La randa di Doranna di D.Lupi

Doranna Lupi
Gruppo Donne della Cdb di Pinerolo

Tra i luoghi del mio esistere, dove filo la mia randa, c’è un gruppo di donne e di uomini che si incontra per leggere la bibbia. Ci sono anche due gruppi di donne che fanno la stessa cosa ma non nello stesso modo e con risultati diversi.

Il desiderio che però ci accomuna e di trovare in questa lettura parole non consumate di un cristianesimo che, alle sue origini, non comincia facendo, ma disfacendo…Comincia, insomma, arrestando la macchina della ripetizione perchè altro possa aver luogo.(Il Dio delle donne L:Muraro)

Parole che, se trovate e restituite alla loro potenza sorgiva, possono aprirci occhi e orecchie (chi ha orecchie per intendere intenda!) a nuove e insperate visioni e ad un diverso sentire.

Come vedere il meglio già all’opera nel presente così com’è, oppure saper riconoscere in certe esperienze, anche minori e parziali, dei segni leggibili di una risposta già operante, alla nostra ricerca di una giustizia e di una felicità che non siano tra loro slegate.

Per questo il titolo che Luisa Muraro ha dato al suo testo – Il regno dei cieli : che bel nome !- ha rinnovato in me l’entusiasmo provato nel tessere la randa in certi miei luoghi dove, a volte può accadere, come dice Pinuccia, che esperienze antiche e nuove si fondano rafforzandosi, comunicandoci un senso di comprensione profonda di noi stesse e della realtà insieme a un filo di dolcezzae e di felicità.

Nel racconto che Luca fa della Visitazione, appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il fanciullo le balzò di giubilo nel grembo e lei esclamò : benedetta tu tra le donne!

La gioia del regno dei cieli è agli inizi, è nella carne, è parte di noi, è essenza, per questo è necessità.

Gioia che va con fiducia, l’affidamento degli inizi;

gioia che va con meraviglia come occhi aperti sul mondo simili a quelli dei bimbi o dei poeti, dei puri di cuore  per l’appunto;

gioia che è forte desiderio di annuncio e di visitazione, nel senso di andare a trovare l’altra/o per ciò che di più profondo ed essenziale può esprimere e accoglierlo, ma pure farsi trovare ! Gioia dello stare in relazione profonda;

gioia della grazia e della gratitudine, di una libertà ampia e totale che sa riconoscere i vincoli dell’amore; gioia benedicente.

A soccorrerci in questa impresa di aprire gli occhi all’invisibile si possono incontrare  veri e popri “Angeli”,capaci di far luce, anche solo per un attimo, nelle nostre vite

La moglie di Pilato si posizionò ostinatamente in quella via di mezzo, in quello slargo o passaggio che può consentire anche ad altri di affacciarsi sull’oltre. Avrebbe potuto essere Angelo per Pilato.

Non lo è stato a causa di lui, ma ugualmente ha avuto un posto nel vangelo.

Certo, perchè se anche la strada poi è tutta dritta, pima c’è una ripida salita.

Gesù infatti esorta chi lo segue, donne e uomini, dicendo :

“Ecco : io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” . E’ necessaria la purezza del cuore e dello sguardo, l’apertura ad altro, all’invisibile ma, nello stesso tempo, è necessaria la capacità di mettersi in rapporto con la complessità del reale, conoscerla ,sapere l’ingiustizia e anche sapere la paura alla quale si è esposti e che  a chiunque può accadere di sperimentare.

Cos’è il comandamento della perfezione divina se non l’invito di mantenerci in una semplicità di cuore che lascia tutto lo spazio dovuto al grande desiderio di essenziale ” cioè a situarsi verso quell’orizzonte di possibilità per le quali ci mancano gli strumenti e non abbiamo il controllo, ma non l’idea, non il desiderio. E’ quello un orizzonte dove le nostre azioni, dalle più grandiose alle più esigue, si trovano iscritte in un ordine più grande”, al quale è possibile accordarsi prescindendo da ogni ordine di grandezza o di errore in cui ci troviamo.

E’ indispensabile sapersi muovere con tutto il bagaglio di consapevolezza e una capacità di osservazione del presente che ci capita così com’è, cercando le giuste e necessarie mediazioni.

Come le donne che seguirono Gesu nei suoi ultimi giorni, fino al sepolcro, con la dovuta prudenza che consentì loro di non dormire nell’orto dei Getsemani, di non rinnergare, di non tradire né fuggire come fecero gli apostoli, ma di essere le prime testimoni della resurrezione.

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FRANCO CARDINI, LUISA MURARO, Beati i perseguitati per la giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli, Edizioni Lindau 2012, € 12,00