Niente faccia a faccia tra Ratzinger e i ribelli austriaci di G.Panettiere

Giovanni Panettiere
blog Pacem in Terris

La disobbedienza resta fuori dalle mura leonine. Il Vaticano respinge la richiesta, avanzata dal leader dell’Iniziativa dei parroci, d’incontrare papa Benedetto XVI. Sfuma così l’ipotesi di un faccia a faccia tra il Santo Padre e monsignor Helmut Schuller, già vicario generale di Vienna e oggi ideatore dell’Appello alla disobbedienza che invoca riforme strutturali nella Chiesa. Svolte come l’ordinazione di uomini sposati, il sacerdozio femminile, l’Eucarestia ai divorziati risposati e la gestione diretta delle parrocchie da parte dei laici, in caso di emergenza.

Quanto sta accadendo Oltrealpe è un , ha chiarito il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Impegnata nel rush finale per il rientro dei lefebvriani nella Chiesa, Roma non intende aprire un tavolo di trattative con i ribelli di sinistra. Il confronto si può giocare, certo, ma lontano dalla Santa Sede.

Vienna resta l’unica scenografia possibile. E non è da escludere che, alla fine, si possa arrivare a una qualche sperimentazione pastorale, come già accade – sempre in Austria -, in tema di Comunione ai divorziati risposati.

Nei giorni scorsi Michael Prüller, portavoce del presidente della Conferenza episcopale austriaca, Christoph Schönborn – che di recente ha ammesso un gay convinvente in un consiglio pastorale parrocchiale – ha smentito a Vatican Insider le voci su una lettera di fuoco, trasmessa da Roma ai vescovi locali. Il documento esiste, ma non conterrebbe niente di più che il resoconto dell’incontro tra l’episcopato austriaco e il Vaticano, svoltosi a gennaio. Da Roma nessuna pressione, affichè siano adottate misure restrittive: . Un concetto messo in chiaro dallo stesso Benedetto XVI nell’omelia del Giovedì Santo, dove il papa ha citato i novatores. Senza, però, comminare o adottare scomuniche o censure.

D’altrocanto ha ragione il teologo austriaco Paul Zulehner (DerStandard.at; 18 aprile): sui divorziati risposati, . E, forse, il distinguo non è solo su Eucarestia e seconde nozze.

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Ritratto di un papa imprevedibile

Giovanni Panettiere
blog Pacem in Terris

Benedetto XVI compie 85 anni e diventa il papa più longevo dell’ultimo secolo. Nonostante voci insistenti di dimissioni e qualche problema cardiaco, che l’ha costretto a scartare le tappe in altura durante l’ultimo viaggio in Messico, Ratzinger continua senza sosta la sua missione. E chissà che non possa scalzare Leone XIII (1878-1903) dal podio di pontefice più anziano della storia. Il papa della prima enciclica sociale – la nota Rerum novarum – si spense a 93 anni. Neanche troppo in là per il pastore tedesco, stanco, ma non domo.

Succeduto a un predecessore ingombrante come Wojtyla – ancora molto amato tra i fedeli a distanza di sette anni dalla morte -, Benedetto XVI ha faticato non poco a entrare nel cuore dei cattolici. Forse perché a dispetto di Giovanni Paolo II il mite e timido teologo ai gesti eclatanti preferisce la parola. Semplice e dolce nei toni, spesso severa nei contenuti.

Lezioni, discorsi, documenti che esprimono tutti un solo obiettivo: riportare al centro della Chiesa e dell’uomo la fede in Cristo. Quel Gesù di Nazaret che, ripercorrendo le tre encicliche papali, è amore (Deus caritas est, 2005), speranza (Spe salvi, 2007), perno di una rinnovata dottrina sociale (Caritas in vertitate, 2009).

La sfida della nuova evangelizzazione, diretta soprattutto all’Occidente scristianizzato, è un’eredità di Giovanni Paolo II. Ratzinger sta provando a rilanciarla, con un accurato lavoro di riorganizzazione e riflessione. Innanzitutto, il pontefice ha costituito un dicastero ad hoc che funziona come una sorta di cabina di regia per il coordinamento dei movimenti ecclesiali. Poi ha indetto un anno della fede e messo in agenda, nel prossimo ottobre, un sinodo dedicato proprio alla nuova evangelizzazione.

Ma se per Wojtyla l’annuncio del Vangelo era funzionale a un ritorno del cristianeismo sul proscenio sociale, l’azione di Benedetto XVI appare meno politica e più pastorale. Più votata a parlare alla ragione e alle coscienze dei singoli che ai parlamenti o ai governi degli Stati.

Indicato sin dall’inizio come conservatore, l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non sta tradendo le aspettative. Ne sono prova l’interpretazione restrittiva del Concilio Vaticano II (Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2005), la prudenza nel dialogo ecumenico, l’impegno indefesso per ricucire lo strappo con la destra lefebvriana, la resistenza alle riforme strutturali nella Chiesa. Per non tacere l’assoluta fedeltà alla dottrina sessuale, nonostante lo scisma sommerso dei fedeli fin dai tempi dell’Humanae vitae (1969) e soprattutto l’unilateralismo nelle nomine episcopali. Nosiglia, Scola e Moraglia docent.

Eppure il pontificato tedesco è tutt’altro che scontato. L’impressione è che le sorprese siano sempre dietro l’angolo. A dimostrarlo scelte imprevedibili come il contrasto netto alla pedofilia nella Chiesa, dopo la linea ‘garantista’ dell’ex segretario di Stato, Angelo Sodano, e la revisione delle leggi finanziarie vaticane per allinearle agli standard di trasparenza internazionali.

Un capitolo a parte merita poi la risposta di Ratzinger ai parroci austriaci che da un anno invocano svolte cruciali nella Chiesa, dall’ordinazione sacerdotale delle donne ai preti sposati e alle parrocchie gestite da laici, La posizione del papa davanti ai novatores è sempre stata cristallina: (Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2011).

Fatto sta che nell’omelia del Giovedì santo, Benedetto XVI, pur invitando all’obbedienza i ribelli austriaci, non solo ha scongiurato scomuniche, ma ha anche riconosciuto la buona fede dei parroci nella loro battaglia. Davvero un’omelia inaspetttata, se è vero che persino l’agenzia di stampa Adista, mai tenera con il Santo Padre, ha titolato ‘il pastore che abbaia, ma non morde’. Wojtyla non si sarebbe spinto così avanti. Mai il papa polacco diede ascolto alle campagne riformatrici che animarono il popolo di Dio alla fine degli anni ’90. Benedetto XVI sì.

A ottobre saranno cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II. A quell’assemblea Ratzinger prese parte come perito del cardinale Frings. Allora era progressista, poi cambiò idea. Per il papa saranno giorni di ricordi, di emozioni. E se il pastore tedesco rimettesse indietro le lancette dell’orologio? Con Benedetto XVI niente è scontato.