San Giuseppe l’uomo dei sogni proibiti di B.Manni

Beppe Manni
(CdB del Villaggio Artigiano – Modena)

San Giuseppe è l’uomo dei sogni come mille anni prima  Giuseppe l’egiziano. Anch’io che mi chiamo Giuseppe ho avuto un sogno la notte dell’equinozio di primavera. Mi sembrava di sentire un vociare sotto le finestre. Cinquanta giovani nigeriani con giacca fosforescente armati di rastrello, pala e sacchi, raccoglievano le foglie e pulivano le strade. Il governo aveva fatto un decreto-legge.

Non si rottama più nessuno.  Non si danno più sussidi o pranzi gratis, eccetto per i malati, gli inabili e i vecchi fuori uso. Tutti dovranno lavorare. Profughi, cassintegrati, disoccupati, inoccupati, male occupati, barboni, pensionati in buono stato, disabili parziali di mente e di corpo, falsi invalidi e impiegati perdigiorno, studenti bighellonanti, giovani in attesa di lavoro. Ma anche i tossicodipendenti, malati mentali, alcolisti non più anonimi e ludopatici,  i carcerati, i giovani delinquenti, i bulli, le prostitute notturne, i barboni, i tifosi troppo irrequieti. Tutti i mafiosi presunti o effettivi. Militari che oziano nelle accademie e nelle caserme. Politici inquisiti. Un gruppo di volontari andava a stanare i nullafacenti riottosi, alla stazione, nei parchi e nei bar.

I “ri-chiamati” venivano addestrati per acquisire chi non l’aveva già, qualche competenza dai lavori più semplici (raccolta foglie, pulizia di fossi e argini, spalatura della neve, pulizia dei marciapiedi ecc.). Fino a livelli più impegnativi come assistenza ai disabili, ai malati domestici, agli anziani. O per interventi più specifici come restauro dei beni culturali, giardinaggio, orticultura, e specialmente agricoltura. Era prevista infatti la ri-colonizzazione della collina e della montagna, con grandi aziende per ortaggio, floricultura, agriturismi, demolizione oscenità paesaggistiche e restauri di antichi borghi e case cloniche.

Venivano allestite botteghe artigiane dove maestri d’arte insegnavano falegnameria, restauro, lavori del ferro, meccanico da bicicletta, piccola sartoria ecc). Un giorno la settimana era riservato ad un incontro per verificare l’andamento dei lavori e per affinare le competenze.

Tutti erano coperti da un’assicurazione. Lo stipendio era di qualche euro all’ora o gratis per chi deve scontare pene o deve essere rieducato. Sembrava nel mio sogno che la gente avesse accettato di buon grado. E che la città fosse resuscitata a nuova vita. San Giuseppe era l’uomo dei sogni ma anche un falegname lavoratore.

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Un commento occasionale all’articolo

Oggi il 19 marzo è diventata festa del papà. In verità Giuseppe di Nazaret falegname, avrebbe poco a vedere con questa festa, perché secondo i vangeli di Matteo e Luca, Maria sua moglie avrebbe concepito Gesù per opera dello spirito santo. Infatti Giuseppe viene chiamato “padre putativo”. Per la festa di San Giuseppe la società laico-consumistica  ha fatto l’operazione inversa che la chiesa nei secoli ha fatto abitualmente cominciando con il natale festa del sole nascente

Così fu per il Primo Maggio festa di lavoratori una festa laico-socialista. Papa Pacelli profondamente anticomunista impose in quel giorno la festa di S. Giuseppe lavoratore.

In quel tempo molte parrocchie in Italia furono dedicate a San Giuseppe Artigiano. Così a Modena nel centro del Villaggio Artigiano fu costruita una chiesetta nel 1965 dipendente dalla parrocchia della Madonnina. Diventò parrocchia nel 1966 e dedicata appunto a San Giuseppe Artigiano.

Era infatti al centro del primo Villaggio Artigiano fondato dal sindaco Corassori nel 1951. Unico Santo in mezzo a Madonne di ogni tipo: Madonnina, Beata Vergine Immacolata, Madonna del Murazzo, Beata Vergine Addolorata. La parrocchia del Villaggio fu anche sede di un’importante sperimentazione di comunità presbiterale nel post concilio. Una comunità che attuò importanti innovazioni a livello liturgico, catechetico, sociale, dal 1969 fino al 1975.

Il primo Maggio del 1970 c’era l’abitudine di fare la processione: con la sua statua, la banda, i fedeli. Non era una tradizione e la cosa si era dimostrata non sentita e fuori contesto. Si decise allora di fare un triduo impegnato sul lavoro con un sindacalista, una operaia, una riflessine religiosa sul lavoro. Poi dall’altare il parroco disse: “Chi vuole partecipare a una processione andiamo tutti insiemealla sfilata del I Maggio in centro”. Altri tempi. Ingenuità se volete, ma fatta con il cuore altrove.

La chiesetta rimase come parrocchia fino al 2000 quando fu accorpata in un’unica parrocchia che unì anche l’altra parrocchia della BVA in via Cannizzaro ad una grande chiesa in via Leonardo da Vinci. La chiesetta del villaggio fu abbattuta alcuni anni fa per recuperare fondi per la nuova chiesa. Oggi il Villaggio Artigiano è un luogo desertificato senza più chiesa, luoghi di aggregazione, pochi negozi, molti capannoni vuoti. In attesa di una  resurrezione  tante volte promessa dagli amministratori.