Coppie gay, più dell’onor poté la Chiesa di C.Calamani

Cecilia M. Calamani
www.cronachelaiche.it

Con un tempismo da orologio atomico, ecco arrivare l’annuncio di Renzi: entro fine mese sarà pronta la proposta del governo sulle unioni civili. Che poi il termine corretto sarebbe “unioni omoaffettive”, visto che il governo vuole normare solo le coppie dello stesso sesso.

Ma cosa è successo in questi giorni da spingere il presidente del Consiglio ad accelerare il passo se fino a un paio di settimane fa procrastinava laconicamente la questione dei diritti civili al termine del programma dei Mille giorni? È semplice: è iniziato il Sinodo dei vescovi sulla famiglia e probabilmente – a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva qualcuno – Renzi ha preso per buone le sbandierate (ma pur sempre presunte) aperture sugli omosessuali al punto da considerarle come un via libera a una legislazione in merito. Già, perché alcuni vescovi, pur ribadendo la centralità dell’istituto matrimoniale riservato solo a un uomo e una donna, hanno, bontà loro, riconosciuto che i gay «hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana» ma «senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali». Detto, fatto. Renzi l’efficiente cavalca l’onda e partorisce un istituto adatto solo a coppie dello stesso sesso. Le altre si sposino, lo dice anche la Chiesa.

Dopo anni di sterili discussioni parlamentari su Pacs, DiCo, DiDoRe, Cus, tutti affossati perché il papa lanciava anatemi e il parlamento cattolicamente si prostrava, arriva dunque l’era di Renzi e Bergoglio, che più o meno a braccetto concertano i diritti civili della popolazione italiana. Che i Paesi evoluti già prevedano il matrimonio per le persone dello stesso sesso non li scalfisce neppure: loro devono salvare la famiglia «naturale» formata da un uomo e una donna rigorosamente uniti in matrimonio, ma sono talmente magnanimi da concedere agli omoaffettivi di potersi volere bene. Sempre peccatori rimangono, ma la Chiesa è misericordiosa. Il governo anche.