Cdb Isolotto: solidarietà agli autori della lettera a Betori

A Suor Stefania Baldini, Don Fabio Masi, don Alessandro Santoro e don Giacomo Stinghi

Durante la nostra assemblea liturgica domenicale abbiamo letto la vostra lettera aperta all’arcivescovo Giuseppe Betori e socializzato riflessioni che desideriamo comunicarvi in segno di solidarietà e partecipazione al vostro gesto.

Apprezziamo e condividiamo la scelta coraggiosa di esprimere pubblicamente un messaggio forte sull’ apertura delle vostre comunità all’ accoglienza di tutti nel rispetto delle differenze, in questo caso delle persone omosessuali, in nome della coerenza con il messaggio delle scritture.

Consideriamo il gesto un contributo importante per far crescere nella chiesa la fiducia in quella vera e propria cultura di fratellanza che sta alla base della vita delle persone, delle comunità umane e dei popoli.

Aderiamo alla logica profonda che presiede al documento per motivi legati alla nostra fede cristiana e coerenti con una esperienza che dura ormai da molti anni.

Condividiamo l’impegno nel superamento di tutti quegli steccati che impediscono la crescita di coscienze libere e responsabili e la collaborazione con tanti uomini e donne di buona volontà per la costruzione di un mondo più giusto.

Ci uniamo alla vostra assunzione di responsabilità consapevoli che ciò può voler dire rimanere schiacciati da un potere sacrale di fronte al quale sembra non esserci altra possibilità che inginocchiarsi e recitare la propria parte , ma consapevoli anche che è da tali scelte coraggiose che può scaturire una cultura critica e creativa che può divenire coscienza comune e alimentare un movimento capace di ricercare un nuovo modo di essere chiesa.

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Omosessualità, lettera di tre religiosi al vescovo

Delia Vaccarello
l’Unità | 12.09.2012

L’amore non può fare scandalo. Una lettera aperta all’arcivescovo Giuseppe Betori è stata scritta da tre sacerdoti e da una suora e sarà inviata dopo il 16 settembre corredata delle firme di molti fedeli che frequentano quattro parrocchie toscane. Il tema riguarda il rapporto tra omosessualità e Chiesa cattolica. La lettera vuole aprire un dialogo a partire dalle posizioni espresse nel settimanale
diocesano «Toscana oggi » che non trova in sintonia i firmatari.

Numerosi i temi toccati nella missiva dai religiosi, tra questi l’accento è messo sul concetto di
persona omosessuale: «In questi ultimi anni è maturato un modo di comprendere l’omosessualità
radicalmente diverso, che ormai, con varie sfaccettature, è accettato da quasi tutti. Si parla
dell’omosessualità come di un elemento pervasivo della persona che la caratterizza nella sua
profonda identità e le fa vivere la sessualità in modo “altro”», scrivono suor Stefania Baldini, don
Fabio Masi, don Alessandro Santoro e don Giacomo Stinghi.

È proprio il concetto di persona uno dei cardini del ragionamento che viene trasformato in lettera
aperta per dare un saggio «della diversità di posizioni che ci sono oggi di fronte a questo tema, nella
riflessione laica e anche nelle Chiese». È tramontata l’idea più diffusain passato, si sostiene, che
l’omosessualità sia legata a «comportamenti» considerati un «vizio» delle persone etero.La nuova
concezione della omosessualità è anche supportata, oltre che dall’evidenza ello stile di vita di tante
persone omosessuali, anche dalla scienza. «È importante che la Chiesa riconosca positivamente il
cammino della scienza nella conoscenza dell’uomo e non dichiari verità assolute quelle che poi
dovrà riconoscere errate, come è accaduto in passato – si legge nella lettera -. Questi fatti ci
inducono a vedere l’omosessualità in un orizzonte nuovo e ad affrontarla con uno sguardo morale
diverso. Su questo tema la Bibbia non dice né poteva dire nulla, semplicemente perché non lo
conosceva, così come non dice nulla sull’ecologia e sull’uso della bomba atomica».

Per quanto riguarda l’ interpretazione del Vecchio Testamento, «nella cultura biblica, come in tutta
l’antichità, è totalmente assente l’idea di “persona omosessuale”, si parla solo di “comportamenti” e
non di “condizione omosessuale”, ed è chiaro che vengono condannati non solo perché infecondi,
ma anche in quanto legati alla violenza o alla prostituzione sacra». Se dunque l’omosessualità
moderna non può trovare spazio nella Bibbia, al contrario trova rilievo l’invito all’inclusione.
«Compito della Chiesa è allargare le braccia, includere e non emarginare, amare le persone piuttosto
che salvare i principi. Ha detto il Maestro: “Il Sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il
Sabato”».

I religiosi, ancora, si soffermano sul concetto di sterilità dandone una lettura che travalica la
biologia. «A proposito dell’essere sterili o fecondi, Gesù ha detto che il cuore che deve essere
fecondo e Paolo dirà che si entra nel popolo di Dio per fede, non per diritto ereditario. Ma allora chi
può onestamente definirsi fecondo? Chi può farsi giudice della fecondità altrui o della propria? La
sterilità ci può colpire tutti». Di qui l’invito al rispetto e all’accoglienza. «Due persone che si amano
non sono un attentato alla società né il tradimento del Vangelo. Gli scandali vanno cercati altrove».

È il desiderio di aprire il dialogo che ha animato i religiosi motivandoli a scrivere a Betori, come
aveva spinto molti fedeli a scrivere al settimanale diocesano argomentando le proprie posizioni sul
tema. Ne era venuto fuori uno scambio di lettere tra il direttore e i lettori e poi uno speciale. Adesso
il dialogo si allarga e, in attesa di una risposta dell’arcivescovo, la lettera assume il valore della
testimonianza. «Rifacendosi da una parte a queste fonti bibliche e dall’altra all’esperienza umana
che viviamo ogni giorno con queste persone, sentiamo evangelico e naturale accogliere in pienezza
di comunione queste differenti forme di amore. Le sentiamo parte integrante del nostro cammino di
comunità di fede e di vita, e con loro, così come con tutti gli altri, partecipiamo insieme alla
Comunione sacrametntale e comunitaria».