Priorità di L.Menapace

Lidia Menapace

L’assoluta priorità spetta alla fame nel mondo, dunque politicamente alla formazione della coscienza che – quando mangio – uccido qualcuno/a che non ha cibo o non ne ha a sufficienza; quando decreto che la libera circolazione delle merci è un dogma più indiscutibile della verginità di Maria, uccido chi respingo dal “nostro” mare.

Quando decreto che “prima” viene il nostro appetito e persino la nostra inappetenza (sicché possiamo persino chiamare malattia grave l’anoressia), siamo responsabili che chi avrebbe certo più bulimia che anoressia, ma non può mangiare né tanto né poco, rubi cibo nei “nostri” campi o mercati.

Perciò nessun progetto o programma di alternativa politica e sociale può avere in capo altra priorità. Vi sono molte cose che appartengono a quel livello necessario, doveroso, ma non sufficiente, ma non ci si può fermare lì e credere che ciò possa mettere in pace la nostra coscienza.

E’ necessario razionalmente considerare le possibilità di accesso alle risorse che ci sono sul pianeta. Porto un esempio che mi colpisce sempre: nel dibattito angoscioso sulle risorse energetiche molte/i hanno salutato con entusiasmo la scoperta del carburante “verde”, ricavabile dal mais: e le nostre campagne, pur continuando a coltivare tabacco perché si vende bene, hanno provveduto pure a ricoprirsi di campi di granoturco, e non si è pensato che se le multinazionali, avendo molti soldi comprano a qualsiasi prezzo i raccolti di mais, affamano i messicani/e il cui cibo popolare sono le tortillas di mais, assimilabili al nostro panino, e la benzina verde, senza rimediare al consumo di risorse non rinnovabili, aggrava le condizioni di chi ha meno potere e denaro. Aspettiamo l’Expo di Milano e vediamo quanto sarà dedicato al riequilibrio della distribuzione nel mondo delle risorse alimentari. Per non parlare dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico.

Accludo qui una osservazione di metodo: anche quando la priorità è molto chiara e visibile e innegabile, se ci si concentra su di essa isolandola, si fanno più danni che cose utili. Dunque metodologicamente bisogna sapere che (quasi) tutto è complessità e che senza tenerne conto non si riesce a capire quasi nulla. In pratica è utile tenere presente l’avvertenza che quasi tutti i ragionamenti che incominciano con la locuzione: “basterebbe…” o “solo così” sono quasi sempre sbagliati o comunque almeno insufficienti. Fanno eccezione gli orari dei mezzi (treni, navi, aerei) gli indirizzi email che non debbono essere mai approssimativi e poche altre cose. Sicché posso riconfermare una mia vecchia affermazione: “considero SINTESI una assoluta parolaccia e scelgo non già il pluralismo che é una forma mascherata di assolutismo mentale (si chiama pluralismo la ripetizione dello stesso modello: é più democratico un paese che ha molti partiti, ma più governabile chi ne ha solo due, meglio ancora il Vaticano che è uno stato assoluto senza partiti, etc.etc. ?

Invece è più democratico un paese che ha varie forme di organizzazione e di espressione politica e sociale, partiti, sindacati, associazioni ecc. Insomma è più democratico ciò che non è riducibile all’uno, anche perché se è uno è maschio e io vengo cancellata dalla metafisica.

E fermandomi alle questioni citate, interesserebbe molto che chi se ne intende ci dica se l’antimateria è forse un vero rimedio alla questione energetica. Sarebbe importante saperlo o almeno che ci venisse presentata non come un miracolo o un talismano, ma con razionalità complessa, con esempi molteplici, con linguaggio comprensibile. Se si conclude che é impossibile, la scuola deve essere sottoposta a giudizio critico e giudicata insufficiente come strumento di diffusione di quel livello di conoscenze cui abbiamo diritto per capire dove stiamo e quando.