L’ANGOLO della GRU: REALITY! di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano, Napoli

“Reality” è il film di Matteo Garrone che sta avendo molto successo e parecchi riconoscimenti prestigiosi. Nel film c’è un pezzetto di Scampia, non solo per i contenuti, ma perché appaiono volti noti al territorio e, soprattutto, per la partecipazione sostanziosa di una nostra giovane attrice, Giuseppina (meglio Giusy!) Cervizzi, che fa parte della famiglia di Luciano, il pescivendolo che sacrifica la sua attività per inseguire la chimera della notorietà e della fortuna economica, stregato dal “Grande Fratello”.

Rapidamente la parola a Giusy.

I miei 25 anni li ho trascorsi tutti a Scampia. Ho frequentato il Liceo psicopedagogico”Elsa Morante” e sono iscritta al corso di laurea di “Scienze dell’Educazione”. Malgrado l’intenso impegno, nell’ambito del cinema e del teatro, non ho intenzione di abbandonare. In effetti devo essere grata alla mia professoressa-amica di matematica, Giulia Cordone, che mi ha coinvolto in un progetto di formazione teatrale per i giovani di Scampia. La mia spontanea “attività teatrale” esercitata in ambito scolastico, la mia esuberanza, la mia energia avevano bisogno di uno sbocco. E allora ho colto senza indugio l’invito di Marco Martinelli.

Ho visto il film con mia moglie e ci è piaciuto molto. Ho colto in uno dei primi dialoghi il termine “arrevuoto” che richiama la tua prima esperienza teatrale a Scampia. E’ stata una tua iniziativa oppure era prevista nel copione?

Matteo ci ha lasciato abbastanza liberi, la sceneggiatura non era una gabbia e, quindi, molti dei nostri interventi sono stati estemporanei, spontanei, guidati dalle situazioni.”Arrevuoto” e “Punta corsara” sono state iniziative importantissime per la crescita non solo teatrale, ma direi anche culturale e sociale di una bella fetta di gioventù locale e non solo. Giovani provenienti dal liceo, ma anche dalla cosiddetta “strada” e anche alcuni rom. Attività che hanno avuto una risonanza nazionale. Io che conoscevo solo “il teatro di Eduardo”, quando mi sono trovato in mezzo a quella bolgia,.. chi gridava, chi ballava, chi saltava…energia che esplodeva in tutte le direzioni…sono rimasta all’inizio piuttosto perplessa, non capivo che stavamo già in scena, che quello era già teatro. Poi mi sono immedesimata e non ho perso nessuno incontro in due anni di attività. Marco Martinelli, il nostro maestro, ha poi individuato 10 ragazzi e li ha avviati ad un corso di formazione “I mestieri del teatro” che ci ha permesso di incontrare personalità importanti, come Ciriello, Santagata…

Torniamo a “Reality”.

Dopo la breve presenza in “Gomorra”, sono stava invitata al “casting” per “Reality”. Mi è stato chiesto di immaginare di dialogare con “una signora dal balcone”…credo di essere stata convincente. Matteo Garrone, figlio di Mico, grande critico teatrale, è un regista formidabile. Tutto il film è in “piano sequenza”; si tratta di una particolarità perché è dispendioso dal punto di vista economico, ma consente all’attore di entrare nel personaggio e nella dinamica della storia. Man mano il personaggio cresce nell’intimo, si realizza un bell’intreccio tra l’anima dell’attore e quella del personaggio. Inoltre la costruzione del film risulta più corale e partecipata. Ho lavorato con un gruppo simpatico, oltre che professionalmente valido, Loredana Simioli, Nando Paone, Lello Iorio, ma debbo ricordare, per forza di cosa, Aniello Arena e Nunzia Schiano. Aniello proviene dal “teatro sperimentale”, dalla compagnia di Armando Punzo che opera all’interno del carcere di Volterra. Recita con grande naturalezza; talento, convinzione ed energia sono alla base del suo successo. E’ passato anche per Scampia. Nunzia Schiano è una grande signora del teatro e con tantissima esperienza. Ti regala con generosità il suo “mestiere”.

Questo film è letto da parecchi come una critica feroce alla “finzione televisiva”, una rappresentazione del grande disagio esistenziale prodotto da questa depressione economica che può condurre anche alla “follia”, una metafora della condizione sociale che caratterizza l’intero Mezzogiorno.

Matteo Garrone, secondo me, non si pone, per lo meno esplicitamente, questi obiettivi. E’ tutto preso dal “raccontare” una storia di oggi, ma quasi come se fosse “una fiaba”. Non ha nessuna intenzione di esprimere giudizi chiari ed inequivocabili. La lettura e il giudizio sociale lo lascia alla sensibilità dello spettatore.

Come spettatore che non si accontenta del puro divertimento, anche se può apparire scontato, il film mi ha riportato alla realtà drammatica che stiamo vivendo, ai riflessi determinati dall’assenza del lavoro o dalla sua precarietà, ma anche al pericolo di cercare “soluzioni miracolistiche e individuali” piuttosto che raccordarsi con altri spezzoni della società e cercare una redenzione collettiva. Ma forse è una visuale che deriva dalla mia collocazione e dalla mia prospettiva culturale e politica. Hai sperimentato teatro, cinema e televisione. Quale preferisci?

Per me il “teatro è fonte di vita”, anche se difficilmente ti fa vivere da un punto di vista economico. Devo stare sul palcoscenico; quando metto il piede sul palcoscenico, timidezza e paure scompaiono. Ho bisogno del “riscontro”, di assaporare lo “scambio energetico” con lo spettatore. Tutto questo te lo dà solo il teatro. Il teatro a Scampia è importante, ecco perché mi aspetto che presto l’Auditorium diventi un punto di riferimento del territorio e possa essere gestito, senza concorrenza, dalla rete di associazioni e cooperative esistenti.

Questa intervista si situa in una settimana in cui il quartiere è interessato all’Oplà Festival Biscotto, una kermesse fatta di laboratori di Clown e Teatro fisico, di concerti e spettacoli, di parate che attraversano le strade. E’ stato presentato il libro di Marta Porzio “La Resistenza Teatrale. Il teatro di ricerca a Napoli dalle origini al terremoto.” Ed.Bulzoni. Una corposa e interessante ricerca durata dieci anni. Credo che non ci sia nulla di simile sulla piazza. Il Teatro Area Nord ha aperto la rassegna TAN OF, all’interno della quale verrà assegnato il Premio “Antonio Landieri” per il Teatro di impegno civile. Stampa e televisione parlano d’altro: no comment!