Cosa diavolo succede nel Vaticano dei veleni

Luca Kocci
il manifesto, 26 maggio 2012

Arrestato il “corvo”, cacciato il banchiere. La guerra fra bande che da tempo si combatte nel palazzi vaticani, e che ha abbondantemente varcato il confine del colonnato del Bernini, tocca i piani più alti della Santa sede e raggiunge i massimi livelli dello scontro, facendo correre a ritroso la memoria all’epoca di Marcinkus.

Giovedì il licenziamento in tronco del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Ieri la notizia, comunicata ufficialmente dalla sala stampa vaticana, dell’arresto del “corvo”, ovvero uno dei responsabili – e molto probabilmente non l’unico – della fuoriuscita di documenti riservati dalla Segreteria di Stato e dalle stanze papali, il cosiddetto Vaticanleaks, comprese alcune lettere private indirizzate a Ratzinger e al suo segretario finite sugli organi di stampa e nel libro di Gianluigi Nuzzi Sua Santità, appena pubblicato.

Il colpevole, secondo il tradizionale copione dei gialli, sarebbe il maggiordomo, ovvero l’aiutante di camera del papa, Paolo Gabriele, un laico che dal 2006 ha libero accesso agli appartamenti di Ratzinger, tratto in arresto dalla Gendarmeria ed interrogato dai magistrati vaticani. Nella sua abitazione in Vaticano, dove abita con la sua famiglia, sarebbe stata trovata una grande quantità di documenti riservati. Anche dalla Sala stampa non arriva la conferma il nome e padre Federico Lombardi, il portavoce del pontefice, si limita a dire che l’indagine interna «ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati». E qualcuno sospetta che possa trattarsi anche di un capro espiatorio per salvare qualcun altro.

C’è poi la questione dello Ior, la banca vaticana, che assume un rilievo politico-economico sicuramente maggiore. Con una decisione improvvisa, giovedì pomeriggio il Consiglio di sovrintendenza dello Ior, ha allontanato il presidente della banca del papa, Gotti Tedeschi, aderente all’Opus Dei e assai vicino a Giulio Tremonti, nominato meno di tre anni fa: «Questo Consiglio ha adottato una mozione di sfiducia del presidente Gotti Tedeschi e ha raccomandato la cessazione del suo mandato», si legge nel comunicato, insolitamente duro e privo dei ringraziamenti di protocollo, diramato dalla Sala stampa vaticana e pubblicato integralmente dall’Osservatore romano.

La guida dell’Istituto «ha destato progressiva preoccupazione nel Consiglio e, nonostante ripetute comunicazioni al presidente, la situazione è ulteriormente deteriorata». Inevitabile, quindi, il licenziamento in tronco «per mantenere la vitalità» dello Ior. «Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni con la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati».

A volere la cacciata di Gotti Tedeschi, anche se il Consiglio di sorveglianza ha ovviamente smentito, pare essere stato il cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano, che pure nel settembre 2009 lo aveva fortemente voluto alla presidenza dello Ior, licenziando anzitempo il suo predecessore, Angelo Caloia. Due i motivi principali di scontro: la normativa antiriciclaggio richiesta dall’Unione europea alla banca vaticana e la questione dell’ospedale San Raffaele di Milano.

Ai tempi del fallimento dell’ospedale di don Verzé, Bertone voleva infatti mettere le mani sul San Raffaele, che sarebbe stato, nelle sue intenzioni, punta di diamante di un polo sanitario vaticano comprendente anche il Policlinico Gemelli e il Bambin Gesù. Per portare a termine l’operazione e rilanciare sull’offerta da 405 milioni di euro di Giuseppe Rotelli, il re della sanità privata lombarda che ha poi acquistato il San Raffaele, aveva però bisogno, oltre a quelli dell’amico imprenditore Vittorio Malacalza, anche dei soldi dello Ior. Che Gotti Tedeschi gli negò, bocciando un acquisto giudicato troppo rischioso, avendo dalla sua parte anche esponenti di punta della Curia vaticana (il cardinal Attilio Nicora) e della Chiesa italiana, come i cardinali Bagnasco, Ruini e Scola.
Il secondo sgambetto di Gotti Tedeschi a Bertone è tutto di natura finanziaria. Per inserirlo negli Stati virtuosi in materia di antiriciclaggio, l’Unione europea ha infatti chiesto al Vaticano una legislazione più stringente e trasparente.

Gotti Tedeschi – che frattanto era finito sotto inchiesta dalla Procura di Roma nel dicembre 2010 proprio per violazione delle norme antiriciclaggio da parte dello Ior, che allora si vide bloccati 23 milioni di euro relativi a due operazioni “sospette” –, insieme a Nicora (presidente dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria vaticana), nel dicembre 2011 avrebbero emanato una normativa piuttosto rigida e anche retroattiva.

Forse troppo, secondo Bertone, che infatti a gennaio la fece emendare, allargando le maglie e privando l’Aif di diversi poteri di ispezione (tanto che la società finanziaria Usa JpMorgan subito dopo preferì chiudere il conto dello Ior, per non correre rischi). Nelle prossime settimane, comunque, arriveranno le valutazioni dei tecnici di Strasburgo e si capirà meglio da che parte è la ragione.

Da parte sua Gotti Tedeschi tace, ma fa capire chiaramente che in Vaticano si sta combattendo una guerra fratricida: «Preferisco non parlare, altrimenti dovrei dire solo brutte parole».

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Bertone, Cielle, Opus dei… Geografia di lotte senza quartiere

Luca Kocci
il manifesto, 26 maggio 2012

Il licenziamento di Gotti Tedeschi e l’arresto del “corvo” sono solo l’ultimo atto, fino ad oggi, di una guerra che da tempo – iniziata nell’estate 2009 con il “caso Boffo”, direttore di Avvenire e uomo del cardinal Ruini, costretto alle dimissioni in seguito alla pubblicazione di una nota pubblicata dal Giornale di Feltri in cui si faceva cenno alla sua presunta omosessualità – si combatte all’interno delle mura vaticane a colpi di documenti, lettere e dossier che vengono fatti uscire dai “sacri palazzi” per screditare a turno i protagonisti di questo scontro di potere che nulla ha di evangelico.

Fra i principali protagonisti il cardinal Bertone, segretario di Stato dal 2006, che in poco tempo è riuscito ad costruire una solida egemonia, creandosi però anche molti nemici. Fra cui innanzitutto il Ruini; poi il cardinal Bagnasco, successore di Ruini alla presidente della Cei, che più volte si è visto scavalcato da Bertone soprattutto rispetto alla gestione delle relazioni con la politica italiana.

E il cardinal Scola, arcivescovo di Milano, fra i più tenaci oppositori dell’operazione, fallita, con cui Bertone voleva prendere il controllo dell’ospedale San Raffaele di Milano, in “territorio ciellino”.
Fra i movimenti, se Comunione e Liberazione è all’opposizione di Bertone, il segretario di Stato può contare sull’appoggio dell’Opus Dei.

Anche se, visto che Gotti Tedeschi dell’Opus Dei fa parte – negli anni ‘80 fondò anche la banca d’affari Akros, insieme ad un altro finanziere opusdeista, Gianmario Roveraro, rapito e trovato decapitato nelle campagne parmensi nel luglio 2006, in circostanze non ancora chiarite – forse anche questa alleanza potrebbe incrinarsi.