L’angolo della Gru: SHEKINAH di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano, Napoli

L’estate di Scampia è un “pieno”. Da anni  è attraversata da centinaia di giovani dell’Agesci, della Caritas, di Libera, o di altri movimenti che provengono da molte parti d’Italia per portare “gioia, soprattutto ai bambini, e ricevere “formazione”. Una fruttuosa reciprocità. Ci sono alcuni che vengono da più anni tanto da poterli considerare “scampiesi adottivi”. E perciò mi sono deciso ad intervistarne uno, Marco de Carolis, il più adulto tra tanti giovanissimi.

“Ho 33 anni insegno religione, didattica all’Università di Urbino, e sono giudice minorile onorario al Tribunale dei minori di Ancona. Abbiamo promosso, a Pesaro, tra gli studenti delle scuole superiori il progetto denominato SHEKINAH. L’intento è di “fare bellezza” attraverso attività artistiche, ma anche promuovendo incontri di formazione e di spiritualità per tirar fuori “la bellezza, i talenti” nascosti in ognuno di noi.  Con i più grandi organizziamo “settimane di vita comune”, anche all’estero, con i più giovani organizziamo esperienze di condivisione, in situazioni complesse, come a Scampia.”

Shekinah, bello ma che significa?

“ Shekinah è un termine che deriva dalla radice ebraica “abitare, dimorare” e  vuol dire la presenza di Dio, padre e madre, in tutte le cose. La “Cabala” lo rappresenta come l’albero della vita con le radici rivolte verso l’alto ed i frutti che toccano la terra, a significare l’incontro tra Dio e l’uomo.”

La bellezza e la tenerezza sono molto presenti nelle parole e nei gesti del Vescovo di Roma Francesco ( così ama definirsi)  tu che ne dici?

“Una presenza attesa che genera entusiasmo e non solo nel mondo giovanile. Il cardinale di Serajevo che abbiamo incontrato nel nostro viaggio in Bosnia ci ha detto che tutte le “congregazioni” si erano accordate per eleggere un Papa che desse credibilità alla Chiesa e che desse concretezza alla necessità di tornare all’essenzialità del messaggio cristiano. Papa Francesco sta mettendo in pratica “cose che molti pensavano e dicevano” con naturalezza, facendole diventare normali, senza particolare enfasi. Ovviamente è sempre presente il pericolo, specie da parte dei media, di trasformarlo in “personaggio”da idolatrare. Ma lui è stato chiaro: <non dovete urlare Francesco, ma Gesù!>. E poi mi pare molto attento alla collegialità, perché la chiesa dev’essere un’esperienza comunitaria. Mi ha colpito il fatto che più di una volta si è recato da Benedetto XVI.”

Ho incrociato, nella mia vita,  tutti i papi da Pio XII a Francesco, ho vissuto con esaltazione il momento conciliare e con angoscia il periodo successivo. Decenni di “silenzio”  sui temi conciliari  ha creato più generazioni di giovani completamente ignari di queste problematiche.

“Magari i giovani fanno esperienze in linea con i valori conciliari, ma li ignorano perché gli adulti, credenti e non credenti, non ne hanno parlato e non ne parlano. E  i giovani avrebbero bisogno di scontrarsi per crescere, magari anche con la memoria storica. Gli adulti hanno lottato per non “avere padri”, ma ora vivono la crisi di adulti che “non sanno fare i padri” e magari “ continuano a fare i figli”. Insomma essi credono che sono sempre e solo loro a dover cambiare il mondo…di farsi un po’ da parte, di lasciare il posto non ne hanno voglia… e poi si lamentano che i giovani crescono da irresponsabili. Papa Francesco potrebbe, forse, riannodare i fili.

Fratel Arturo Paoli, a 101, forse da “nonno”, non si stanca di parlare ai giovani e nel suo messaggio del 2012 conclude:”Coraggio giovani, il prossimo futuro si offrirà a voi, solo a voi. La generazione adulta scomparirà presto perché il futuro è solamente di chi crede e spera fortemente nella vita che rinasce nel tempo”.