusione suscitata dal papa nei cattolici per non aver affrontato l’argomento delle riforme, chieste a gran voce negli ultimi tempi soprattutto nel mondo germanofono. Il papa lo ha detto chiaramente: chi guarda alla Chiesa «fermandosi al suo aspetto esteriore» può soltanto provare «insoddisfazione e malcontento» per il fatto di non vedere «realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di ‘Chiesa’ e i propri ‘sogni di Chiesa’».

E al grande movimento dei cattolici laici tedeschi, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, il papa ha detto che la ricchezza esteriore può nascondere una povertà interiore: «In Germania la Chiesa è organizzata in modo ottimo… Però dobbiamo dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito» (salvo poi affermare che la Chiesa tedesca deve portare avanti una salda “presenza pubblica”, cosa impensabile senza una grande struttura). «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale» ha continuato però il papa, «è una crisi di fede.

Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace». Le riforme istituzionali e strutturali, insomma, sarebbero un accondiscendere a ragioni puramente mondane.

La sensazione di delusione è stata anche confermata dalle diverse manifestazioni di protesta svoltesi nei pressi dei luoghi toccati dal papa. Questo malessere è stato espresso anche nel comunicato dell’Imwac: è allarmante, si legge, che il papa si sia «mostrato così poco disponibile a prendere almeno atto della crisi cui è soggetta la Chiesa, crisi ricordata esplicitamente anche dal presidente federale, e a incoraggiare a proseguire il processo di dialogo iniziato dai vescovi. Nell’omelia tenuta allo stadio olimpico di Berlino, il papa ha invece risposto chiaramente picche a tutti i “sogni ecclesiali”».

Parlare di Dio, insomma, «non può diventare un diversivo per disinnescare le crisi e i problemi ecclesiali. Il suo riferimento a un rinnovamento spirituale della fede è giusto, ma anche le strutture gerarchiche della Chiesa predicano, e vanno quindi valutate sul metro del messaggio di Gesù Cristo. Sarà un duro colpo per molti cattolici rendersi conto che il papa non ha dato alcuna speranza di aprire nuove vie pastorali, ad esempio per i divorziati risposati, cosa che recentemente anche l’arcivescovo Zollitsch aveva fatto sua».