Ci sono cardinali che combattono Francesco dietro i manifesti contro il Papa che hanno invaso Roma di C.DiCicco

Carlo Di Cicco
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Riparte l’attacco a Papa Francesco. Questa volta anonimo, senza volto, ma riconoscibile dai contenuti denunciati su manifesti comparsi a decine in alcune zone “in” di Roma. Vi campeggia un volto di Francesco rabbuiato, infastidito che non attira simpatia ma rigetto.

La scritta è la firma di chi, per ora anonimo, sta dietro la bravata: “A Francé–vi si legge – hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitati l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali…ma n’do sta la tua misericordia?”.

A parte che la misericordia non si può dare, se non la si vuole e questi signori evidentemente non la vogliono perché non si pentono, continuano anzi a fare i loro comodi, l’attacco non è nuovo. Ma evidenza il persistere di quella mentalità di critica un po’ vigliacca di tirare il sasso nascondendo la mano che ha sempre caratterizzato l’ala conservatrice cattolica specialmente dal concilio Vaticano II, quando apparve prossima la fine dei giochini che permettevano a molti ecclesiastici di fare i propri comodi sulla pelle e la coscienza della gente. E perfino autoproclamandosicustodi affidabili e unici della retta fede cristiana. Con questo cristianesimo senza cuore quante sofferenze hanno caricato nella vita di milioni di persone, specialmente povere, donne, bambini.

Con Francesco questo gioco di lasciare il cerino acceso in mano all’avversario non regge più: egli ha sbancato il poker facendo venire alla luce del sole l’imbroglio. La vita cristiana – ha ripetuto in tutte le salse – non è una dottrina assoluta che sorregge una condizione di società ingiusta quando non disumana, ma è una vita vissuta alla sequela di Gesù che chiede di vivere secondo il Vangelo, nella fraternità e nella solidarietà con lo spirito delle Beatitudini.

Motivi per gli avversari di allarmarsi Francesco ne ha dato ogni giorno a questi suoi critici in tutto l’arco del suo ancor brevepontificato.

Sono cavalli di battaglia dell’ala conservatrice che si possono riassumere in tre capitoli: la critica puntuale e spettacolare di Francesco al capitalismo; la decisione disciplinare di Francesco di non più lasciare carta bianca al clero di abusare e prevaricare; la spinta di Francesco al risveglio spirituale per i religiosi, le associazioni, i semplici cristiani in tutti gli ambiti della società, aprendosi nella sostanza alle altre chiese cristiane e dialogando con tutti e superando i formalismi devozionali.

Certo che ci sono motivi per contrastare anche duramente Francesco dal punto di vista conservatore.

Sulla critica all’economia capitalista nessun papa ha parlato in termini da sembrare quasi un esponente della sinistra militante, anzi in una forma ancor più radicale come lo è il Vangelo rispetto a qualsiasi pensatore gauchista. Tutti ricorderanno la definizione di Francesco sul capitalismo: un sistema che uccide. E proprio ieri è tornato alla carica criticandolo nuovamente e richiamando il dovere di stare dalla parte dei poveri. Cosa che fa ancor più meraviglia mentre sull’economia mondiale si va stendendo l’ombra di Trump.

Ai 1.200 imprenditori di 54 Paesi partecipanti all’incontro “Economia di comunione” promosso dal Movimento dei Focolari,il Papa ha spiegato il modo di mettere insieme economia e comunione che la cultura attuale tiene ben separate puntando al profitto individuale.

“ È molto importante – secondo Francesco – che al centro dell’economia di comunione ci sia la comunione dei vostri utili. L’economia di comunione è anche comunione dei profitti, espressione della comunione della vita. Molte volte ho parlato del denaro come idolo.

Quando il capitalismo fa della ricerca del profitto l’unico suo scopo, rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto. Si capisce, allora, il valore etico e spirituale della vostra scelta di mettere i profitti in comune. Il modo migliore e più concreto per non fare del denaro un idolo è condividerlo, condividerlo con altri, soprattutto con i poveri, o per far studiare e lavorare i giovani, vincendo la tentazione idolatrica con la comunione. Quando condividete e donate i vostri profitti, state facendo un atto di alta spiritualità, dicendo con i fatti al denaro: tu non sei Dio, tu non sei signore, tu non sei padrone! E non dimenticare anche quell’alta filosofia e quell’alta teologia che faceva dire alle nostre nonne: “Il diavolo entra dalle tasche”.

Quanto alla disciplina ecclesiastica, basti ricordare che Francesco ha messo in pratica e dato un giro di vite concreto e pressante alle indicazioni di Benedetto XVI sui preti pedofili e i vescovi tolleranti verso i preti colpevoli di abuso verso i bambini.

E infine la spiritualità: anche qui Francesco ha rispolverato il concilio incrementando il dialogo con i cristiani di altre chiese e con altre religioni, promuovendo azioni concrete e condivise in favore della pace, riconoscendo le proprie responsabilità dei secoli passati nelle divisioni per motivi teologici e non evangelici. Ha richiamato i religiosi e le suore alla responsabilità di una vita di testimonianza gioiosa e coerente con il Vangelo come unica via per superare la grave crisi che attanaglia tutti gli ordini e congregazioni. Non ci si deve riferire a vecchi modi di fare ma a nuovi orizzonti evangelici servendo marginati ed esclusi.

Le realtà citate sul manifesto di contestazione sono tutte più o meno legate – secondo Bergoglio – a visioni mondane dell’essere cristiani, a modi che continuano a vivere e operare all’opposto di quanto indicato e disposto dal concilio Vaticano II. Per fortuna queste sensibilità sono tuttora espressioni minoritarie poiché,anche tra i cardinali che formano il Consiglio del Pontefice, è una esigua minoranza a non condividere le scelte. Infatti Francesco ha messo mano alacremente a valorizzare il principio della collegialità per cui le decisioni non le prende in solitudine ma dopo un attento esame con i vescovi riuniti nel sinodo.