Lettera ai Cardinali in Conclave della Cdb di San Paolo

Comunità cristiana di base di San Paolo
Via Ostiense 152b – 00154 Roma
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AI SIGG. CARDINALI, NELL’IMMINENZA DEL CONCLAVE

In quanto Comunità cristiana di base di san Paolo in Roma che ben conosce le severe esigenze e la fatica del discepolato di Gesù, in questo momento così singolare della storia della Chiesa di Roma, rimasta senza vescovo perché egli, a causa della sua debilità ma forse anche angosciato dai mille problemi che la sovrastano, ha rinunciato al suo ministero,

rivolgiamo un appello

ai cardinali elettori perché, nella loro scelta, si orientino su un candidato che, ascoltando le molte voci che salgono da larga parte delle Chiese locali che insieme compongono la Chiesa cattolica romana,

– Intenda ed attui il suo servizio non sopra la Chiesa, ma con la Chiesa e per la Chiesa (Mt 20, 24-28);

– Accetti con convinzione le indicazioni del Concilio Vaticano II sulla necessità che il suo servizio si avvalga del consiglio e della collaborazione di tutti i suoi fratelli vescovi e, attraverso questi, delle Chiese locali, salvaguardandone nel contempo l’autonomia nelle legittime differenze e il diritto, innato nella comunità dei battezzati, di avere voce nella scelta dei propri ministri e rappresentanti;

– Non frapponga tra queste Chiese locali e la Chiesa di Roma “che presiede alla carità” (incipit della lettera di Ignazio di Antiochia ai Romani) strutture non previste né dalle Sacre scritture né dalla più antica tradizione, ma si avvalga solo di quelle indispensabili per la crescita della comunione tra le Chiese e per rendere visibile l’unità nella diversità;

– Eserciti in concreto il suo ministero di vescovo di Roma, vivendo prevalentemente al Laterano, per incontrare là il clero e i fedeli della sua diocesi;

– Avvii un ripensamento radicale della sua sovranità sullo Stato della Città del Vaticano spogliandosi, per amore dell’Evangelo, del potere mondano e incamminandosi con ardimento nella via che porterà a rimettere in discussione ogni residuo di Costantinismo;

– Ascolti il grido degli impoveriti; denunci senza timore le cause profonde delle disparità sociali che devastano il mondo; si liberi da ogni compromesso con i poteri politici e finanziari, e perciò renda trasparente la gestione dei beni della Santa Sede e non si faccia scudo dei Patti lateranensi  o accordi di altra natura per impedire alla giustizia italiana e/o internazionale di accertare eventuali responsabilità dello IOR in vicende torbide;

– Incoraggi, nell’esercizio del suo ministero, le donne e gli uomini impegnati nella ricerca biblica, teologica, storica e in ogni campo del sapere rispettandone le competenze e accogliendo anche quelle voci che denunciano con franchezza le storture del potere ecclesiastico; e ridia l’onore ecclesiale ai teologi e teologhe dai suoi predecessori ingiustamente repressi/e, intimiditi/e oppure puniti/e;

– Accolga con gioia e riconoscenza verso il Dispensatore di ogni carisma, quelle donne e quegli uomini, sposati o no, che si dimostrino idonei al servizio della Comunità, senza steccati artificiali che  si oppongono  al l’azione dello Spirito Santo, anche ai più alti livelli di ministero;

– Promuova con ardimento l’incontro con le Chiese non cattoliche, favorendo l’intercomunione, almeno con quelle che si dimostrassero ben liete di raggiungere questo alto livello di fratellanza;

– Caratterizzi il suo ministero con  l’impegno, insieme a tutte le Chiese, e a tutte le religioni, per la giustizia, la pace, la salvaguardia e la cura del creato, senza rivendicazioni di primogeniture;

– Svolga il suo specifico servizio di cardine dell’unità cattolica governando abitualmente la Chiesa cattolica romana con un Sinodo deliberativo, aperto anche ad una rappresentanza dell’intero “popolo di Dio” (oltre ai vescovi, dunque, anche monaci, monache, presbìteri, religiosi, religiose, laici uomini e donne);

– Faccia fiorire con coraggio le maggiori intuizioni di aggiornamento del Vaticano II e apra il cammino verso un nuovo Concilio  per affrontare collegialmente – sempre aprendo l’Assemblea ad una rappresentanza dell’intero “popolo di Dio” – i problemi irrisolti in questi cinquant’anni e quelli nuovi, sorti negli ultimi decenni. Questo Concilio generale della Chiesa cattolica romana sarà una tappa verso un Concilio genuinamente universale di tutte le Chiese.

Testimoniare l’evangelo della morte e della risurrezione di Gesù è impresa difficile, impegnativa e gravata dalle inevitabili fragilità dei discepoli e delle discepole del Signore; lo sappiamo bene. Riteniamo, tuttavia, che se collegialità e corresponsabilità saranno il criterio fondante del ministero del vescovo di Roma, il suo servizio sarà più facile; e risulterà  maggiormente possibile  leggere i segni dei tempi e sentire il vento dello Spirito che soffia dove e come vuole.

La Comunità cristiana di base di san Paolo

Roma, 8 marzo 2013