Contro l’omofobia…. solo proposte

Alessandro Baoli
http://cronachelaiche.globalist.it

Dopo l’estensione dell’assistenza sanitaria per i conviventi omosessuali dei deputati, è stata presentata ieri a Montecitorio la proposta di legge n. 245 per il contrasto dell’omofobia e della transfobia, elaborata dalla Rete Lenford, Avvocatura per i diritti delle persone glbt. Primi firmatari i deputati Scalfarotto del Pd, Zan di Sinistra ecologia e libertà, Tinagli di Scelta civica e Chimenti del Movimento 5 Stelle. Ma il totale dei deputati che hanno sottoscritto la proposta di legge è di 221, per quello che è il terzo tentativo di estendere la tutela dai reati d’odio alle persone glbt.

La conferenza stampa è stata tenuta alla vigilia della celebrazione della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia istituita dal Parlamento europeo il 17 maggio, giorno in cui, nel 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità ha depennato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Ma il 17 maggio è anche la giornata del ricordo delle vittime della discriminazione contro gli omosessuali e i transessuali nel secolo scorso: durante il nazifascismo in Europa occidentale e lo stalinismo in quella orientale, centinaia di migliaia di persone glbt sono state imprigionate, deportate, torturate e uccise in una sorta di genocidio del quale non si è mai parlato abbastanza. L’aula di Strasburgo ha istituito la Giornata internazionale contro l’omofobia nel 2007, sancendolo nella sua Risoluzione di condanna.

L’Italia è, tra i paesi occidentali, in perenne e tragico ritardo; non è mai riuscita a dotarsi di strumenti adeguati per il contrasto all’omofobia, né di leggi atte a garantire l’uguaglianza dei cittadini glbt. In quest’ultimo anno, infatti, non è cambiato nulla: a parte le buone intenzioni (di cui, si sa, è lastricata la via per l’inferno) della sinistra, fino a ieri si poteva registrare solo una proposta di legge sul contrasto all’omofobia, sul matrimonio egualitario e sulla modificazione dell’attribuzione di sesso, depositata in parlamento dal Movimento 5 Stelle, che giace tuttora immobile, vedremo con quante probabilità di essere esaminata da un’aula in cui il Pdl, polo del clericalismo parlamentare, e altri settori della maggioranza di governo presumibilmente si metteranno di traverso come hanno sempre fatto.

Quello guidato da Enrico Letta è un governo sotto ricatto anche da questo punto di vista, un governo che, sebbene espressione del “parlamento più laico della storia”, subisce una forte influenza clericale contraria ai diritti delle minoranze invise alla Chiesa, a costo di trascinare il Paese in una retromarcia verso il medioevo dei diritti, come solo nei paesi dell’est europeo. Vedi Ungheria, Serbia e Russia, dove le aggressioni violente e le prevaricazioni ai danni dei gay sono all’ordine del giorno ed è reato persino parlare in pubblico di omosessualità.

Anche in Italia prosegue lo stillicidio di denunce di aggressione a carico di persone e coppie omosessuali, tanto da non fare più notizia, e prosegue l’ostracismo perfido di clero e clericali, che si sono esibiti nei giorni scorsi nella prova muscolare della piazza, dove i paladini della “difesa della vita” contrari alla libertà di scelta delle donne, già che c’erano, hanno spavaldamente minacciato il governo, si azzardasse mai ad affrontare i cosiddetti “temi etici”. L’avvertimento dell’ex ministro Sacconi («sui temi etici il governo rischia»), nemmeno tanto velato, è forse diretto anche alla ministra delle pari opportunità Josefa Idem, che ha manifestato in più occasioni l’intenzione di proporre una legge sulle unioni civili. Prima della marcia pro-life di cui sopra, e prima della reprimenda del solito, puntuale, Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il quale ha tenuto a precisare per l’ennesima volta qual è la posizione dottrinale e politica della sua Chiesa.

Per il pontefice (il celebratissimo Francesco, presunto innovatore) e per i suoi seguaci, un embrione ha diritto a tutela giuridica, e persino uno spermatozoo merita considerazione (la dispersione del seme per il Catechismo è peccato), mentre una persona fatta e finita, se omosessuale, deve essere biasimata, discriminata e se è il caso anche picchiata. Che questa affermazione non sembri una forzatura: ricordiamo che il delirante documento ufficiale per la Cura pastorale delle persone omosessuali, firmato dal papa emerito Ratzinger, parla molto chiaro: «[…] la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata.

Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano». Ambiguità intollerabile, che fa il paio con il pensiero dei numerosi misogini cattolici per i quali la donna con la minigonna se la va a cercare.

Stupisce che questa posizione sugli omosessuali non crei lo scandalo e la riprovazione che merita.

L’Unione europea nel documento sopra citato riconosce e denuncia chiaramente le responsabilità della politica e della religione: «[Il Parlamento europeo, ndr] condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli». Inoltre, «ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni».

In un recente comunicato, l’associazione radicale Certi Diritti, «facendo proprio il principio che è meglio prevenire che curare, ha scritto a tutti i rappresentanti istituzionali del nostro Paese ed ai ministri interessati per materia, chiedendo che quest’anno in occasione del 17 maggio si limitino, se possibile, le parole che verranno spese solo per annunciare impegni concreti, fattivi, su questa materia. Magari guardando davvero all’Europa, così come il Presidente Letta ha sottolineato più volte in questi giorni, e procedendo speditamente per definire per il nostro paese i crimini d’odio, compresi i discorsi d’odio, e non limitarsi unicamente alla repressione penale dei reati stessi. Ma puntando prioritariamente alla prevenzione ed alla educazione su questa materia, soprattutto nelle scuole e tra l’associazionismo giovanile».

Ma in Italia, tutto questo è predicare nel deserto.

Eppure, ci fosse la volontà, per cominciare a cambiare il clima basterebbe estendere lo spettro di applicazione della legge Mancino alle discriminazioni di genere e alle differenze di orientamento sessuale e affettivo, obiettivo cui tende la proposta di legge presentata ieri. Ricordiamo che l’ultima proposta di contrasto all’omofobia fu bloccata da una pregiudiziale di incostituzionalità presentata dall’Udc di Pierferdinando Casini e poi approvata dall’aula; vedremo come andrà stavolta.