L’amore ai tempi di Bergoglio di A.Baoli

Alessandro Baoli
www.cronachelaiche.it

I cittadini che da anni aspettano una normativa sulle Unioni civili, e in particolare le persone omosessuali che non hanno nemmeno l’alternativa del matrimonio, hanno l’unico inutile “privilegio” di stare sempre al centro del dibattito, suscitare polemiche infinite e tifo da stadio – pro o contro – argomento di discussioni da salotto chic e da mercato. Ogni volta che si prova ad affrontare un problema che li riguarda (oggi le unioni civili, ieri l’omofobia) si scopre che c’è sempre qualcosa di più importante o di più urgente da fare, prima di dare diritti e dignità a una parte della cittadinanza (che aspetta da decenni) come dovrebbe succedere in ogni democrazia matura e civile.

Unioni civili? No, prima c’è da pensare all’economia, al jobs act, a qualche guerra imminente (ce ne è sempre una alle porte), alle beghe interne ai partiti, agli equilibri di governo sull’altare dei quali le persone glbt sono sempre le prime ad venir sacrificate. Ma sempre, e comunque, c’è da tutelare la “famiglia naturale”. Paradossalmente, si parla e ci si occupa di “famiglia” (al singolare, attenzione) nei palazzi del potere solo quando qualcuno nomina i gay. Intendiamoci, tutti questi sono problemi di reale importanza, ma lo sono da decenni, non solo da oggi, mentre regolamentare un minimo sindacale di diritti civili è gratis e richiede poco tempo. A volerlo fare.

Così, accade che anche la debole proposta di Matteo Renzi sulle Unioni civili (modello tedesco, senza adozioni), avanzata qualche era geologica fa, abbia seminato il panico tra le file dei “difensori della famiglia”; peccato che questa proposta sia solo un bluff, perché è palese che sia destinata ad essere sacrificata sull’altare della sopravvivenza del governo con Alfano, e bloccata dall’improvviso parossismo dei cattolicisti del Partito democratico. Un fuoco su cui sta soffiando il clero cattolico con particolare impegno, guarda caso, da quando sul trono di Pietro si è seduto il finto progressista Bergoglio, detto anche papa marketing.

Ora, è spiacevole far pubblicità a certi figuri, ma la lettera aperta che il Comitato Famiglia Educazione Libertà ha destinato al premier Renzi, al neo Presidente della Repubblica Mattarella e al ministro dell’istruzione Giannini, è un bell’esempio di delirio suggerito da quella che oramai può tranquillamente essere definita “ideologia familista” (o “familismo ideologico”, fate voi), quel modo distorto e avulso dalla realtà dei fatti di postulare che solo e solamente la famiglia “naturale” (tradotto: eterosessuale e cattolica) abbia un ruolo e una dignità sociale. La famiglia come un totem, un oggetto metafisico, una disciplina, un dogma, non importa cosa contenga, l’importante è si imponga.

Nella lettera si chiede che a scuola giammai venga fatta educazione sessuale, per ragioni di “intimità, pudore, rispetto della privacy” e primato educativo della famiglia rispetto alla scuola. Chi ha uno stomaco abbastanza forte può leggersi da solo il testo della missiva.

Il vero obiettivo però, a dispetto dell’ipocrisia della lettera, sono i diritti delle persone glbt, mascherati nella forma della cosiddetta teoria del gender, ennesima invenzione lessicale dell’estremismo cattolico dopo omofilia, laicismo eccetera. Questa teoria affermerebbe che il “pensiero unico” dominante (una specie di Spectre comandata da Goldfinger, forse) vuole imporre l’annientamento della differenza tra i sessi, e che – testualmente – si vuole insegnare ai «bambini di 4-6 anni» che «i rapporti orali e anali sono “naturali”», che è lecito masturbarsi a quell’età, e che «alle ragazzine delle medie» si raccomanda «di non dire ai genitori se rimangono incinte, perché ci sarà un giudice cui affidarsi per il problema dell’aborto».

La pressione politica contro i diritti delle persone glbt non è mai veramente venuta meno, ma la novità è che in questi ultimi anni si è accompagnata a uno straordinario impiego di forze nella società di gruppi e singoli accomunati da un comune sentimento omofobico e familista. Quindi: sentinelle in piedi, estremismo di destra sdoganato da buona parte del mondo cattolico, surreali video che girano sul web; e l’improvviso attivismo di Mario Adinolfi (leggete quello che scrive oramai dappertutto, e inorridite; o ridete, se volete), del Partito democratico, lo stesso del premier, che segue la scia tracciata dai vari Giovanardi, Binetti, forzisti, alfaniani e leghisti assortiti. Per la cronaca: Adinolfi ha divorziato dalla prima moglie e si è sposato di nuovo, stavolta a Las Vegas. Venghino siore e siori, c’è posto per tutti!

L’ideologia familista e omofobica raggiunge l’apice della sua follia rabbiosa quando non si fa scrupoli ad imbrogliare, a giocare sporco: esemplare il caso del dottor Mario Binasco, che durante le audizioni in Commissione Giustizia aveva paragonato il ddl Cirinnà (il testo attualmente in discussione sulle Unioni civili) ai terroristi dell’Is. Questo signore, invitato alla discussione dal senatore Giovanardi, compagno di partito di Alfano, si era spacciato come rappresentante della sezione italiana dell'”Ecole Européenne de Psychanalyse”.

Peccato che questa “scuola” non esista più dal 2001, e che «Le idee espresse da Binasco riguardo alla questione delle unioni omosessuali distano anni luce dalle elaborazioni in materia sviluppate in seno all’Associazione mondiale di psicoanalisi», come ha avuto cura di chiarire il dottor Domenico Cosenza, presidente della Scuola italiana lacaniana di psicoanalisi. «Ancora una volta si mostra l’indecorosa mistificazione del mondo senza limiti che questi clericali sfruttano per portare avanti le loro battaglie omofobiche orientate a distruggere la vita di milioni di italiane e italiani. Arrivare a mentire in una commissione parlamentare però è francamente inimmaginabile e supera ogni comprensione», è la dichiarazione di Franco Grillini, leader storico dell’associazionismo glbt.

Disgusta anzitutto questa mania compulsiva e morbosa di catalogare le persone secondo il loro orientamento sessuale (mai affettivo, solo sessuale) invece che come persone o almeno come cittadini, titolari di diritti e generatori di reddito e ricchezza come tutti gli altri. Adinolfi e degni compari, che come tanti altri cattolicisti strumentalizzano la famiglia facendone uno strumento brandito contro le minoranze a loro invise, non usufruiscono di un welfare finanziato anche dalle tasse che pagano anche i gay come tutti gli altri? Allora, prendersi i loro soldi va bene, ma concedere ciò che spetta loro non va bene?

Sullo sfondo di tutto questo sta Bergoglio, frutto di un’abilissima, storica operazione di marketing religioso, salutato in ogni dove come innovatore, solo perché ha detto «Chi sono io per giudicare» (citando peraltro il Catechismo, già esistente); solo perché nell’ultima udienza generale del mercoledì ha fatto sedere in prima fila esponenti del movimento cattolico statunitense per i diritti degli omosessuali New Ways Ministry e di quello britannico della Chiesa di Farm Street, tutti evidentemente preda della sindrome di Stoccolma. Senza poi riceverli: vi lascio entrare, ma state zitti e muti, non disturbate e dopo andate via. Ecco la pastorale bergogliana per le persone omosessuali. Sai che novità.

Tranne magari l’umiliante sorpasso della Grecia, a lasciarci l’ultimo posto in Europa, stiamo pure tranquilli, sui diritti delle persone glbt non succederà niente nemmeno stavolta: mica pretenderete che per dare uno straccio di diritto ai gay cada il governo!