L’impegno dei cattolici in politica…

La Repubblica, 27 ottobre 2011

Caro Augias,
sono un cattolico praticante e ho letto sui giornali diocesani e ascoltato dai pulpiti il richiamo di Todi per l’impegno dei cattolici in politica. Mi ha colpito non aver letto né sentito un richiamo a quei cattolici già impegnati in politica ad essere cristiani nei fatti, cioè nella pratica di Comandamenti come non rubare, non commettere atti impuri, non desiderare la donna d’altri eccetera. Negli interventi ho colto solo generici richiami di attingere alle ricchezze del Vangelo. La chiesa gerarchica pronta a gridare allo scandalo quando lo Stato deve decidere su situazioni sociali importanti (caso Englaro, le coppie di fatto e altro) o contro la politica che non gli garba (tassazione delle attività commerciali della chiesa, i gay, ecc.), come può non guardare ai tanti lupi travestiti da pecorelle che vivono nel nostro ovile? Quanto valgono i richiami ad aderire al Vangelo quando l’esempio dato dai cosiddetti cattolici impegnati in politica è l’opposto di quello che predicano? Sono io che ho il pensiero perverso o sono fatti che tradiscono le intenzioni?
Gianfrancesco Gubiani

Risponde Corrado Augias:

Sembra che i dubbi del signor Gubiani siano abbastanza diffusi. Il divario tra la predicazione di certi valori e la loro violazione nella pratica s’è fatto grande e molte coscienze ne sono turbate. È come se la chiesa cattolica, qui intesa davvero come ‘ecclesia’, comunità, fosse attraversata da tensioni estreme. È interessante per esempio quanto sta avvenendo a Parigi dove, al Théàtre de la Cité, va in scena un testo dell’autore italiano Romeo Castellucci che s’intitola «Sur le concept du visage du fils de Dieu», sull’idea del viso del figlio di Dio. Alcuni circoli cattolici integralisti giudicano il testo anticristiano. In scena, sotto la gigantografia del magnifico Cristo di Antonello da Messina, ci sono un vecchio afflitto da una disgustosa incontinenza e suo figlio. L’autore gioca su questa miscela, ardita, provocatoria, tra la ripugnante viltà della materia e l’aspirazione al sublime. Intervistato da Le Monde Castellucci ha detto che anche Gesù, fattosi vero uomo, ha conosciuto «l’umiliazione della merda». Testo forte, indubbiamente, che può essere interpretato in vario modo. A me è parso, in maniera addirittura scoperta, un atto d’amore verso l’umanità di Gesù. I giovani cattolici integralisti invece lo giudicano blasfemo e. quasi ogni sera ci sono scontri con la polizia mentre i giovani intonano «Christus vincit, Christus regnat» e agitano i loro rosari. La reazione di questi integralisti sembra eccessiva e un po’ esibizionistica. Ma se (da non cattolico) dovessi scegliere tra la loro infatuazione e I’ipocrisia dei finti cattolici italiani non avrei nessun dubbio.