Una legge di responsabilità socio-ambientale

Leonardo Boff
Filosofo/Teologo

La legge di responsabilità fiscale esiste già. Un uomo di governo non può spendere più di quello che permette il totale delle imposte riscosse. Questo ha migliorato significativamente l’amministrazione della cosa pubblica.

L’accumularsi di disastri socio-ambientali avvenuti negli ultimi tempi, lo scorrimento dei terreni declivi, le alluvioni distruttrici, centinaia di vittime inevitabili e con loro la distruzione di interi paesaggi, ci obbligano a pensare alla creazione di una legge nazionale di responsabilità socio-ambientale, con pene pesanti per coloro che non la rispettassero.

Un passo è stato già fatto con la coscienza di responsabilità sociale delle imprese. Esse non possono pensare soltanto a se stesse e ai guadagni dei loro azionisti. Devono assumersi una chiara responsabilità sociale. Perché non vivono in un mondo a parte: sono inserite in una determinata società, con uno Stato che detta leggi, si situano in un determinato ecosistema e sono incalzate da una coscienza cittadina che sempre più esige il diritto a una buona qualità della vita.

Ma sia chiaro: responsabilità sociale non coincide con l’obbligo sociale previsto dalla legge per quanto riguarda pagamento di imposte, incarichi e salari; non può essere confusa con la risposta sociale che è la capacità delle imprese di allinearsi ai cambiamenti in campo sociale, economico e tecnico. La responsabilità sociale è l’obbligo che le imprese si assumono di proporsi mete che, a medio e lungo termine, siano buone per loro e anche per l’insieme della società nella quale stanno inserite.

Non si tratta di fare «per» la società, il che sarebbe filantropia, ma «con» la società, coinvolgendosi nei progetti elaborati in comune con le amministrazioni locali, le ONG e altre entità.

Ma siamo realisti: in un regime neoliberale come il nostro, quando gli affari non sono redditizi, diminuisce o perfino sparisce la responsabilità sociale. Il maggior nemico della responsabilità sociale è il capitale speculativo. Il suo obiettivo è massimizzare il lucro dei titoli in Borsa e delle Banche che controllano. Non vedono altra responsabilità, se non quella di garantire guadagni.

Ma la responsabilità sociale è insufficiente, dato che essa non include tutto ciò che è ambiente. Sono pochi coloro che vivono coi piedi per terra, e non sulle nuvole: respiriamo, mangiamo, beviamo, calpestiamo il suolo, siamo abitati da miliardi di batteri e di altri microrganismi. Cioè, stiamo dentro la natura e siamo parte di essa. Essa può vivere senza di noi come ha fatto per miliardi di anni; noi non possiamo vivere senza di lei. Pertanto, ‘sociale’ senza ‘ambientale’ è irreale. I due vanno sempre insieme.

Ciò che sembra ovvio, non lo è per la maggior parte delle persone. Perché si esclude la natura? Perché siamo tutti antropocentrici, cioè pensiamo soltanto a noi stessi. La natura è al di fuori, sottoposta ai nostri comodi.

Siamo irresponsabili davanti alla natura quando disboschiamo, quando buttiamo miliardi di litri di pesticidi sulle campagne, quando lanciamo nell’atmosfera, ogni anno, circa 21 miliardi di tonnellate di gas che producono l’effetto serra, contaminiamo le acque, distruggiamo la vegetazione ciliare non rispettiamo la pendenza delle montagne che possono franare e uccidere persone, né osserviamo il corso dei fiumi che durante le piene possono portar via tutto in un istante.

Non interiorizziamo i dati che biologi e astrofisici garantiscono: tutti noi possediamo lo stesso alfabeto genetico di base, per questo siamo tutti cugini e fratelli e sorelle e formiamo assieme la comunità di vita. Ogni essere possiede un valore intrinseco e per questo ha dei diritti. La nostra democrazia non può includere soltanto gli esseri umani. Senza gli altri membri della comunità di vita, noi non siamo niente. Essi valgono come nuovi cittadini che devono essere incorporati nel nostro concetto di democrazia che così passa ad essere una democrazia socio-ambientale.

La natura e le cose ci mandano segnali. Esse richiamano la nostra attenzione su eventuali rischi che possiamo evitare.

Non basta la responsabilità sociale, essa deve essere socio-ambientale. È urgente che il Parlamento voti una legge di responsabilità socio-ambientale da imporre a tutti gli amministratori della cosa pubblica. Solo così eviteremo tragedie e morti.