Quello che il Cardinale Martini non dice

Jo Bock
(testo giunto tramite email)

Nell’intervista al cardinale Martini, pubblicata il 1° settembre, questo prelato illuminato propone rimedi ai mali della Chiesa senza averne, prima, fatto la diagnosi. Denuncia l’eccessivo sviluppo dell’apparato burocratico della Chiesa. Si chiede se la Chiesa rimane ancora, al giorno d’oggi, una autorità di riferimento, ad esempio, sulle tematiche riguardanti la sessualità. Fa notare che lui stesso, eminente cardinale, è impotente davanti all’ingente mole di ceneri che nascondono le braci della Chiesa di oggi…

Tuttavia, non si chiede, in una maniera esauriente, per quale motivo. Perché le cose sono arrivate a questo punto?

In effetti, dopo aver elencato alcuni sintomi, il prelato passa subito ai “consigli per rinvigorire la Chiesa”. Ne propone tre: la conversione, la Parola di Dio, i sacramenti… In mancanza di una diagnosi abbastanza approfondita, tali rimedi rischiano di non essere molto efficaci.

Vi sono almeno due modi per fare la suddetta diagnosi: fare l’elenco negativo di tutte le ceneri che nascondono la brace; molti osservatori lo hanno fatto, senza ottenere molto ascolto. L’elenco positivo invece pone l’accento sulla brace, che una leggera brezza può trasformare in una fuoco ardente. Tale fuoco di nuova Pentecoste può ristrutturare la Chiese in profondità, una Chiesa per il mondo.

Il sacerdozio comune dei fedeli

Prima brace: il sacerdozio comune dei fedeli può e deve essere alla base di quel rinnovamento in profondità. Quel sacerdozio comune a tutti i cristiani si radica nella Bibbia: i battezzati sono “una stirpe scelta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo destinato ad essere posseduto da Dio” (1 Pt 2, 9-10). Inoltre, secondo numerosi esegeti, l’invito di Cristo a fare memoria di lui non sarebbe stato rivolto ai soli apostoli, bensì a tutti i discepoli. Sotto l’ispirazione dello Spirito, i battezzati sono dunque in grado di “valutare loro stessi ciò che è giusto” (Lc 12,57), ad esempio, in materia di sessualità. Ecco il parere del cardinale Martini: “Nè il clero, nè il diritto canonico possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo.”

Questo pone il problema della responsabilità, del “diritto” dei battezzati; dall’altra parte, il problema del ruolo e dei poteri attribuiti ai preti, e del rapporto tra i due gruppi.

Il Regno di Dio

La parola “Chiesa” non compare affatto nei Vangeli, mentre, in ogni pagina, si rammenta il Regno, oggetto stesso della predicazione di Gesù. La Chiesa non è pertanto fine a se stessa, è posta al servizio dell’umanità, al servizio del Regno. “Dio, che vigila paternamente su tutti, ha voluto che tutti gli uomini formino una sola famiglia e si trattino tra di loro come fratelli” (La Chiesa nel mondo, § 24) Come liberarci dal nostro ecclesiocentrismo? In effetti, quanti cristiani, quanti pastori, quanti teologi, dedicano il meglio delle loro forze a contribuire ai progressi dell’umanità, al progredire nella costruzione del Regno? Eppure “la Chiesa ha il dovere, ad ogni momento di osservare i segni dei tempi” (Ib. § 4)

La parola di Dio

La terza brace è la Parola di Dio ampiamente condivisa tra fratelli. Il Vangelo fa vedere sempre, quanto il Cristo sia all’ascolto degli esclusi, come li reintegri nella società. Applicata all’evoluzione socio-economica, questa Parola è diventata un importante strumento di liberazione, in particolare in America latina. La Chiesa, i cristiani ritroveranno credito solo se, nel loro ambiente di vita ed a livello delle strutture, contribuiranno, alla sequela del Cristo, a dare priorità ai “piccoli”… Purtroppo, questa Parola può anche servire a giustificare il nostro sistema gerarchico, la separazione tra preti e laici, il disordine socio-economico…Tutto sta nel vedere come viene interpretata.

Richiamare, come fa Martini, alla conversione, chi, dalla propria adolescenza, ha dedicato completamente tutte le sue forze, intellettuali e affettive, a lavorare per una Chiesa che detiene Lo splendore della Verità, non è forse invitare queste persone a un suicidio teologico e spirituale? D’altronde, autorizzare il nuovo matrimonio per i divorziati non è la soluzione: se una coppia decide di divorziare in maniera consensuale, potranno i due entrare in un nuovo matrimonio cristiano? Ed, eventualmente, in un terzo? A causa dell’attuale sistema giuridico, vi sarebbe una svalutazione del matrimonio. Esempio lampante del blocco totale dell’istituzione.

Ridare valore, all’interno di piccoli gruppi, a delle comunità a misura d’uomo, il treppiede delle tre braci sopra evocato, consentirebbe sicuramente a ri-edificare la Chiesa.