Verso il sinodo. Famiglia in contesto di ComunitàCrocifissoRisorto

Comunità Pastorale “Crocifisso Risorto” (Saronno) [*]
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Le risposte alle domande formulate nel documento Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione sono elaborate a partire da alcune considerazioni metodologiche.
Si avrà cura di evitare un’ottica particolaristica e settorializzata. […] si mettono a fuoco le sfide sulla famiglia, operando il discernimento sui vissuti storici reali, cioè leggendo i segni dei tempi, per una pastorale incarnata nella storia del Popolo di Dio e in grado di avviare nuovi processi storici di evangelizzazione e di liberazione: liberazione dal peccato e dalle conseguenze del peccato, solidificate in strutture di ingiustizia e di male sociale. […]

Si vuole evitare il rischio del familismo, cioè di un’esaltazione totale ed acritica dell’istituto familiare (che dimentica che il matrimonio e la famiglia possono essere anche ostacoli all’accoglimento del Vangelo e delle vocazioni cristiane e che, sul piano storico, sono stati spesso luoghi di oppressione delle libertà personali), non è puramente ipotetico, perché si è visto anche recentemente – e all’interno della comunità ecclesiale – che un familismo ideologico è stato brandito come bandiera identitaria per mobilitazioni politiche o parapolitiche di istanze ecclesiali in quanto tali, alla ricerca di (improbabili e, comunque, fragili) egemonie sociali e politiche. […]

Il necessario sguardo storico

Si deve osservare, con un sintetico ancorché necessario sguardo storico, che negli anni ’50 e ’60 (fino all’avvio degli anni ’70) del secolo scorso, nel periodo cioè che è stato definito “l’età dell’oro del capitalismo”, vi sono stati un grande sviluppo economico – in Italia si è realizzato il cosiddetto “miracolo economico”, che proprio a Milano ha trovato uno dei suoi centri – nonché lo strutturarsi del Welfare State, cioè di politiche sociali solidaristiche e di redistribuzione del reddito, che hanno fatto crescere l’area dei ceti medi e diffuso il benessere. Ciò ha portato, progressivamente (e contemporaneamente allo sviluppo della paleo-televisione, a indirizzo fortemente pedagogico), ad un cambiamento dei costumi di vasta portata: si sono, così, avuti, tra l’altro, una maggiore soggettivizzazione dei vissuti matrimoniali, una più sensibile attenzione alla libertà e ai diritti della persona e all’uguaglianza di genere, una critica neo-femminista della oppressione maschilista e della mercificazione della donna, una diversa valutazione della sessualità, meno sottoposta al controllo sociale e meno univocamente intesa come finalizzata alla procreazione. Tali cambiamenti di costume, unitamente allo sviluppo della democratizzazione, hanno portato pure, tra l’altro, all’introduzione del divorzio nella legislazione italiana e, successivamente, alla depenalizzazione dell’aborto.

Lo “scisma sommerso”

Alla fine degli anni ’60 […] i cambiamenti di costume e di mentalità hanno propiziato, tra i cattolici, l’accoglimento prima del magistero conciliare (con il definitivo superamento della visione del matrimonio come “rimedio alla concupiscenza”) e poi del rinnovamento pastorale avviato da Giovanni Paolo II, per la completa eliminazione di residui manichei e sessuofobici e per un accoglimento positivo della sessualità umana, in sé e non solo nel suo fine procreativo. Sono invece emerse quasi subito – anche senza considerare fenomeni di contestazione e di dissenso ecclesiale – difficoltà nell’accoglimento pieno e completo dell’insegnamento dell’Humanae Vitae. Si può ritenere che questa enciclica abbia svolto, per qualche tempo, una non trascurabile funzione positiva per richiamare alla responsabilità sull’importanza evangelica di una visione non banalizzata e semplificata dell’amore umano di coppia. In ogni caso, se, sul piano teologico, si è tempestivamente osservato che, per quanto riguardava le indicazioni di specifici ‘metodi’, si trattava di doctrina reformabilis (Rahner), sul piano della ‘base’ si è progressivamente prodotto quello che è stato definito uno “scisma sommerso” (Prini), con una indifferenza di massa delle coppie cattoliche alle indicazioni, date dall’enciclica montiniana, sui metodi anticoncezionali.

Gli effetti della globalizzazione

Dagli ultimi decenni del Novecento a questo avvio del XXI secolo la situazione complessiva è profondamente mutata. La globalizzazione neoliberale ha, da una parte, esaltato l’individualismo (e le relative espressioni sul piano della mentalità e dei costumi) e, dall’altra, ha segnato l’egemonia non tanto di un relativismo nichilista quanto piuttosto di un materialismo pratico (con l’assunzione solo di ciò che è materialmente sensibile e godibile come valore-guida dei comportamenti): abbiamo, così, una “società materialista, consumista e individualista” (Francesco, Evangelii gaudium, n. 63, ma cfr. anche nn. 80, 99).
Queste profonde trasformazioni culturali, sociali, etico-comportamentali hanno accompagnato un’ideologia economica, che presto ha dominato su ogni ideologia politica e che ha imposto una ‘deregolamentazione’ del mercato, un’assolutizzazione del profitto, una proliferazione incontrollata della speculazione finanziaria, un progressivo smantellamento del Welfare State, una crescita delle diseguaglianze (cfr. Benedetto XVI, Caritas in Veritate, nn. 25, 32, 35, 36, 40, 45; Francesco, Evangelii gaudium, nn. 52-59). Dobbiamo dunque dire che “il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice” (Francesco, Evangelii gaudium, nn. 59, 202).

Il neoliberismo: uno tsunami culturale…

La ‘colonna sonora’ di questa età del neoliberismo aggressivo è stata data dalla neo-televisione, cioè dal dominio del codice comunicativo della televisione commerciale (che si è imposto anche sulla televisione pubblica, smantellandone ogni intento ‘pedagogico’): esaltando l’edonismo, la banalità volgare, la reificazione del corpo e della sessualità e popolarizzando una subcultura fondata sui ‘valori’ delle tre esse (sesso, soldi, successo). Vi è stata così, negli ultimi decenni, una complessiva mercificazione simbolica (e non solo) del sesso e una pornografizzazione antropologica delle culture di massa (televisive, ma soprattutto ormai telematiche), dei linguaggi, dell’immaginario sociale: con la tendenziale sparizione dell’erotismo, con il fragilizzarsi della profondità psicologica delle relazioni amorose, con l’interdizione simbolica della dialettica desiderio-legge.
Come fenomeno globale, il neoliberalismo ha travolto ogni residuo di totalitarismo, ma anche ogni orizzonte universale di senso e di verità e ogni ipotesi razionale di trascendimento migliorativo del sistema sociale dato […]. Si è trattato di uno tsunami culturale, che ha devastato i vissuti e generato un disastro antropologico di lunga durata.

… e del tessuto sociale

Sul piano sociale, oltre a provocare povertà nel Sud del mondo e conseguenti movimenti migratori verso Nord di ‘masse di persone disperate’, questi decenni, hanno […] ridotto in povertà molte famiglie. […] Hanno indotto incertezza e pessimismo sul futuro: sia della propria vita privata sia della società nel suo complesso.
Il rapporto famiglia-lavoro si è reso drammatico: difficoltà di occupazione per i giovani, crescente disoccupazione per i lavoratori, aumento delle forme di lavoro precario, insicurezza delle condizioni lavorative (con incidenti sul lavoro, anche gravi), aumento stressante dei tempi di lavoro (durante la giornata, nella settimana, nell’anno e nella vita).
I decenni di accentuato individualismo hanno fatto entrare ‘in sofferenza’ ogni legame sociale disinteressato: da quello tra i coniugi nella comunità domestica a quello tra educatori ed educandi in ogni agenzia educativa (si veda il fenomeno del burn out), da quello tra militanti di partito ed elettori a quello, in qualche misura, tra clero e laicato (o tra operatori pastorali e fedeli) nella comunità ecclesiale. […]
La nuova cultura diffusa ha reintrodotto, in dosi massicce, il maschilismo, ha emarginato il femminismo (laico e cattolico), ha incentivato la reificazione della donna e della relazione sessuale, ha assottigliato la profondità del sentimento morale e della forza di carattere, ha determinato una infantilizzazione pulsionale con l’inibizione dell’autocontrollo adulto, ha visto pertanto crescere esponenzialmente la violenza sulle donne – commessa soprattutto all’interno del contesto familiare – e perfino i casi di femminicidio. Ciò è doppiamente grave quando si innesta su problematiche di povertà (cfr. Francesco, Evangelii gaudium, n. 212).

Fronti critici diversi

Così “Nel caso di culture popolari di popolazioni cattoliche, possiamo riconoscere alcune debolezze che devono ancora essere sanate dal Vangelo: il maschilismo, l’alcolismo, la violenza domestica” (Francesco, Evangelii gaudium, n. 69). Perfino la piaga della pedofilia ha una sua realtà di dramma domestico e di patologia familiare, come pure “l’abuso e lo sfruttamento di minori, l’abbandono di anziani e malati, varie forme di corruzione e di criminalità” (Francesco, Evangelii gaudium, n. 75).
Complessivamente i fronti critici, le morfologie della sofferenza e gli universi attraversati dalla difficoltà e dal dolore, della famiglia e nella famiglia, sono molto cresciuti. Il neoliberalismo aggressivo – oggi meno culturalmente arrogante, a causa della crisi – rimane una solida e radicata struttura sociale di peccato che ostacola la liberazione evangelica, anche – o soprattutto – nell’ambito dei vissuti familiari reali. […]
La trascrizione politica del neoliberalismo ha preso in Italia (a partire proprio da Milano), per un lungo periodo, ormai ventennale, forme di leaderismo che giustificavano ed esaltavano la “subcultura delle tre esse”, trovando sponde in alcuni settori apicali della comunità ecclesiale, con incomprensione (o perfino scandalo) di alcuni fedeli e con il disorientamento di molti. Sembrava che nella Chiesa ci fosse una ‘dissonanza cognitiva’ tra gli insegnamenti di etica familiare e la giustificazione di politici evidentemente in controtendenza rispetto a tali insegnamenti: eppure presentati come difensori della famiglia (cioè dell’ideologia familista) e più o meno apertamente fiancheggiati da istanze ecclesiali.
Se si vuole avere un quadro non omissivo, non omertoso (e perciò colluso) né edulcorato di ciò che si è prodotto nella Chiesa italiana nel recente passato e di come ciò abbia inciso (e continui a incidere) sull’azione pastorale ed educativa della Chiesa stessa rispetto alle famiglie e ai giovani, non si può avere paura di dire con chiarezza queste cose. Naturalmente non si tratta di fare politica, ma di analizzare le sfide pastorali, notando i guasti provocati da scelte queste sì politiche o filo-politiche del recente passato.

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[*] L’editoriale riprende ampiamente le “Premesse generali” e la risposta fornita alle domande del gruppo 8 (Sul rapporto tra famiglia e persona) e del gruppo 1 (Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia), del Questionario del Documento preparatorio per l’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi (5-9 ottobre 2014). L’abbiamo trovata un’analisi significativa perché fornisce una pacata analisi critica del contesto in cui collocare il discorso sulla famiglia (almeno per l’Italia) e perché è frutto dell’elaborazione di un Consiglio pastorale. Il titolo e i titoletti sono redazionali. Il testo integrale delle risposte si può leggere in: http://www.viandanti.org/wp-content/uploads/2013/12/Sinodo-Risposta-Comunit%C3%A0-Pastorale-Saronno.pdf