“Righeremo dritto”: le superiore religiose USA risolvono il conflitto con il Vaticano di L.Eugenio

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n. 15 del 25/04/2015

Il Vaticano ha messo la parola “fine” alla lunga e dolorosa vicenda che ha coinvolto la più importante associazione di superiore religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), da anni al centro di un’indagine voluta da papa Ratzinger per verificare e correggere presunti errori dottrinali, come anche posizioni «radicalmente femministe» e, soprattutto, a seguito dell’appoggio dato dalle religiose alla riforma sanitaria di Barack Obama, schierandosi contro la posizione espressa in materia dai vescovi statunitensi, che accusavano l’amministrazione di aver violato la libertà religiosa.

Dopo la pubblicazione, nel 2012, di una valutazione dottrinale dai termini negativi, il Vaticano aveva infatti commissariato l’organismo, affiancandogli l’arcivescovo di Seattle mons. Peter Sartain, incaricato di rivederne statuti e programmi. Lo scorso dicembre si era analogamente conclusa – e in modo positivo – una visita apostolica sulle comunità religiose femminili di vita attiva, avviata nel 2008 contestualmente a quella sull’Lcwr, di cui poco era emerso, almeno negli ultimi due anni.

L’indagine sulle superiore sembrava paradossalmente destinata ad un esito differente: se le religiose sono state “assolte” per non aver commesso il fatto, le superiore che le rappresentano all’Lcwr, oggetto di una indagine separata gestita dal card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Cdf, erano invece state condannate e commissariate dal Vaticano, e la decisione di riconfermare tale sentenza era stata tra i primi atti formali di papa Francesco (v. Adista Notizie n. 16/13). A rendere più pessimistiche le previsioni era intervenuto poi, nell’aprile 2014, Müller stesso, che aveva pronunciato un giudizio violentissimo sulle religiose dell’Lcwr, definendole sempre più vicine all’eterodossia (v. Adista Notizie n. 18/14). Con un tono brutale, il prefetto aveva accusato le religiose di non essersi attenute all’agenda di riforme prescritta dal Vaticano nella Valutazione dottrinale elaborata al termine della visita apostolica di due anni fa, un documento che «affronta gli errori dottrinali» alla luce della responsabilità che ricade in capo alla Lcwr «di promuovere una visione della vita religiosa armonica rispetto a quella della Chiesa e di elaborare una solida base dottrinale per la vita religiosa». La scelta delle relatrici alle loro assemblee annuali, secondo il cardinale, induceva addirittura il sospetto che il loro programma di attività promuovesse l’eresia (v. Adista nn. 43, 46/09; 16/12 e 46/14).

Ora, a sorpresa e con un paio di anni di anticipo rispetto ai termini posti inizialmente – il lavoro di “revisione” e normalizzazione di Sartain sarebbe dovuto durare infatti cinque anni – il 16 aprile è stato pubblicato un rapporto congiunto firmato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dai vertici dell’Lcwr che dichiara chiusa la vicenda, affermando che l’obiettivo dell’inchiesta è stato raggiunto e che sia Vaticano sia Lcwr hanno apprezzato lo «spirito di preghiera, amore per la Chiesa, rispetto reciproco e cooperazione» presente durante tutto il processo. Processo che, ha affermato in una dichiarazione la presidente dell’organismo suor Sharon Holland, ha portato le religiose e il Vaticano «ad una comprensione più profonda delle rispettive esperienze, ruoli, responsabilità e speranze per la Chiesa e per le persone che questa serve»; «abbiamo imparato – ha detto – che ciò che abbiamo in comune è più di quello che ci differenzia».

Parole meno neutre e più orientate quelle del card. Müller: la sua Congregazione, ha affermato, «ha fiducia nel fatto che l’Lcwr abbia chiarito la sua missione di sostenere gli Istituti che ne fanno parte nella promozione di una visione della vita religiosa centrata sulla persona di Cristo e radicata nella Tradizione della Chiesa». Come dire: le pecorelle smarrite hanno ritrovato la strada.

In modo sorprendentemente sintetico, il rapporto finale – firmato da Sartain, mons. Leonard P. Blair, arcivescovo di Hartford, mons. Thomas J. Paprocki, vescovo di Springfield, per parte vaticana, e da suor Holland, suor Marcia Allen, suor Carol Zinn e suor Joan Marie Steadman, rispettivamente presidente, presidente eletta, ex presidente e direttrice esecutiva dell’Lcwr – traccia le linee guida che orienteranno l’azione dell’Lcwr. Tre i campi individuati. Per quanto riguarda gli statuti dell’associazione – approvati per la prima volta nel 1962, poi rivisti nel 1989 – questi sono stati corretti conformemente alle richieste del Vaticano, soprattutto nel senso di una «maggiore chiarezza nell’esprimere la missione e le responsabilità dell’Lcwr come Conferenza di Superiore sotto la direzione della Santa Sede»: il suo ruolo va inteso «come persona giuridica pubblica centrata su Gesù Cristo e fedele agli insegnamenti della Chiesa». I testi rivisti e approvati dai “commissari” sono stati votati e approvati a loro volta dall’assemblea dell’Lcwr dell’estate 2014, che ha provveduto a inoltrarli definitivamente alla Santa Sede per la ratifica finale, giunta il 6 febbraio 2015 con decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica.

In secondo luogo, per quanto riguarda le pubblicazioni, esse dovranno «riguardare questioni spirituali più che affrontare indagini teologiche formali»; tuttavia, a causa del legame vitale tra spiritualità e teologia, «le pubblicazioni dovranno avere un solido fondamento teologico. A questo scopo, si prenderanno provvedimenti per promuovere un rigore accademico che garantisca accuratezza teologica e aiuti ad evitare affermazioni ambigue riguardo alla dottrina della Chiesa o che possano essere lette come contrarie ad essa». Ciò, si legge nel rapporto, in virtù della responsabilità teologica dell’associazione e allo scopo di «proteggere la credibilità della Conferenza come ente canonico della Chiesa». Parole che sembrano contenere fra le righe un sottile ricatto: soltanto con un’osservanza rigida del magistero ecclesiale l’Lcwr potrà continuare a fregiarsi del carattere istituzionale della propria identità. Oltre a ciò, una commissione consultiva, formata da «teologi competenti», controllerà i manoscritti «allo scopo di salvaguardare l’integrità teologica della Conferenza».

Questa “censura preventiva” riguarderà anche la scelta dei temi e dei relatori, che dovranno «parlare con integrità e perseguire gli obiettivi e gli scopi della Conferenza»: «Quando si parla di questioni relative alla fede, i relatori dovranno usare il linguaggio ecclesiale della fede. Quando si affronteranno questioni contemporanee, in particolare quelle che, pur non esplicitamente teologiche, toccano comunque fede e morale, l’Lcwr si attende relatori che abbiano il dovuto riguardo per la fede della Chiesa». Lo stesso criterio, si legge, verrà adottato nella scelta della destinataria dell’Outstanding Leadership Award, il premio conferito ogni anno alle religiose particolarmente distintesi.

Tra gli “altri temi” affrontati, la celebrazione dell’eucaristia, il ruolo della Liturgia delle Ore nelle comunità, una maggiore rilevanza della preghiera contemplativa, la relazione con altri organismi ecclesiali.

Il lavoro di revisione, durato tre anni, si conclude così in modo quasi frettoloso, con il riconoscimento dei «frutti che ha portato», per i quali si ringrazia Dio e la guida dello Spirito Santo, sottolineando il carattere positivo del dialogo tra vescovi e religiose. Sperando che esso non comporti semplicemente il dovere, per le religiose, di un’autocensura nelle proprie scelte di riflessione teologica e politica.

Le reazioni

Le reazioni a caldo per la chiusura della vicenda sono positive. Soddisfatte le religiose del Nun Justice Project, movimento di base appoggiato da American Catholic Council, Association for the Rights of Catholics in the Church, Call To Action, Catholics for Choice, CORPUS, DignityUSA, FutureChurch, New Ways Ministry, Quixote Center, RAPPORT (Renewing a Priestly People, Ordination Reconsidered Today), Voice of the Faithful, WATER: Women’s Alliance for Theology, Ethics and Ritual, Women’s Ordination Conference. Si tratta di una vittoria delle religiose, si legge in un comunicato, che hanno dimostrato una forte determinazione a perseverare nel dialogo con coloro che hanno ingiustamente gettato cattiva luce su di esse. Anche se si sarebbero meritate di ricevere una richiesta di scuse. «Spero che la Congregazione per la Dottrina della Fede istituisca processi dialogici simili anche riguardo ad altri temi controversi nella Chiesa», ha commentato Francis DeBernardo di New Ways Ministry. Sono in molti, comunque, a ritenere che papa Francesco (che ha poi incontrato, lo stesso 16 aprile, le religiose) abbia voluto chiudere la questione prima del suo viaggio negli Stati Uniti, nel prossimo mese di settembre.