Le suore contro la Chiesa maschilista

Elisabetta Reguitti
www.ilfattoquotidiano.it

A Caserta c’è un luogo in cui si parla vicentino e religiose senza velo spingono il passeggino.
È l’appartamento delle suore del condominio di Casa Rut, all’interno di un palazzone del centro: il
pavimento dell’androne è sconnesso e la porta d’ingresso protetta da un cancello. Il primo saluto è il
buon profumo di casa e di pulito. Poi arrivano suor Assunta, suor Rita, suor Maria e suor Anna: età
media 54 anni, tre di loro sono venete e una di Roma. Appartengono all’ordine delle Orsoline del
Sacro cuore di Maria. “Qui il Vangelo è donna”, afferma sorridendo suor Rita Giaretta che dopo
aver preso i voti ha deciso di iniziare la sua “missione” nella casa di accoglienza per immigrate in
difficoltà denominato Rut che significa “l’amica”. “Questo Conclave è una grande opportunità per
spalancare le porte alla verità, non ha senso nascondere le debolezze di chi ha seguito le logiche del
mondo”.

BANCHE, potere e abusi su minori? “La prima risposta la Chiesa dovrà dare al suo interno”. La
storia di casa Rut comincia nel 1995. “All’inizio non è stato facile, eravamo osservate con
diffidenza. Oggi abbiamo una piccola cooperativa in cui le ragazze lavorano con un compenso
simbolico che gratifica il loro impegno”. La statua della Madonna è sistemata accanto alla
riproduzione del continente africano dal quale provengono Lovet, Success, Honey, Josephine,
Susan, Blessy e Vichi con le sue gemelline di solo 5 mesi, Mirabelle e Miracle. Loro, guardano il
mondo dai passeggini ed è una processione di baci per le due stupende creature color ebano.

Niente buonismo o pietismo; a casa Rut le ragazze accudiscono se stesse, la casa, studiano, hanno a
disposizione una stanza-cappella, cercano di ritrovare forze motivo per ricominciare una nuova vita
nel mondo. “Non è facile ma ci proviamo insieme”, afferma suor Rita mentre sfoglia il giornale.
“Vede, tutti questi uomini di spalle che messaggio possono dare?”. L’immagine è quella inflazionata
dei porporati ripresi di schiena s San Pietro. “Perché la donna non trova spazio nella Chiesa? –
chiede -. Non mi fraintenda. Sto parlando del fatto che il messaggio della Parola è solo al maschile e
il rapporto con la donna inteso come realtà tentatrice. Non sono per il sacerdozio femminile ma
ritengo che la formazione sacerdotale non sia al passo con in tempi della comunità alla quale la
Chiesa dovrebbe rivolgersi”.

DI ABERRAZIONI e bisogni sessuali che fanno parte di ogni uomo suor Rita non si vergogna di
parlare. “I religiosi e le religiose fanno voto di obbedienza, povertà e castità ma i preti vengono
ordinati. San Pietro era sposato. Poi la Chiesa ha scelto di imporre il celibato”. Nella cooperativa
“neWhope” lavorano Oxana, Mirella e Marianna di Caserta così come le volontarie Titti e Rosanna.
Che Papa vorreste? Titti esclama prontamente “don Gallo”. Suor Rita invece che Papa si augura,
magari nero come le sue ragazze? Gli occhi verdi della religiosa sorridono. “La Chiesa africana
deve ancora maturare anche se è sulla buona strada. Penso che l’Oriente abbia molto da dire così
come l’America latina. Post scriptum: neppure un centesimo dell’ 8 per mille devoluto alla Chiesa è
destinato a realtà come casa Rut, fatta di religiose ma non di preti. Suor Rita e le altre non fanno
forse ugualmente parte di quella Chiesa che porge le sue mani all’umanità?