Sentieri tortuosi di B.Manni

Beppe Manni
Qualevita n. 146/2012

Quinto Aurelio Simmaco nel 384 dialogando con Ambrogio vescovo di Milano che voleva togliere dal senato l’ultimo vestigio di “paganesimo”, l’Ara della Vittoria, diceva: “Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento. Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande”.

Camminando per sentieri trasversi si incontrano molte persone che desiderano parlare e dialogare. L’argomento della fede e della religione è un terreno che intrappola il cuore e la mente. Sembra che ci sia bisogno di rivisitare quell’educazione ricevuta da bambini, trovare qualche risposta, incontrare un nuovo volto di Dio. Ma i luoghi deputati a questo sono le aule parrocchiali, il confessionale. E poi l’attrazione fatale delle madonne parlanti, dei miracoli di padre Pio e delle ululanti assemblee dei Pentecostali o le sette dei testimoni di Geova.

Il cristianesimo non è quello edulcorato e moralistico delle stupide trasmissioni televisive o quello grintoso e arrogante di Radio Maria. Ai tanti cercatori di speranza e del volto di Dio sembra non ci siano altre strade: spesso rimangono soli in un’isolata ricerca.

Alle volte per fortunate coincidenze sono riuscito a bucare la solitudine religiosa di questi compagni di strada. Ma ho detto loro solo che Dio è amore, che per entrare in lui bisogna aiutare gli altri e avere compassione. Perdonare. Imparano a pregare si sentono diversi. Ma questi tentativi , contatti isolati non “contano” per la chiesa ufficiale per la quale sembra che la strada per il regno di Dio sia solo gestita dai preti che garantiscono la salvezza attraverso la conversione alla messa, confessione, preghiera e una fede acritica alle verità espresse nel Credo recitato la domenica. Non c’è interesse per questi nuovi ambiti. Sembra che non valgono nulla.

Viene in mente una cattiva domanda: alla chiesa, ai cardinali, ai vescovi, ai preti interessa dare una testimonianza di salvezza e di speranza per l’uomo di oggi, di liberazione e di gioia, o piuttosto conservare un potere sulle coscienze dentro ai reticolati della cosidetta ortodossia? Gesù disse parole di fuoco e che sono riferite a tutti i maestri e padroni della legge laici e religiosi: “Guai a voi maestri della legge, mettete sulle spalle della gente pesi troppo faticosi da portare, ma voi neppure con un dito aiutate a portarli…”. Il cap. 23 di Matteo e 11 di Luca andrebbe riletto spesso. Queste parole come quelle delle beatitudini vengono dimenticate e non-usate mentre alcune altre sono diventate fondamento di ortodossia come “Tu sei Pietro…non divida l’uomo quello che Dio ha unito” ecc… ecc…

Tutti noi laici, credenti, vescovi e preti dovremmo assiduamente lavorare ogni giorno perché “venga il tuo regno”: un mondo di pace, fraternità e libertà. E i discepoli di Gesù hanno parole buone per aiutare l’uomo ad avere speranza in un mondo nuovo. Hanno una grande responsabilità, fornire ai compagni di viaggio qualche parola di speranza che hanno imparato e sperimentato. E’ l’impegno dell’altra chiesa, dei cristiani altri, delle comunità invisibili.