Ehi della barca barca, qual novità? Un Papa nuovo? di B.Manni

Beppe Manni
(Cdb Villaggio Artigiano – Modena)

L’impatto emotivo del comportamento e delle parole di papa Francesco hanno creato un consenso pressoché universale sia nel mondo cattolico e religioso che in quello laico. Italiano e mondiale.

Si parla di un papa rivoluzionario. Ma è vero?

Certo la stragrande maggioranza della gente vive direttamente o indirettamente un cristianesimo-base, tradizionale che non ha mai messo in discussione. Fa parte del DNA di molti cattolici. Casomai si brontola per certe prese di posizione del Vaticano in campo morale o politico che vengono viste come intromissioni indebite. O ci si scandalizza delle ricchezze faraoniche del vaticano. Ma l’ignoranza catechistica endemica e secolare del cattolico italiano non gli permette di disporre di qualche strumento teologico o esegetico per andare oltre a sensazioni emotive. In conclusione chi non si sente cattolico se ne va in silenzio; chi rimane fruisce della religione come un distributore automatico per i momenti salienti della propria vita, senza discussioni o problemi.

Questo Papa in verità non ha cambiato nulla della fede cattolica. Teologicamente.

Il Credo Niceno-costantinopolitano cioè l’elenco delle verità non ‘negoziabili’ recitate nella messa, è rimasto intatto da 1700 anni. Per due millenni non si è pensato di rivisitare questa codificazione delle verità confezionato al tempo dei greci bizantini. Nonostante importanti documenti del concilio, si fatica a superare la lettura e interpretazione letteraria della Scrittura.

Non è stato cambiato l’impianto sacramentale e devozionistico della tradizione. Ad esempio la confessione, l’adorazione eucaristica, la fede acritica nei gesti ex opere operato (effetto immediato dei sacramenti e delle benedizioni indipendentemente dalla fede personale), il “segno” indelebile del battesimo e dell’ordine ecc. senza interrogarsi sulla non ragionevolezza per l’uomo moderno di questi gesti e affermazioni. La venerazione idolatrica delle madonne e dei santi. Si continua a beatificare santi. Il culto necrofilo delle reliquie, la dottrina incomprensibile delle indulgenze. Insomma la teologia ufficiale non è stata messa mai in discussione a partire da tutto l’apparato dogmatico fino al primato e all’infallibilità del Papa, e la totale mancanza di democrazia nella chiesa.

Questi sono degli ostacoli insormontabili per un dialogo vero con i nostri fratelli riformati che tutte queste cose hanno superato e cancellato da quattrocento anni.
Ancora. Il vaticano e i suoi cardinali variopinti, le liturgie faraoniche, esistono ancora. Non è ancora stato intaccato l’apparato economico e le alleanze politiche della chiesa. Anche sulle tematiche affrontate dal sinodo sulla famiglia, come l’ammissione dei divorziati alla comunione, l’unione gay, il celibato dei preti e il ruolo della donna nella chiesa, il papa si è espresso sulla linea della tradizione: “Bisogna avere comprensione, non giudicare, sapere accogliere; per il ruolo della donna vedremo, caso mai si può cominciare a ragionare del diaconato femminile”. Misericordia ma non riforma. Ma nulla di più.

I motivi della linea tradizionalista del papa potrebbero essere diversi

1 Questo papa è un anziano gesuita vissuto per anni all’interno dell’ortodossia cattolica, non riesce a staccarsi dalla tradizione. Non lo vuole e forse non ne è capace.

2 Oppure per i suoi innovativi atteggiamenti trova forti resistenze nell’apparato curiale e in una parte di vescovi che vedono intaccato il proprio ruolo di potere. Ma anche in molti cattolici tradizionalisti che sono come impauriti da questi nuovi comportamenti e sognano la rigidezza e la sicurezza di Ratzinger il papa precedente. E’ una corrente sotterranea che non si esprime pubblicamente per la struttura monarchica della chiesa che non prevede né una discussione libera e aperta sui problemi e sui contenuti: non è ammesso il dissenso. Ma è presente e potrebbe portare ad una spaccatura scismatica fuori stagione. Francesco consapevolmente non vuole rompere la comunione tra i vescovi e urtare una parte di fedeli cattolici. Ma questo papa venuto dai confini della terra è vissuto tra i poveri, ha respirato il vento della teologia della liberazione. Si è caricato della sofferenza del mondo ed è imprevedibile e rivoluzionario.

3 Oppure. Per la sua riforma sceglie un’altra strada, che nessuno gli può contestare. Riprende i temi forti delle scritture e in particolare del vangelo. Leggete ‘Misericordiae vultus’ scritto per l’indizione dell’anno santo e ‘Laudato si’ sulla questione ecologica’. E poi richiamate alla memoria i diversi interventi nelle omelie private in Santa Marta, nelle interviste e nei discorsi ufficiali. Osservate i suoi comportamenti. Sta in mezzo alla gente, non giudica e non condanna, accoglie tutti, parla di misericordia, di fraternità, di compassione. Nei testi sacri non si parla solo di giustizia ma specialmente di misericordia. Condanna con voce forte e autorevole le guerre condotte per ragioni economiche. Lo sfruttamento, i massacri e le immigrazioni forzose. L’egoismo dell’occidente che chiude le porte. Le strumentalizzazioni delle religioni compresa quella cattolica. I disastri ambientali.

La gente di buona volontà sente vicine queste parole, le condivide e accende in loro una speranza. Sembra dire: la religione è amore e misericordia. Il resto verrà dopo.

Su questo terreno non può essere contestato, al massimo lo accusano di ingenuità politica. Francesco ha aperto la strada.

Ad altri continuare nel rinnovamento della chiesa. O meglio i cristiani (vescovi, preti, uomini e donne) dovrebbero alzare coraggiosamente la testa smettere la secolare sudditanza al clero e costruire insieme una vera e profonda riforma per non lasciare isolati non solo il papa, ma molti teologi e cristiani di base che questa riforma la suggeriscono da molti anni. Inascoltati.

Per riaprire le porte affinché i buoi ormai scappati possano se vogliono rientrare nella stalla-ovile e lasciare il posto alle nuove pecore che vogliono mangiare buona biada al sicuro.