Un pensierino per il Natale 2014 di Fabrizio sj

Centro Hurtado
Comunità padri gesuiti
Napoli

Carissime amiche e carissimi amici

È tempo di inquietanti interrogativi e ricerca di risposte concrete che restituiscano motivi di speranza e di pace. E’ il senso che vorrei dare al tempo che anche quest’anno ci viene riproposto, da una parte con il pressante invito al consumo natalizio, nella speranza di una ripresa dell’economia, ma dall’altra nella coscienza ferita per le tante sofferenze che ci circondano.

Si tratta di scegliere dove indirizzare e mettere i nostri piedi. E’ nel seguire la scelta del Creatore, che con Gesù ha messo i piedi nella storia dell’umanità, che ancora una volta mi commuovo e sento che il cuore ha le sue buone motivazioni per poter desiderare e sperare novità, cambiamenti, bellezza.

E’ a contatto di tante nuove povertà che sto imparando ad aprire la coscienza all’urgente bisogno di cambiamento, nell’incontro con le coscienze, da una parte di chi più soffre, dall’altra di chi ha le risorse per trasformare in bene comune quanto gli appartiene in termini di cultura, di sensibilità, di proprietà, di capacità di realizzarsi nella pienezza del diritto e della dignità della persona offrendo anche ad altri tale opportunità.

Ancora una volta ammiro con passione quelle tante figure di donne e di uomini che hanno fatto della propria vita un canto di donazione, di impegno, di sacrificio, in una sinfonia di accordo e di comunione con gli altri, perché anche altri potessero godere la pienezza della gioia, che è il senso stesso della vita. Sto imparando che nelle risorse umane tanto fragili si può innestare l’energia che lo stesso Cristo Gesù ha immesso nella storia perché, “tralci di lui che è la vite” (Giov. 15), potessimo superare ogni ostacolo e debolezza.

E’ la presenza del suo Spirito in noi che alimenta ogni desiderio di crescita e di cambiamento. Lo vado sperimentando a contatto delle famiglie che, prive di casa, di lavoro di istruzione, l’orizzonte della vita è sempre più ristretto e doloroso. Lo incontro nelle carceri dove va difeso il diritto di poter riabilitare la propria cittadinanza attiva e responsabile. Lo sperimento nel pronto soccorso degli ospedali, quando è incerta la possibilità di un ricovero che restituisca salute e di ritornare fra i propri cari con le proprie gambe.

Ancora immediata e sensibile avverto l’urgenza di offrire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di dare vita al processo educativo che permetta loro attraverso l’alfabeto della lingua, dei sentimenti, della creatività, nel gioco e nella fantasia, nello sport e nell’arte, la gioia di realizzare un disegno di persona integrale e originale. Se non si offre loro una esperienza educativa che apra il loro spazio cognitivo all’apprendimento e alla comunicazione, si prospetta una mutilazione del loro essere, impedendo loro di esprimersi, di arrivare alla capacità di scegliere, di giudicare e di agire in modo responsabile.

La scuola appare “zoppa” nel costruire percorsi di formazione che non siano solo “saper leggere, scrivere e far di conto”, quando, mancando di esperienza e di spessore integrali di vita, si rimane di fatto analfabeti. L’esperienza educativa è indispensabile che si formi con l’apertura all’ambiente, alla natura, alle migliori realizzazioni della scienza, del pensiero, dell’arte, del lavoro, altrimenti i nostri ragazzi rimangono stretti nei bisogni indotti del consumo, dell’emotività violenta e aggressiva, nell’insicurezza e nell’ignoranza. Si prospetta per loro un ricorrere all’illegalità o l’appartenere a quella sotto società di scarto, caratteristica di tante periferie urbane ed esistenziali che rammenta il nostro vescovo di Roma Francesco.

Ecco perché continuo a sperare e ad amare un servizio che mi fa stare con gli ultimi, attirando a loro tanti amici, giovani scout, persone anche di “alto rango”, di una Napoli che sembra tanto distante dalla realtà delle periferie, di tanti generosi collaboratori di altre città, nel tentativo di vivere insieme quella esperienza di novità e di cambiamento che significa il Natale anche quest’anno.

Sono tanti che mi stanno insegnando con il loro entusiasmo o con la loro generosità o con il loro impegno, come fanno tutti coloro che sono presenti nella Rettoria di Santa Maria della Speranza o al Centro Hurtado, che tutto è possibile quando la coscienza si apre all’amore. Lo riconosco in tutti coloro che, ispirati da una laicità responsabile o da una ricerca che riconosce la presenza dello Spirito di Gesù Risorto nella storia dell’uomo, tracciano sentieri di giustizia e di pace.

E’ l’augurio che tutti noi possiamo godere tale ispirazione e che possiamo trasformarla in azione condivisa e solidale, con la ricchezza che ciascuno può esprimere.

Vorrei abbracciarvi singolarmente e mi riesce di farlo nella intimità della preghiera per voi e per tutti i vostri cari