Anche il papa e’ solo un uomo di B.Pavan

Beppe Pavan
Cdb Pinerolo, 21/2/2013

E così Luisa Muraro ce l’ha fatta… ad aiutare Ratzinger a convincersi di essere “solo un uomo”. Era il 2004, se ricordo bene: “ Se il cardinale fosse un mio allievo, gli consiglierei… lo inviterei… gli chiederei…”.

Sono felice per lui: non è mai troppo tardi!

E sono fiducioso per il mondo: d’ora in poi anche i papi dovranno smetterla di credersi Dio in terra, monarchi onnipotenti, onniscienti, infallibili… Usurpatori, per di più, che nulla hanno a che fare con il regno di Dio, che è regno della giustizia e dell’amore, del rispetto reciproco e della convivialità di tutte le differenze.

Scoprirsi “solo uomini” è il primo passo di un processo di autocoscienza che mi auguro non si interrompa sul più bello, ma venga condiviso da tutti i gerarchi del cattolicesimo – e non solo.

La consapevolezza della nostra fragilità ci può aiutare a camminare con lena sulla strada della conversione: che è pratica sessuata, come tutte le pratiche umane. Conversione è cambiamento di vita, cambiamento delle modalità maschili di stare al mondo: dal dominio alla convivialità, dal potere alla cura, dall’arricchimento alla condivisione, dalla violenza al rispetto…

Dalla scoperta della propria parzialità e fragilità, da parte degli uomini, non può venire che del bene, finalmente!, all’umanità e al mondo.

Auguri, Joseph! Grazie, Luisa!

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Scrive Peppino Coscione in un post su facebook:
Cdb Oregina (Genova)

“Non so per quanti giorni ci sarà ancora questa ‘frenesia’ papale o antipapale, quasi che il papa o il papato fosse l’ombelico della chiesa cattolico-romana ( più romana che cattolica, invero ) o addirittura del cristianesimo. Ma la crisi del cattolicesimo non viene superata da un papa che si dimette o da un futuribile papa francescano o dall’eventuale superamento dell’istituto del papato; la crisi del cattolicesimo è anche quella del cristianesimo nelle sue diverse articolazioni ( sebbene si faccia sentire in forma diverse ). La crisi delle chiese cristiane non proviene soprattutto dall’essere ( chi più , chi meno ) legate a forti interessi materiali, a legami con lobbies economico-finanziarie; la crisi è innanzitutto la crisi di un paradigma cultural-teologico, di una narrazione che non regge più ai profondi cambiamenti di natura sociale,culturale, politica, scientifica, biblica,teologica, etc..

Condivido quello che Mattew Fox scrive a pagina 5 del libro IN PRINCIPIO ERA LA GIOIA: ‘La religione in Occidente deve abbandonare il modello esclusivistico di caduta e redenzione che ha dominato la teologia, gli studi biblici, i seminari e i noviziati, l’agiografia e la psicologia, per centinaia di anni. E’ un modello dualistico e patriarcale, la cui teologia inizia con il peccato e con il peccato originale, e finisce di solito con la redenzione. La spiritualità della caduta e della redenzione non insegna nulla ai credenti riguardo alla Nuova Creazione o alla creatività, riguardo alla costruzione della giustizia e alla trasformazione sociale, o riguarda all’eros, al gioco, al piacere e al Dio della gioia. Non riesce ad insegnare l’amore per la terra o la cura per l’universo ed è così spaventata dalla passione, che non riesce ad ascoltare il grido addolorato degli anawim, dei piccoli della storia umana’.

Questo paradigma della caduta e della redenzione è quello che assieme a tutto l’altro apparato dottrinale e dogmatico si trasmette ancora attraverso le azioni dette sacramentali e le diverse pratiche liturgiche, anche se c’è chi tenta di occultarlo o di aggirarlo. Occorre un cristianesimo nuovo per un ” mondo” nuovo, se vogliamo che il messaggio di Gesù di Nazareth continui ad essere fonte di vita e di energia per il mondo. E’ però vero che la crisi, per ragioni alquanto simili, investe tutte quelle religioni che restano chiuse in paradigmi non più rilevanti dal punto di vista del senso di un’esistenza adulta di uomini e donne”.