Un bambino che nasce di B.Manni

Beppe Manni – Cdb Villaggio Artigiano
Gazzetta di Modena, 16 dicembre 2014

Il presepe racconta la nascita di un bambino eccezionale (e quale bambino che nasce non è eccezionale?).
Povero, non accolto. Anzi perseguitato da uomini potenti e malvagi che abitano i palazzi e i templi. La gente dei borghi e delle campagne va incuriosita a vedere questo pargoletto nuovo.

E’ diventato un piccolo mito casalingo, il Presepe. In esso si riversano e si identificano tenerezza, affettuosità, speranze. E’ una sacra rappresentazione domestica. Che venga pur costruito anche nelle scuole pubbliche, come un grande gioco a cui partecipano maestre e bimbi; se questo non offende una maggioranza di genitori di altre fedi. Ricordiamo che la scuola italiana è laica, pagata da tutti.

Il presepe non deve diventare un occasione di scontro per affermare la propria cosiddetta ‘identità cristiana’. Dagli ambigui contorni: Dio, Patria e Famiglia; valori non negoziabili; insegnmento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e denaro alle scuole private; 8 per mille e crocefissi posizionati in ogni luogo strategico.
Il vero messaggio teologico del presepe non viene quasi mai predicato. E’ sconosciuto agli ignoranti predicatori dell’identità cattolica dell’Italia.Si fa leva sul sentimentalismo natalizio, fatto di bambinelli, pastori e pecorelle belanti.

Il Presepio rappresenta un grande racconto teologico un ‘midrasch’ (specie di parabola con intenti catechetici) costruito molti anni dopo la morte di Gesù quando la prima comunità cristiana ripensa al suo Gesù ucciso dagli uomini del palazzo e del tempio, impauriti dal messaggio esplosivo del predicatore di Nazareth. Ecco allora che la nascita di Gesù viene immaginata come parte del disegno di Dio. E’ accompagnata da segni del cielo (angeli); il piccolo non è accolto dal suo popolo “eletto”; è ricercato da Erode (dal Palazzo) e dai sacerdoti che abitavano la cattedrale di Gerusalemme. Deve fuggire e nascondersi.

Alcuni particolari (nascita a Betlemme, uccisione dei bmbini, fuga in Egitto, saggi dall’oriente e stella) vengono adattati per concordare con antiche profezie messianiche.
E’ cercato invece dai pastori che sono gli ultimi nella scala sociale. Non portano doni che non hanno, ma vanno a vedere un bambino che promette di essere il salvatore di Israele. Una speranza accompagnata da molta gioia.
E’ insomma un racconto che anticipa e o meglio rispecchia la vita di Gesù-messia.

Chi vuole a tutti i costi mettere presepi e piantare croci, dovrebbe essere accogliente con i rifugiati, dare una casa ai senzatetto, stare dalla parte dei più poveri e dei bambini di tutta la terra, essere disposto in nome della giustizia, ad affrontare l’isolamento, la persecuzione e anche la croce.

E’ questo il messaggio che nella sua scarna sobrietà, emerge dal presepe romanico nel portale dell’Abbazzia di Nonantola; nelle sculture del pulpito di Modena; nei bassorilievi del Viligelmo. Nei quali gli umili contadini della porta di Pescheria si sentivano rappresentati. Speravano in un Dio buono che si ricordava di loro. E che prometteva un mondo più giusto.

Purtroppo le lotte per un mondo migliore di uguali e di liberi, l’hanno combattute per lo più donne e uomini che dall’Illuminismo alla Rivoluzione francese, dall’epoca della scienza ai movimenti socialisti, hanno cercato di realizzare spesso inconsapevolmente, il sogno del bambino del presepe, proprio contro quella chiesa ufficialmente deputata a predicare il verbo liberatorio di Gesù.

Il messagio-speranza del presepe vive in molti cristiani che testimoniano coraggiosamente, spesso incompresi e perseguitati. Il presepe è materiale esplosivo, va trattato con estrema cura. Come ogni piccolo bambino.