F-35, “ancora acquisti senza avvisi”

Redattore Sociale
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Nonostante la discussione in corso in Parlamento e presso l’opinione pubblica il Ministero della Difesa prosegue nella sua marcia di acquisizione dei caccia F-35, addirittura confermando contratti sul lotto numero 9 (da definirsi solo nel 2015). Tutto questo mentre il Governo Renzi sembrava sul punto di ripensare il programma e il Documento presentato dal PD chiedeva una sospensione dei contratti.

Per la campagna “Taglia le ali alle armi” si tratta di un “comportamento inaccettabile e che dimostra come le pressioni di chi vuole mantenere alte le spese militari scavalchino qualsiasi sensata considerazione sui caccia F-35”. La Campagna rinnova quindi al presidente del Consiglio Renzi ed al ministro Pinotti la richiesta di un incontro, già avanzata ufficialmente con una lettera nei giorni scorsi, per poter informare adeguatamente il Governo sulla problematica situazione del programma JSF.

“La notizia proviene direttamente da fonte del Dipartimento della Difesa statunitense e, a meno di smentite mai fatte in passato per avvisi dello stesso tipo, si configura molto grave – afferma la campagna -. L’Italia ha continuato la propria serie di acquisti, in questo caso per ‘parti, materiali e componenti di supporti’, relativa al cacciabombardiere F-35. Una decisione ed una firma avvenute in assoluto disprezzo sia del dibattito politico e pubblico in corso in questi giorni, (con i ripensamenti annunciati dal Governo Renzi e il recente documento del Pd sulle spese militari) sia – e soprattutto – in piena inosservanza delle prescrizioni Parlamentari dello scorso anno”.

”Ricordiamo infatti – affermano i promotori della campagna – che le mozioni votate sia alla Camera che al Senato a metà 2013 prevedevano l’interruzione di qualsiasi ‘ulteriore acquisto’ relativo al programma dei caccia F-35. In realtà il Ministero della Difesa, in particolare il segretariato generale della difesa che ha la responsabilità della gestione della nostra partecipazione al programma JSF, non aveva rispettato tali prescrizioni anche nel corso del 2013, come dimostrato dai dati pubblicati poche settimane fa dal Rapporto di ‘Taglia le ali alle armi’ sullo stato del programma”.

A tutto questo si aggiunge il contratto sottoscritto il 25 marzo 2014 e relativo a 57 aerei del Lotto IX per gli Stati Uniti, il Giappone e la Gran Bretagna oltre che per il nostro Paese. “Un totale di quasi 700 milioni di dollari per 57 velivoli, il che porta ad una media di costo delle parti previste per ciascun aereo di oltre 12 milioni di dollari”.

La Campagna “Taglia le ali alle armi” così come già sottolineato in passato considera “inaccettabile questa decisione e questa forma di gestione del programma F-35”. E aggiunge: “In un momento in cui anche la politica ha iniziato a convincersi delle ragioni della nostra pluriennale mobilitazione contro i caccia, una posizione ormai già da tempo maggioritaria nell’opinione pubblica, è assolutamente inconcepibile che le strutture operative della Difesa continuino a proseguire per la propria strada sul caccia F-35 sottoscrivendo accordi onerosi e rendendo ancora una volta inefficace qualsiasi forma di controllo sulle spese militari”.

Negli scorsi giorni il ministro della Difesa Senatrice Pinotti aveva dichiarato di voler sospendere i pagamenti (forse facendo riferimento invece ad ulteriori contrattualizzazioni) ma le informazioni provenienti in queste ore dagli Stati Uniti certificano il contrario. “Vogliamo con forza ribadire come non sia accettabile considerare questi nuovi accordi come mero completamento di un percorso già iniziato: da un lato perché iniziato dopo la decisione delle mozioni dello scorso anno, dall’altro perché anche in presenza di precedenti contratti per ‘parti di lunga produzione’, riferiti ad un singolo lotto, non c’è assolutamente alcun obbligo o automatismo di ulteriore acquisto come testimoniano in prima battuta le riduzioni sul numero di velivoli recentemente decise dagli stessi Stati Uniti”.

”Questa inconcepibile decisione – conclude la campagna – avviene infine negli stessi giorni di pubblicazione di un nuovo rapporto del Gao del Congresso Usa che mette in guardia sugli ulteriori ritardi del programma e sulla sua precaria sostenibilità a medio e lungo periodo. Avvertimenti pienamente ignorati dalla nostra Difesa che, con questa decisione, continua a farsi beffe non solo della maggioranza degli italiani (e dei loro quotidiani problemi) ma anche della sovranità del Parlamento”.

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Predicare la nonviolenza

Maurizio Girolami
www.riforma.it

Che ne è stato delle firme che, insieme ad altre riviste ed emittenti cristiane, abbiamo raccolto contro l’acquisto da parte dell’Italia dei cacciabombardieri ad armamento nucleare F35? La stampa ha titolato come se avessero vinto i pacifisti, ma la realtà è più complessa. I primi accordi per l’acquisto risalgono agli ultimi anni ‘90 (Prodi e D’Alema) e proseguono, via Berlusconi, fino agli ultimi tre governi. Tuttavia i contratti firmati riguardano solo tre – quattro aerei, anche se la Lockheed, le lobby delle armi e i tre ultimi ministri della Difesa hanno seguitato a ipotizzarne molti di più: 130 secondo Di Paola (governo Monti), 90 secondo Mauro (Letta), 45 o anche meno secondo la ministra Pinotto (Renzi). Per capire la situazione occorre tener presenti tre fattori.

Anzitutto il rapporto del Pentagono che attestava i gravi difetti degli F35, che hanno indotto tutti gli otto governi esteri che ne avevano programmato l’acquisto a sospenderlo o ad annullarlo. Chi, in Italia, parla di penali da pagare se non si conferma l’acquisto, deve ricordare che i contratti effettivamente firmati riguardano solo tre o quattro aerei e che l’Italia è già pienamente impegnata nella produzione degli aerei Eurofighter (giudicati nettamente superiori agli F35); e qui davvero se si tirasse indietro dovrebbe pagare una salata penale.

In secondo luogo è fallito il doppio tentativo (nell’estate del 2013 e il 20 marzo scorso) del presidente Napolitano di convocare il Consiglio Supremo di Difesa per modificare l’articolo 4 della legge 244 (da lui stesso controfirmata nel 2012) che assegna alle camere – e non più al governo e neanche al Quirinale – la decisione sulle spese militari straordinarie e su quelle ordinarie che riguardino «programmi pluriennali finanziati nei precedenti esercizi con leggi speciali» anche per evitare «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» (è proprio il caso degli F35). E in effetti la Commissione parlamentare incaricata di indagare sugli F35 e sulle spese militari ha ipotizzato di dimezzare il numero di F35 e di tener fermo l’impegno per i 25 Eurofighter. Di più, la ministra della Difesa Pinotto e lo stesso Consiglio di Difesa – con il premier Renzi, il capo di Stato Maggiore e il presidente Napolitano – hanno convenuto sulla necessità di stabilire, prima di spendere, quali sono gli obbiettivi della difesa e di redigere su questo tema un libro bianco entro l’anno.

In terzo luogo c’è il binomio Renzi/crisi economica: per tener fede alla propria immagine di decisionista spregiudicato, Renzi non esita a tagliare anche le spese per gli F35 e per le forze dell’ordine pur di realizzare gli 80 euro di incremento per i salari più bassi, che potrebbero contribuire a rilanciare i consumi e l’economia.

Nella petizione che abbiamo lanciato parlavamo anche di riconversione delle industrie belliche e di creazione di centinaia di migliaia posti di lavoro per la salvaguardia del territorio, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, la messa i sicurezza delle scuole ecc. Di questo non vi è traccia nelle scelte immediate del nuovo governo, anche se forse vi sono le intenzioni. Molti quesiti potrebbero essere posti. Se gli F35 sono un costo enorme per un’arma pericolosa e inefficace, perché tenersene 45? Renzi farà ciò che dichiara oppure punta solo a vincere le elezioni europee? E così via. In questa sede mi sembra interessante un altro interrogativo. Siamo soliti predicare sui profeti che richiamano i potenti al rispetto di Dio, su Gesù che non teme di parlare con dolcezza e con durezza. E questo va bene. Perché non impegnare per un anno, o anche un solo mese, tutte le nostre comunità, predicando, facendo controinformazione sulle guerre nel mondo e sul commercio delle armi e organizzando iniziative nonviolente?