“Monoteismo” culturale di L.Menapace

Lidia Menapace
dalla mailinglist “lidiamenapace”

Ogniqualvolta non si riesce a ridurre una questione, una condizione, un conflitto, una contraddizione, una organizzazione all’uno, sono contenta e mi impegno a “governare” la situazione complessa “senza ridurre la complessità”.

Non credo sia possibile una prospettiva di democrazia reale, se non si governa la complessità come tale, senza ridurla, operazione inevitabilmente violenta, persino se non sparge sangue.

Ad esempio se non si usa “sempre” il linguaggio inclusivo dei generi, più di metà della popolazione mondiale viene simbolicamente cancellata, non conta, non ha nome, nè volto, nè diritti, nè storia.

Noi ad esempio ci diciamo viventi in un regime di democrazia rappresentativa. Eppure le donne, pur essendo due milioni e alcune centinaia di migliaia più degli uomini, nemmeno per sbaglio esercitano tranquillamente più della metà della rappresentanza e la cosa va avanti dal referendum monarchia/repubblica quasi senza avvertenza.

I più e le più dicono di usare il maschile per i due generi “tanto siamo uguali”, oppure che intendono anche donna quando dicono uomo. Chiamati a riflettere sul fatto che la legge linguistica cui ci si riferiscono fu stabilita dai grammatici umanisti del xv secolo nel corso dell’ azione per fare dell’italiano la terza classicità ,e va enunciata come segue, non essendo mai stata modificata: “In italiano nelle concordanze prevale il maschile, come “genere più nobile“, tacciono .

Quanto al fatto di inventare termini se non ne esistono tacciono. Ma se un termine non è in uso al femminile, lo si inventa. Solo le lingue morte non possono più coniare parole, l’italiano è ancora una lingua viva e come si dice cliccare drlbblare, si può ben dire Ministra o Avvocata .

Non voglio qui affrontare la questione dal punto di vista religioso, ma certo non posso non chiedere che avendo incominciato la stagione dell’ecumenismo le tre grandi e più evolute religioni, che sono monoteiste, debbano pur spiegare se e quando andranno oltre il ridicolo dei tre dei unici: se si incontrano, che si dicono? gareggiano su chi è più antico? no, sono tutti eterni; su chi è più potente? no, sono tutti onnipotenti, insomma dato che anche l’ateismo pone problemi, perchè è difficile negare una parola affermadola come appunto si fa con a-teismo, e d’altra parte avendo una qualche idea di cosa sia il -teismo, se lo si vuol negare, affermare che ha tutte le possibili grandezze, tranne l’esistenza…

Mah!, è meglio lasciare un po’in disparte la faccenda, dichiarandosi agnostici e si vedrà. Intanto abituiamoci a pensare sempre in base due, cioé a varcare il limite dell’uno, il che apre la serie infinita dei numeri. E rende possibile la democrazia, e che sia rappresentativa.