Lettera aperta della CdB del Cassano per la venuta a Napoli di papa Francesco

Comunità cristiana di base del Cassano di Napoli

CHIESA DI NAPOLI E DI SCAMPIA “SVEGLIAMOCI” – Lettera aperta per la venuta di papa Francesco

Francesco vescovo di Roma viene nella chiesa di Napoli a confermarci nella fede.

E’ un evento importante per la comunità cristiana napoletana e di Scampia che si stringe attorno a Francesco che con parole e gesti significativi continua a promuovere una chiesa “povera per i poveri”, una “chiesa di periferia”, una “chiesa al servizio degli ultimi”. Una chiesa che si sveste dei suoi poteri per incontrare le donne e gli uomini con le loro debolezze e le loro miserie.

Francesco, sulle orme di Gesù, mette il grembiule e lava i piedi ai fratelli. Non si stanca di farlo incontrando le periferie, i carcerati, gli emarginati, i centri di accoglienza, ogni “scarto” della società. E’ una visione di “chiesa di servizio” che ci piace molto e che tanti ostacoli sta incontrando in chi sostiene ancora una chiesa dogmatica, ricca e potente, abituata ad abiti e cerimonie sontuose, ma molto lontana dallo spirito evangelico di Gesù che non aveva dove posare il capo.
Quante cose dovrebbero cambiare!

Ma questo gravoso compito non basta che lo assuma solo papa Francesco, è indispensabile che lo facciano proprio le chiese locali, le comunità parrocchiali, le piccole comunità. Bisogna uscire dai propri gusci, incontrarsi con quanti vogliono una chiesa diversa ed un mondo diverso, senza gelosie, mettendo in campo tutte le forze di una testimonianza di fede nuova, aperta, semplice, evangelica e dialogante. Una “Chiesa in uscita” dove “tutti siamo chiamati ad uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo (Evangelii gaudium)”.

E’ un messaggio evangelico forte che Francesco ha sottolineato quando a Roma nell’ottobre scorso ha incontrato i movimenti popolari: “Sapete che nei quartieri popolari dove molti di voi vivono sussistono valori ormai dimenticati nei centri arricchiti. Questi insediamenti sono benedetti da una ricca cultura popolare, lì lo spazio pubblico non è un mero luogo di transito ma un’estensione della propria casa, un luogo dove generare vincoli con il vicinato. Quanto sono belle le città che superano la sfiducia malsana e che integrano i diversi e fanno di questa integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Quanto sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che uniscono, relazionano, favoriscono il riconoscimento dell’altro! Perciò né sradicamento né emarginazione: bisogna seguire la linea dell’integrazione urbana! Questa parola deve sostituire completamente la parola sradicamento, ora, ma anche quei progetti che intendono riverniciare i quartieri poveri, abbellire le periferie e “truccare” le ferite sociali invece di curarle promuovendo un’integrazione autentica e rispettosa. È una sorta di architettura di facciata, no? E va in questa direzione. Continuiamo a lavorare affinché tutte le famiglie abbiano una casa e affinché tutti i quartieri abbiano un’infrastruttura adeguata (fognature, luce, gas, asfalto, e continuo: scuole, ospedali, pronto soccorso, circoli sportivi e tutte le cose che creano vincoli e uniscono, accesso alla salute — l’ho già detto — all’educazione e alla sicurezza della proprietà”.
Noi ci riconosciamo in queste parole.

Scampia ha bisogno di spazi che uniscono e non di isole urbanistiche che dividono, ha bisogno di piazze dove incontrarsi e non dei vialoni deserti che la percorrono. Intanto centinaia di famiglie rom, presenti a Scampia da oltre 20 anni, sono costrette a vivere senza l’allaccio dell’acqua e della luce; una vergogna e una cattiveria enorme delle istituzioni del quartiere più giovane di Napoli che potrebbe essere terra di speranza e di futuro per tutta la città ed invece è il quartiere con oltre il 60% di disoccupazione giovanile. Alla positiva tendenza di contrasto alla camorra non corrisponde ancora un piano di sviluppo e di riqualificazione del territorio portatore di lavoro e di una diversa qualità della vita.
E allora chiesa di Scampia e di Napoli “svegliamoci”, papa Francesco ci invita a mettere il grembiule per costruire una comunità nuova, dove gli ultimi sono veramente gli invitati prediletti al banchetto del Signore. Tutto ciò lo si deve fare “insieme” superando la “cultura del recinto” e “facendo rete” con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.