L’ANGOLO della GRU: 2012, l’anno del lavoro? di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Ci sono immagini di questo tormentato 2011, appena concluso, difficili da cancellare. I volti sconsolati di tanti precari e disoccupati, i licenziati sospesi sulle gru e sui tetti delle fabbriche, nel gelo e le intemperie… e le lacrime di tante donne. Il 2012 dev’essere l’anno del lavoro! Intanto è diventato il motivo dominante di dibatti televisivi e di articoli di giornali. Anche noi di”Fuga di notizie” vogliamo che diventi la tematica prevalente, con lo sguardo rivolto essenzialmente a Scampia, quartiere “affamato di lavoro”. Le mie interviste, di questi anni, ai giovani di Scampia, sono state attraversate dal “grido di dolore” provocato dall’assenza di lavoro e dalle condizioni di un precariato insostenibile. Ho pensato, però, di partire in questo percorso, discorrendo con qualche giovane che il lavoro ce l’ha.

Ho incontrato Giovanni Tammaro, qualche mese fa, durante il coordinamento “Scampia Felice” per avviare un laboratorio di formazione politica con e per i giovani. Mi ha incuriosito il suo parlare. Ma facciamo che sia lui a completare la presentazione.

Ho 24 anni e mi sono diplomato all’ITIS “Galileo Ferraris” di Scampia. L’indirizzo scelto è “elettronica e comunicazione”. Questa qualifica mi ha permesso di trovare lavoro in una azienda multinazionale che si occupa di “difesa dei quattro stati” e curo la parte elettronica. Non vi preoccupate…non sono un guerrafondaio! Precedentemente ho lavorato in una cooperativa: un’esperienza devastante. Lavoravo dalle tre di notte fino alle 17:00, orario continuo senza pause. Nessun diritto. E…allora ho cominciato ad accarezzare la possibilità di svolgere attività sindacale.

Quindi sei sindacalista?

Ho cominciato l’attività sindacale per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e…anche perché i sindacalisti incontrati mi davano l’impressione di pensare a tutt’altro! Sospinto dal fervore giovanile ho partecipato attivamente a tutte le manifestazioni contro l’abuso di potere della Fiat e contro le iniziative del Governo, poco incline a considerare i bisogni dei lavoratori.
Avrei voluto impegnarmi attivamente nella struttura sindacale…ma la passione per la politica, mi ha indotto a fare una scelta. I due canali non sono conciliabili. Anticonformista quanto basta ma fortemente pervaso dai principi della democrazia, vorrei fornire il mio piccolo contributo alla ricostruzione del paese, immergendomi nel “mare naturale ma difficile della “Politica”.

Nella cosiddetta “fase due”, al primo posto dell’agenda politica del governo “Monti”, c’è il lavoro. Incombe però lo spettro dell’articolo 18. Tu cosa dici?

La funzione di questo articolo è la tutela minima dei diritti del lavoratore che può essere licenziato con giusta causa, sentendo anche la voce dei sindacati. Cosa si vorrebbe che il “padrone” (ahimè dobbiamo di nuovo utilizzare questo linguaggio che poteva sembrare obsoleto!) licenzi come e quando vuole? E che c’entra questo con la crisi?La logica vuole che per aumentare il livello di occupazione sia necessario aumentare le occasioni di lavoro, espandere il mercato, non continuare a contrarlo. Ma è mai possibile che dobbiamo importare anche i pomodori dalla Cina?
Io credo che l’articolo 18 non vada toccato, anzi noi dovremmo estendere le tutele e i controlli anche alle piccole aziende. In alcuni casi gli assegni familiari vengono assunti dalle aziende e non dai lavoratori. Per me questo è insopportabile.

Il lavoro è un diritto costituzionale, ma dev’essere accompagnato anche da una serie di diritti.

Libertà di pensiero e di espressione. Tutela della salute e sicurezza . Orario di lavoro compatibile …godimento delle ferie e possibilità di assistere i familiari in difficoltà…sono i diritti che rendono una società civile. Invece c’è una restrizione a 360° dei diritti fondamentali del lavoratore…mi sembra quasi che stiano provando a “tagliarci le ali della vita”.