Trasformare il maschile, nella cura nell’educazione e nelle relazioni di R.Marcodoppio

Rosanna Marcodoppido

Molto interessante e ricco di spunti questo libro (*) curato da Salvatore Deiana e da Massimo M. Greco e ideato da Trasformazione, gruppo che si occupa di temi educativi e formativi all’interno dell’associazione Maschile Plurale.

Particolarmente indovinata a mio avviso la decisione di ragionare sulle trasformazioni del maschile a partire proprio dalle esperienze di cura, da sempre luogo simbolico e materiale dell’identità femminile tradizionale e oggi vissute per scelta sempre più consapevole anche da parte di uomini in cerca per sé stessi di una possibile libertà dagli stereotipi patriarcali .

Il volume si apre con una breve ma densa prefazione di Barbara Mapelli, unica voce femminile presente, la quale ricorda che la cura è stata il terreno in cui si sono separati i destini dei due sessi, e aggiunge “Questa nuova ricerca maschile, se pure ancora poco diffusa, pone molti interrogativi, aree di riflessione particolarmente complesse perché poco e solo recentemente frequentate”. Barbara si chiede se sia opportuno oggi mantenere centrale il desiderio e il pensiero della differenza, col rischio di restare in una rigidità di definizione delle due soggettività, o se siano riscontrabili nella vita reale avvicinamenti tra i due sessi che finiscono col rendere labili certi confini. Suggerisce saggiamente di vivere pratiche di condivisione pur considerando ancora necessari momenti e luoghi di riflessione separati: l’importante è “mantenere aperti spazi di un interrogarsi che è anche prendersi cura di pensieri divergenti, di domande che si compongono e moltiplicano, di modeste scoperte sulle diversità sempre da ridiscutere”.

Mi capita spesso, anche durante la lettura di questo libro, di provare ad immaginare una storia umana completamente diversa e di riflettere sul fatto che se donne e uomini, nel passaggio dalla preistoria alla storia, fossero stati capaci di dare un ordine alla differenza sessuale scambiando tra loro, alla pari, esperienze, saperi, riflessioni, punti di vista, emozioni e su questo avessero costruito ogni alterità e tutto il sistema di conoscenza umana, non ci ritroveremmo oggi una storia drammaticamente segnata da orrori e violenze e non saremmo costrette/i a fare il lavoro di decostruzione di identità sessuali rigide, deformate da un sistema pervasivo basato sul dominio degli uni sulle altre che ha tolto verità ad entrambi i generi.

Noi donne abbiamo cominciato questa operazione politica di ridefinizione/ricostruzione più di due secoli fa e gli uomini hanno dovuto fare i conti prima di tutto con quel movimento di emancipazione che pretendeva nientemeno per le donne il diritto al voto, all’istruzione, al lavoro retribuito – suscitando scandalo e subendo ritorsioni e violenze ancora poco indagate- fino a mettere in discussione la stessa famiglia fondata su un capo indiscusso. Il neofemminismo degli anni settanta concentrò la sua attenzione più sull’interiorità, sui condizionamenti inconsapevoli da portare a coscienza, per una risignificazione del femminile ciascuna a partire da sé, difficile e a volte dolorosa ma necessaria per poter uscire da un simbolico costruito dall’altro. La resistenza maschile è stata (è) molto forte, ma alcuni hanno cominciato ad interrogarsi e a capire che uscire dal simbolico patriarcale è una necessità non solo per le donne, ma anche per quegli uomini che hanno il coraggio di riconoscere e accettare la verità su di sé, sulla propria parzialità, e amano la libertà fondata su quella verità. Questo testo è una delle testimonianze di questo processo maschile di cambiamento e di alcuni strumenti che si è dato.

La scuola è stata sempre veicolo fondamentale di modelli identitari, perciò il libro parte da qui.

Il primo capitolo “Il genere come questione pedagogica” intende focalizzare il concetto di genere nell’ambito di quelle teorie e pratiche pedagogiche che si pongono da anni l’obiettivo di tentare di uscire dall’orizzonte che fa del maschile il neutro universale e della sessuazione del soggetto un dato irrilevante per la conoscenza e il formarsi del pensiero. Mi preme a questo punto ricordare che pratiche educative fondate sulla differenza di genere come valore hanno prodotto e producono varie e valide sperimentazioni didattiche, soprattutto nella scuola elementare, ma esse non hanno purtroppo la giusta visibilità e il giusto riconoscimento. Salvatore Deiana articola una corposa e interessante riflessione -che sembra però nascere dal nulla- sul superamento della cristallizzazione di ruoli e stereotipi nell’ambito di una educazione alle relazioni basata sulla non violenza, al di là di modelli virilisti, per il “riconoscimento effettivo delle soggettività, delle identità e delle differenze umane”.

Dalla sua esperienza di infermiere e formatore parte Massimo M. Greco in “Cura e corporeità nel maschile” per sottolineare il difficile rapporto che il maschio a qualunque età ha con il proprio corpo e segnalare che le scienze sanitarie stanno finalmente mettendo in discussione l’epistemologia medica e assistenziale poco attenta finora al genere dei soggetti.

Seguono una serie di testimonianze che compongono la seconda sezione del libro.

Marco Deriu si ritrova oggi a ripensare alla paternità non più come figlio, ma come padre, qualcosa che secondo lui va costruita, reinventata con una forte capacità autoriflessiva dove la difficoltà maggiore è quella di mantenere un doppio ascolto riguardo alle emozioni del bambino e alle proprie. Emozioni e prove nuove: il senso di meraviglia e di tenerezza, un prendersi cura che non si limiti al solo nutrimento, la presa d’atto di una asimmetria indiscussa nell’esperienza umana di dare la vita e, nello stesso tempo, la capacità di trasformare l’invidia maschile in possibilità di scambio positivo e creativo con la madre.

Carlo Bellisai ripercorre la sua esperienza di insegnante prima nella scuola per l’infanzia e poi nella scuola primaria, e racconta come ha guadagnato la trasformazione, in una ottica non violenta, della propria energia maschile, ironica e scherzosa, improntata finalmente all’affetto e al rispetto.

Giacomo Mambriani spiega perché e come lui fa l’educatore con maschi preadolescenti: la scommessa è quella di porsi come adulti che hanno incanalato l’aggressività in espressione comunicativa non violenta, in grado di aprire spazi educativi fondati sul racconto di sé e delle proprie emozioni, sull’ascolto, dove trova giusta collocazione anche il discorso sulla sessualità e si può scoprire la forza imprevista della dolcezza.

Ci parla di un percorso maschile nel volontariato ospedaliero Mario Simoncini che fa diretto riferimento alla riflessione sulla cura del Gruppo del mercoledì e conclude dicendo che l’attività di cura, intesa in senso lato, non deve essere considerata un valore residuale, ma il punto di riferimento di una azione politica che cambi i rapporti tra le persone e tra le persone e le cose.

La terza sezione “Esperienze e pratica di cura di sé e delle relazioni” inizia con il percorso di una amicizia politica a Milano tra un uomo, Alessio Miceli, e una donna, Marisa Guarneri, entrambi impegnati contro la violenza maschile sulle donne; ci mostra la possibilità di un reciproco riconoscersi nelle differenze, forti entrambi di pratiche politiche collettive: Alessio in Maschile Plurale, Marisa nella Casa per le donne maltrattate. L’importante è parlarsi in fiducia, nella responsabilità verso l’altra/o, per costruire una vita migliore per tutte e tutti rispondendo positivamente al desiderio di felicità che ci abita.

Beppe Pavan del gruppo piemontese Uomini in cammino parla, con parole semplici ed efficaci, della sua personale, profonda trasformazione iniziata tanti anni fa, quando la sua compagna ha avuto la forza di dire parole di verità e lui il coraggio di risponderle: hai ragione. Beppe, impegnato allora nelle lotte sindacali che lo facevano sentire fortemente responsabile nello spazio pubblico, comprende che prendersi cura dello spazio privato e dei soggetti che lo abitano è anche sua inderogabile responsabilità e si apre al cambiamento grazie a “mia moglie Carla, la donna della mia vita – e con le donne del femminismo, con il loro pensare la differenza” e allora “la felicità ha trovato la porta spalancata”.

Ritorna in questa sezione Massimo M. Greco con una riflessione sulla pratica di scrittura autobiografica maschile come cura di sé, narrazione in funzione trasformativa, rottura del blocco di silenzio sulle proprie emozioni, sul vissuto personale.

L’ultima sezione è sulla formazione della maschilità. Sandro Casanova e Gianluca Ricciuto parlano della campagna internazionale del Fiocco Bianco e riportano l’esperienza avviata nel 2007 nelle scuole di Bologna da alcuni di Maschile Plurale in sinergia con la Casa delle donne per non subire violenza: un progetto che ha coinvolto ragazzi e ragazze, centrato sulle relazioni affettive e sentimentali per aiutare a riconoscere la complessità, le ambivalenze e ad uscire da stereotipi che bloccano la conoscenza di sé e del proprio desiderio.

Roberto Poggi presenta Il cerchio degli uomini di Torino nato nel 1999 e che nel 2009 ha aperto uno sportello di ascolto per il disagio maschile e sulla prevenzione della violenza contro le donne, dove ci si prende cura del maltrattante in maniera multidisciplinare.

Nell’ultimo capitolo Ludovico Arte analizza le identità maschili nelle prassi educative del calcio giovanile e propone, con riferimenti alla sua esperienza, alcune modalità di intervento per operare cambiamenti radicali nella mentalità e nei comportamenti. Infine, in appendice, si trova una scheda informativa del gruppo Trasformazione.

La gratitudine alle donne del femminismo, il recupero dell’integrità del soggetto in cui corpo, pensiero, emozioni risultano indissolubilmente intrecciati, la necessità di riconoscere e accettare la fragilità e la dipendenza come elementi costitutivi di ogni singolarità, il desiderio di esprimere e vivere da uomini, senza censure, la tenerezza, il prendersi cura come luogo di crescita e arricchimento umano, sono elementi che attraversano tutti i contributi presenti in questo testo nei quali è assunta in modo esplicito la pratica del partire da sé nel doppio registro del ragionamento teorico e del racconto di esperienza.

Questo libro, al di là di queste poche note inevitabilmente lacunose, va letto tutto e con molta attenzione perché dà conto di una realtà preziosa, tanto diversa da quella rappresentata dai media o che ci capita di incontrare in un quotidiano confuso, disorientato, troppo spesso violento. E’ una lettura che apre il cuore alla speranza che davvero le cose possano cambiare, che il lavoro di tante donne non sia stato vano, che donne e uomini possano farcela ad uscire da una eredità che la Storia ci ha tragicamente consegnato e che solo noi, insieme, possiamo radicalmente cambiare.

(*) Trasformare il maschile. Nella cura, nell’educazione, nelle relazioni, a cura di Salvatore Deiana e Massimo M. Greco, Cittadella Editrice 2012