Le suore USA sono sulla via dell’eresia

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n. 18 del 17/05/2014

Sempre più vicine all’eterodossia, sempre più da tenere al guinzaglio: è questa la “sentenza” del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Gerhard Ludwig Müller riguardo alle religiose statunitensi della Leadership Conference of Women Religious, l’organismo che riunisce l’80% delle superiore delle congregazioni religiose femminili Usa, più volte premiato (ad esempio da Pax Christi) per l’impegno religioso e nei confronti degli ultimi.

In una lettera dura e molto diretta, pubblicata anche sul sito del Vaticano, Müller sintetizza il contenuto di un incontro avvenuto il 30 aprile scorso, cui hanno partecipato i vertici dell’Lcwr – suor Carol Zinn, suor Florence Deacon, suor Sharon Holland e suor Janet Mock – Müller stesso e il delegato pontificio, mons. Peter Sartain, arcivescovo di Seattle, incaricato della “normalizzazione” dell’Lcwr dopo che l’inchiesta vaticana sull’organismo si era conclusa con il rilevamento di «errori dottrinali» e di «posizioni radicalmente femministe» (v. Adista nn. 44, 68 e 97/10; 19, 22, 23, 24, 30, 33, 42 e 43/12; 15, 16, 17, 18, 20 e 29/13).

Disobbedienti…

Il prefetto accusa le religiose di non essersi attenute all’agenda di riforme prescritta dal Vaticano nella Valutazione dottrinale elaborata al termine della visita apostolica di due anni fa, un documento che «affronta gli errori dottrinali» alla luce della responsabilità che ricade in capo alla Lcwr «di promuovere una visione della vita religiosa armonica rispetto a quella della Chiesa e di elaborare una solida base dottrinale per la vita religiosa». La scelta delle relatrici alle loro assemblee annuali, secondo il cardinale, induce il sospetto che il loro programma di attività promuova l’eresia.

Con un tono piuttosto brutale, dunque, per il quale nel corso della lettera si scusa più volte, Müller ha comunicato alle religiose che, a partire dal prossimo agosto, il programma della loro assemblea dovrà essere sottoposto all’approvazione del supervisore vaticano. La scelta delle relatrici e il materiale cartaceo offerto alle aderenti lo hanno persino indotto a chiedersi se l’Lcwr abbia «la capacità di sentire cum ecclesia», una preoccupazione dunque «più profonda rispetto a quella espressa nella Valutazione dottrinale, riguardante la mancanza di punti di vista diversi durante l’Assemblea, quando i relatori esprimono opinioni divergenti dalla dottrina della Chiesa».

Il punto critico, questa volta, è la consegna, in occasione della prossima assemblea – in programma come di consueto ad agosto – dell’Outstanding Leadership Award (un premio conferito alle superiore religiose particolarmente distintesi nel loro ministero) «ad una teologa criticata dai vescovi degli Stati Uniti per la gravità degli errori dottrinali nei suoi scritti».

Müller non fa nomi, ma è chiaro il riferimento alla teologa suor Elizabeth Johnson, docente alla Fordham University, il cui volume Alla ricerca del Dio vivente – una rassegna dei più recenti orientamenti teologici, pubblicata anche in Italia – è stato oggetto di dure e immeritate critiche da parte della Commissione dottrinale dei vescovi Usa, senza che alla teologa sia mai stato consentito il diritto di replica (v. Adista nn. 30, 32, 35, 46, 48, 60 e 82/11; 1/13). Si tratta di una scelta, tuona Müller, «che sarà considerata come una provocazione esplicita contro la Santa Sede e la Valutazione dottrinale. Non solo, ma con essa l’Lcwr si alienerà ulteriormente i vescovi». Scelta della quale mons. Sartain, delegato pontificio incaricato della supervisione dei programmi dell’Lcwr, non è stato informato che a cose fatte. «So di parlare in modo piuttosto secco – si scusa Müller – ma lo faccio nella consapevolezza che non vi è un’altra lente interpretativa, dentro e fuori la Chiesa, con cui esaminare la decisione di conferire questo premio»; se Sartain fosse stato coinvolto nella decisione della Lcwr, «sono certo che avrebbe fornito un elemento importante al discernimento che avrebbe potuto concludersi con un esito diverso».

La “disobbedienza” delle religiose, prosegue Müller, «è davvero incresciosa e dimostra chiaramente la necessità del provvedimento in base al quale relatori e presentatori nelle occasioni più importanti siano sottoposti all’approvazione del delegato». Pertanto, «vi informo che questo provvedimento deve essere considerato pienamente in vigore. Dopo l’assemblea di agosto, la Santa Sede si aspetta che l’arcivescovo Sartain abbia un ruolo attivo nella discussione sui relatori da invitare e sulle persone cui conferire premi»

.…e in odore di eresia?

Ma il prefetto non si ferma qui e affonda. Oltre alla questione disciplinare – il non rispetto da parte dell’Lcwr dell’obbligo di consultarsi con il delegato pontificio – il suo obiettivo polemico è anche dottrinale: l’interesse dimostrato dall’organismo, nel corso delle sue assemblee, per le teorie dell’“Evoluzione consapevole”, una forma di spiritualità dal risvolto pragmatico secondo cui l’essere umano ha già dentro di sé potenzialità creative che devono ancora essere riconosciute e messe in pratica, e che possono condurre alla cooperazione, all’innovazione, alla sostenibilità e alla pace.

Per giungere a questi obiettivi, sostengono i promotori di questa teoria, è necessario raggiungere una massa critica di persone consapevoli che “agiscano” il cambiamento nella direzione di una nuova consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda. Müller ha equiparato questo approccio allo gnosticismo, movimento cui si riconducono diverse sette del II secolo d.C. che proponevano un sincretismo tra cristianesimo e retaggi di origine pagana.

«Abbiamo visto molte volte nella storia della Chiesa – prosegue – i tragici risultati della diffusione di questo frutto amaro»; l’Evoluzione consapevole «non offre nulla che possa nutrire la vita religiosa come testimonianza profetica e privilegiata radicata in Cristo, che rivela l’amore divino a un mondo ferito». Nell’edizione del 2012, l’assemblea dell’Lcwr ha visto sul podio Barbara Marx Hubbard, una delle massime rappresentanti di questa corrente di pensiero e di prassi: da quel momento, è l’accusa di Müller «ogni numero della vostra newsletter ha parlato di Evoluzione consapevole. Abbiamo visto persino alcuni istituti religiosi modificare le loro linee guida per inserirvi concetti e termini derivanti dall’Evoluzione consapevole».

«Mi scuso ancora se sembro troppo netto – conclude il cardinale – ma ciò che mi sento in dovere di affermare è troppo importante per mascherarlo con un florilegio di parole»: «Le tesi fondamentali dell’Evoluzione consapevole sono opposte alla rivelazione cristiana».

All’inizio, solo una presa d’atto

In prima battuta, l’Lcwr ha risposto in modo scarno, senza entrare nel merito delle accuse e delle richieste, probabilmente nell’intenzione di non esasperare il conflitto e di mantenere bassi i toni.

Il breve testo, pubblicato sul sito, rileva che le osservazioni di Müller «riflettono scrupolosamente il contenuto del mandato inoltrato all’Lcwr nell’aprile 2012. Come scritto nel comunicato del cardinale, queste osservazioni dovevano costituire la base di successive discussioni». L’interazione reale con il card. Müller e il suo staff, affermano le religiose, «ha costituito un’esperienza di dialogo rispettoso e impegnativo». Qualche giorno dopo però l’Lcwr è tornata sulla questione, pubblicando una dichiarazione più articolata (v. notizia successvia).

E il papa che ne pensa?

Papa Francesco, in tutto questo, resta dietro le quinte, ma non viene facile pensare che non vi sia il suo imprimatur, dal momento che, nel 2013, uno dei suoi primi atti da papa fu proprio la conferma della validità del percorso: durante l’incontro annuale in Vaticano tra Müller e i vertici dell’organismo, il primo aveva infatti affermato di aver «discusso di recente» la questione con il papa, «che ha confermato i risultati della valutazione e il programma di riforma».

D’altro canto però non si può non tenere conto dei commenti al riguardo di colui che è oggi considerato quasi un portavoce del pensiero del papa, ossia il card. Walter Kasper, che ha minimizzato la portata delle critiche di Müller-

Mons. Sartain: soddisfatto. Del metodo

Nel frattempo, anche mons. Sartain ha detto la sua, allineandosi del tutto con le posizioni espresse da Müller. In un comunicato del 5 maggio ha definito l’incontro con le religiose «schietto e aperto», «rispettoso», «molto utile». «Sono in pieno accordo con le questioni sollevate dal cardinale – ha affermato il delegato pontificio – e negli ultimi due anni ne ho discusso spesso con i vertici della Lcwr».

Per Sartain, dunque, tutto bene: «Abbiamo sviluppato una ottima relazione», ha detto, ed è «nel contesto di questa relazione che continueremo ad affrontare le importanti questioni sollevate dal card. Müller».

Di sicuro mons. Sartain non mancherà, come già l’anno scorso, alla consueta assemblea di agosto in programma a Nashville

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Suore USA: finora non siamo state capite, ma speriamo ancora nel dialogo

Ludovica Eugenio

Si sono prese qualche giorno per fare il punto della situazione e, dopo il primo stringatissimo comunicato successivo all’incontro con la Congregazione per la Dottrina della Fede, le superiore religiose statunitensi della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr, vedi notizia precedente e seguente) hanno pubblicato sul loro sito (8/5) una dichiarazione più articolata. «Negli ultimi giorni c’è stato molto dibattito pubblico intorno ai commenti del card. Gerhard Müller», scrive la presidenza della Lcwr, costituita da suor Zinn, suor Holland, suor Deacon e suor Mock. Commenti la cui accuratezza e precisione sono state riconosciute tanto dal delegato pontificio mons. Peter Sartain quanto dalle religiose stesse, nel loro primo comunicato.

«Per l’Lcwr, questa conversazione è stata costruttiva nella sua franchezza e assenza di ambiguità. Non è stata una discussione facile – ammettono le religiose – ma la sua apertura e lo spirito di ricerca ha creato spazio per un dialogo e un discernimento autentico.

L’incontro, per le religiose, va letto nella globalità della visita dell’Lcwr ai vari dicasteri vaticani, nei quali si è respirato un clima di «interazione genuina e di rispetto reciproco», ma anche di universalità della Chiesa: «Siamo state messe al corrente dei diversi incontri internazionali che il Santo Padre ha riunito e ha intenzione di riunire riguardo a temi come economia, ambiente, vita familiare, fame, povertà, acqua, violenza, tratta degli esseri umani; il tutto impegnando persone di ogni età e condizione «per lavorare per il bene comune del pianeta»: «Abbiamo sentito – dicono le suore – l’energia che fluisce da queste iniziative, non nuove per il Vaticano ma con un rinnovato senso di urgenza e possibilità».

Ma non è stato tutto oro. «Nei nostri incontri con la Congregazione per la Dottrina della Fede – si legge nella dichiarazione – l’Lcwr si è rattristata nell’apprendere che le impressioni in Vaticano sull’organizzazione nei passati decenni si sono istituzionalizzate, e che queste percezioni istituzionalizzate hanno condotto a giudizi e in ultimo alla valutazione dottrinale. Durante il colloquio è stato evidente che nonostante i grandi sforzi compiuti negli anni, la comunicazione si è interrotta e di conseguenza si è sviluppata sfiducia. Ciò che in questo incontro ha creato un’apertura al dialogo è stato sentire di prima mano il modo in cui la Congregazione percepisce la Lcwr. Noi non ci riconosciamo nella valutazione dottrinale e comprendiamo che, nonostante questo, i nostri tentativi di chiarire le errate percezioni hanno portato a incomprensioni ancora più profonde. È una questione molto complessa, ma l’Lcwr è stata rincuorata dal tentativo sia della Congregazione che della Lcwr stessa di trovare un modo per onorare l’integrità e la missione di entrambi gli organismi».

Preso atto delle differenze, la stessa passione per ciò che la Chiesa può essere «rafforza il nostro impegno a restare al tavolo e a parlare»; «Vogliamo essere parte della Chiesa universale radicata nel Vangelo, una Chiesa che ascolta il grido dei poveri ed è unità nella sua risposta. Allo stesso tempo, non possiamo fare appello per la pace in Siria in Medio Oriente, in Sud Sudan, se non ci sediamo anche noi a parlare con persone che hanno opinioni diverse e lavorano con pazienza e costanza per un genuino incontro di menti e cuori».

Per l’Lcwr «nulla è cambiato. Siamo ancora sotto il mandato e ancora con il compito difficile di esplorare il significato e l’applicazione di concetti chiavi dal punto di vista teologico, spirituale, sociale, morale ed etico», un lavoro pieno di «tensione e fraintendimenti». Ma è pur sempre «il lavoro di leader in tutti i percorsi della vita in questi tempi di cambiamento globale nel mondo». Alla luce di questo, l’Lcwr intende continuare il dialogo, «una delle imprese più decisive che noi, come superiore, possiamo intraprendere per il bene del mondo, della Chiesa e della vita religiosa».

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We Are Church esprime solidarietà alle suore americane nel loro duro confronto con l’ex-S.Ufficio

www.noisiamochiesa.org/?p=3291

Messaggio di amicizia e di solidarietà dell’International Movement We Are Church alle suore americane nel loro difficile rapporto con la Congregazione per la Dottrina della Fede

L’International Movement We Are Church (IMWAC) esprime la sua solidarietà alla LCWR (Organizzazione delle suore USA) per la continuazione delle trattative con la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) e con l’Arcivescovo Sartain sulle questioni che sono state sollevate nei loro confronti. Condividiamo l’opinione del Card. Kasper che ha fortemente sottolineato che il dialogo (e non la condanna) è il modo cristiano per superare tutte le difficoltà insorte. L’impegno della LCWR costituisce un grande contributo alla vita della Chiesa americana ed anche della Chiesa universale per il loro paziente e coraggioso negoziato con la CDF. La linea dottrinale e l’approccio pastorale della CDF deve essere rivista perché diventi coerente con gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che papa Francesco ha ripreso e portato avanti. Vi siamo vicini con la nostra preghiera. Siate certe che lo Spirito Santo è presente oggi in mezzo a nopi e a voi come nel giorno di Pentecoste.

Roma, 10 maggio 2014

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Card. Kasper: l’attacco di Müller? Le suore non si preoccupino troppo

Ludovica Eugenio

Le religiose statunitensi della Leadership Conference of Women Religious (v. notizia precedente) stiano tranquille: non devono preoccuparsi per le dure critiche del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Gerhard Ludwig Müller, sono solo un segno della visuale «più ristretta» che le autorità della Curia tendono ad adottare. Sono rivelatrici le parole che il card. Walter Kasper, accreditato sempre più come “il teologo del papa” per la comunanza di vedute e di orientamenti, ha pronunciato il 5 maggio scorso durante la presentazione del suo libro Mercy: the Essence of Gospel and the Key to Christian Life alla Fordham University. Secondo quanto riporta il settimanale cattolico Usa National Catholic Reporter (6/5), con tono leggero Kasper ha ironizzato («Anche io sono considerato sospetto! Ma non posso farci nulla») raccontando che, all’indomani dell’elezione a «vescovo di Roma», Bergoglio, elogiando il libro di Kasper, si sentì dire da un anziano cardinale: «Santo Padre, non può farlo, in questo libro ci sono eresie!». Bergoglio raccontò poi l’aneddoto a Kasper commentando: «Sono cose che entrano da un orecchio ed escono dall’altro».

Insomma, a quanto sembra Kasper ha cercato di minimizzare l’ultimo attacco del card. Müller contro le religiose statunitensi, esprimendo la speranza che il conflitto venga superato. «Se hai un problema con le superiore delle congregazioni religiose, allora devi discutere con loro, dialogare, arrivare ad uno scambio di idee», ha detto. «Forse loro devono cambiare qualcosa. Forse anche la Congregazione per la Dottrina della Fede deve cambiare un po’ mentalità. È così che accadono normalmente le cose nella Chiesa. Io sono per il dialogo. Il dialogo presuppone posizioni diverse. La Chiesa non è un’unità monolitica». Kasper ha sottolineato la dimensione della comunione: «Ciò significa anche essere in dialogo gli uni con gli altri. Spero che tutta questa controversia finisca in un dialogo positivo, sereno e importante».

La differenza di posizioni tra Kasper e Müller è emersa anche nell’elogio pubblico della teologa criticata dai vescovi Usa, suor Elizabeth Johnson, cui l’Lcwr quest’anno conferirà il premio per la migliore leadership religiosa e che il prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha invece stigmatizzato quasi come eretica, rimproverando l’Lcwr di non aver chiesto prima l’approvazione della Santa Sede (v. tra le notizie precedenti). Parlando di lei e di un’altra teologa femminista, Elisabeth Shussler Fiorenza, che vissuto traversie analoghe con Roma, Kasper ha affermato di conoscerle entrambe da anni: «Le stimo tutte e due». Le critiche? Fanno parte del dibattito accademico, la Congregazione per la Dottrina della Fede talvolta «vede le cose in modo un po’ limitato». La critica di cui la Johnson è stata ed è tuttora oggetto «non è una tragedia e ce la lasceremo alle spalle», ha concluso Kasper, associando la teologa a San Tommaso d’Aquino, che fu condannato dal suo vescovo e visse nell’ombra per anni: «È quindi in buona compagnia!».

Appare sempre più incerto, dunque, che Müller abbia tutto il sostegno del papa nell’attacco alle religiose che, del resto, non ha un carattere di sanzione ufficiale, pur se è un ulteriore schiaffo all’autonomia dell’Lcwr. La quale ora, però, dovrà presumibilmente porsi ancora una volta la domanda che la tormentò all’epoca della pubblicazione della Valutazione dottrinale vaticana che sanciva l’esistenza di divergenze dottrinali rispetto al magistero della Chiesa: meglio continuare ad essere un organismo di diritto pontificio, conservando potere contrattuale ma piegando la testa, o disgregare l’Lcwr e fondare un altro organismo autonomo, sganciato dall’istituzione ma per ciò stesso più debole?