Lucio Dalla e il suo amico, l’imbarazzo della Chiesa

Giovanni Panettiere
www.noisiamochiesa.org

HA LETTO i versi de Le rondini, ricordato il compagno di strada, pianto senza fine come un qualsiasi innamorato rimasto solo. Eppure, nella basilica di San Petronio, Marco Alemanno era solo l’amico, il collaboratore del cantautore. Così è stato presentato sull’altare e così avrebbe voluto anche Lucio Dalla. Almeno ad interpretare la sua vita privata, ‘chiacchierata’, mai ostentata. Non a caso il maestro ha vissuto i suoi ultimi anni in coppia con il giovane attore senza mai sentire l’urgenza di sbandierare ai quattro venti la sua relazione. La conoscevano gli amici, la intuivano i fan. A Lucio andava bene così.

Fede? Educazione? Paura? Cosa ci fosse veramente dietro la scelta di nascondere la propria omosessualità non lo sapremo mai. La dichiarazione pubblica dell’essere gay o lesbica è una conquista recente. Scontata per chi ha meno di trent’anni e un pizzico di coraggio, più difficile per gli altri. Chi porta nel cuore certi segreti sa che l’omofobia non è un’invezione della stampa libera. Ci sbatte il grugno in casa, in ufficio, anche se fa di tutto per mascherare il suo amore. Chissà quanti hanno sbeffeggiato, insultato fino a giovedì scorso ‘il busone’ Dalla e ieri hanno versato lacrime da coccodrillo in ricordo dell’artista. Ipocriti loro o Lucio? Domanda retorica…

Senz’altro anche i funerali di Dalla certificano, come se ce ne fosse stato bisogno, la Chiesa ‘del nascondimento’. Quella che concede le esequie religiose anche agli omosessuali, quelli ‘bravi’, però, che peccano lontano dalla luce del sole. In San Petronio Marco è stato definito in tutti modi possibili e immaginabili, salvo che in quello più giusto. L’avrà forse desiderato anche Lucio, di sicuro l’ha disposto il cardinale Carlo Caffarra, strenue censore dell’omosessualità. Lui che non ha presenziato i funerali, lui che ha delegato il numero tre dell’arcidiocesi, nonostante le esequie eccezionali in San Petronio.

È vero, Marco ha potuto parlare all’altare, le sue parole hanno commosso l’assemblea dei fedeli. Ma non parliamo, come abbiamo udito in queste ore, di ‘rivoluzione’ nella Chiesa. Mistificheremo la realtà. Davanti al microfono Marco non era lui. Era l’amico, il collaboratore, non l’Amore di Lucio Dalla.