Natale 2015: assemblea eucaristica – Cdb Viottoli di Pinerolo

CdB Viottoli di Pinerolo

NATALE 2015 – ASSEMBLEA EUCARISTICA DEL 24 DICEMBRE 2015

 

G – Accoglienza

Natale è diventato certamente una ricorrenza consumistica… ma non per noi: Gesù è sempre più presente e importante nella nostra vita, nelle nostre pratiche di relazione, nelle nostre riflessioni. Questa sera ne ricordiamo la nascita: la sua venuta al mondo è stato un evento che può essere decisivo per ciascuno e ciascuna di noi, per ogni uomo e ogni donna che impara a conoscerlo e che decide di incamminarsi – e di continuare a camminare – sui sentieri del cambiamento che lui ci ha insegnato.

Prima di cominciare ricordiamo chi non c’è questa sera qui con noi – M. Franca… (chi ne conosce continui l’elenco) – e chi non c’è più: la mamma di Luciano, la mamma di Luisa, il compagno di Luciana, Canzio, Pepe Ramos Regidor… (idem)

Canto – Camminerò (p. 44)

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IL MOMENTO DELL’ASCOLTO

G –  Vi proponiamo tre brevi momenti di letture e riflessioni, seguite da una pausa di silenzio. Le riflessioni personali avranno spazio nel momento delle preghiere spontanee.

Prima lettura: Luca 2,1-20

Riflessione di Luciano

Partiamo dalla seconda parte del canto fatto dagli angeli ai pastori di Betlemme “pace agli uomini che egli ama”.

Quali sono gli uomini e le donne che Dio ama? Nei nostri giorni è veramente difficile far parte di queste donne e uomini che riescono ad avere un cammino, ad essere coerenti con quanto ci è chiesto in questi brani. Bisogna prima di tutto essere costruttori di buone relazioni, costruttori di pace, animatori e profeti nel parlare e dare esempi positivi. Per farsi amare bisogna prima donarsi, entrare nei sentimenti e relazionarsi con l’altra, con l’altro. Essere un esempio di coerenza, di saggezza e dare un aiuto concreto a chi non potrà mai sdebitarsi con noi. Quindi bisogna agire in prima persona, navigando contro corrente e relazionandosi con gli esclusi, con i rottamati, con quelli che nessuno vuole come compagni di viaggio. La normalizzazione dello stato di guerra in cui tanti stanno sprofondando non deve assolutamente entrare nei nostri pensieri. Dobbiamo essere dei costruttori di speranza e fiducia in noi stessi prima di tutto e poi trasmettendolo in maniera diretta a tutti i nostri compagni di cammino di ogni giorno. Fede, amore, pazienza e speranza sono gli ingredienti di sempre per vivere relazioni di crescita personale e comunitaria, per fare un cammino e arrivare ad una cultura della differenza; è bello essere diversi e completarsi a vicenda.

Riflessione di Beppe

Sono qui con noi, questa sera, anche gli uomini e le donne che nel corso del 2015 sono state vittime delle guerre e del terrorismo; le donne vittime della violenza maschile; le donne e gli uomini vittime dell’omofobia, della transfobia, della pedofilia…; gli uomini e le donne vittime dell’incuria del territorio, della speculazione finanziaria e della prepotenza del capitalismo.

Rinascere e seguire Gesù sulla strada dell’amore vuol dire anche, per ciascuno e ciascuna di noi, sentirci corresponsabili e chiamati/e, come Caino, ad essere custodi dei nostri fratelli, a prenderci cura delle nostre sorelle e di nostra madre Terra. Solo così saremo sempre più degni e degne della benevolenza di Dio.

Silenzio

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Seconda lettura

G –  Vivere con coerenza la sequela di Gesù significa anche, crediamo, essere capaci di “radicalità operativa”, di non limitarci ad una adesione intellettuale superficiale. Pensiamo al Giubileo, di biblica memoria, che serve ormai quasi solo a mettere in movimento masse di turisti, facendo felici gli adoratori del dio Pil, offrendo materiale insperato alle redazioni dei giornali e dei telegiornali… ma senza che mai venga indirizzato verso l’obiettivo per il quale era stato istituito. Leggiamo da Wikipedia:

La legge di Mosè aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare, al termine di “sette settimane di anni” (Levitico 25,8). Il testo biblico dice così: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé. Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà in possesso del suo.» ( Lv 25, 10-13) La parola Giubileo deriva dall’ebraico Yovel, che indica una sorta di tromba (un corno d’ariete) con cui si annunciava questo anno particolare. L’anno giubilare richiama ed esige il perdono, coincidendo il suo inizio con la celebrazione di Yom Kippur, la grande festa della riconciliazione, e comportava, tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra.

Riflessione di Beppe:

Remissione dei debiti… Chi mai la prende in considerazione? Il Giubileo oggi è un evento esclusivamente religioso, pur con grandi ricadute sulla comunità, sulla “polis”, in termini di spese (organizzazione, trasporti, scenografie…) e di entrate (denaro, pubblicità, visibilità…).

Ma non influisce minimamente sul piano politico e su quello delle relazioni internazionali. Mentre i debiti, che i governi e i popoli del Sud del mondo hanno accumulato nei confronti del Nord, sono nati dallo stretto connubio tra i gerarchi della chiesa cattolica e i padri del capitalismo europeo. Leggiamo dalla rivista L’altra pagina, novembre 2015:

L –  Il 12 ottobre del 1492 segna l’irruzione violenta dell’avidità europea (capitalista) nel mondo, avidità che con il concorso determinante della chiesa cattolica elimina ogni forma di resistenza e impone la sua cultura, definita a priori come la sola valida e legittima, “la civiltà”, condannando qualsiasi altra forma di organizzazione o di espressione allo statuto di barbarie. (…) Nel 2015 nulla di fondamentale è stato ancora modificato nel rapporto che ne derivò: nessun beneficio – anzi! – per le grandi civiltà inca, azteca, maya… mentre fu essenziale per il capitalismo europeo che, senza quell’accumulazione originaria, sarebbe stato difficilmente possibile.

Oggi il trono si è sganciato dall’altare. Non è neppure immaginabile che il papa, successore di Alessandro VI, emetta una “bolla” con cui “ordina” ai governi occidentali non solo di cancellare tutti i crediti nei confronti dei paesi del Sud, ma anche di annullare le conseguenze di quelle stragi e di quelle rapine, ripristinando relazioni di giustizia e di equità, restituendo a ogni uomo e a ogni donna di quelle popolazioni condizioni di vita libere e dignitose, ripristinando le foreste devastate, bonificando i fiumi avvelenati, e così via…

E al livello sociale “interno”, cosa potrebbe voler dire applicare la legge giubilare per cui “ciascuno rientrerà in possesso del suo?”. Ad esempio: vedersi condonare i debiti contratti nei confronti delle banche, dell’usura… veder riconosciuti i diritti contrattuali e di legge disattesi dalle aziende private e pubbliche… gli evasori fiscali costretti a versare fino all’ultimo centesimo quanto dovuto all’erario…

Silenzio

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Terza lettura: Luca 6, 27-38

Riflessione di Luciano

Vorrei soffermarmi sul versetto che dice “Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Non è facile: belle parole, ma difficili da mettere in pratica. Oggi non è difficile incontrare persone di quel tipo, anche se non andiamo a cercarle. Il difficile è donare il nostro tempo e spendersi, relazionarsi con queste persone che non fanno parte del nostro percorso di vita, che non sono così ben disposte ad ascoltarci. Eppure dobbiamo essere capaci di toccare il loro cuore e la loro mente con comportamenti che non si aspettano.

A volte fare un sorriso, dire una frase accogliente, fare un gesto di cortesia verso coloro che ci trattano male, ci escludono, ci mettono da parte, è un mattoncino che comincia a costruire qualche cosa di più profondo e coinvolgente. Rispondere in modo garbato, rilassato e con la mente aperta ad ogni piccolo segno di cambiamento e di integrazione: questo deve essere uno dei nostri obiettivi. Non dobbiamo creare dei nemici, ma cercare di conoscere il diverso da noi. In poche parole: dobbiamo essere costruttori di ponti, che devono unire persone che normalmente non si frequentano con continuità, ma che la vita porta a vivere accanto e devono essere in grado di integrarsi, completarsi e non dividersi. Condividere un cammino con coloro che ci trattano male non ci è abituale, ma deve diventare una pratica positiva di crescita personale e comunitaria in questa società malata di individualismo, di non ascolto e di egoismo.

Riflessione di Beppe

Quante volte l’abbiamo letto, questo brano, passando rapidamente oltre! E’ troppo duro… il Vangelo qui ci chiede dei gesti impossibili… “Amate i vostri nemici”!…

Leggiamo la lettera di Antoine, che ha perso la compagna Helène nell’attentato del 13 novembre a Parigi:

L –  Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatto a sua immagine, ogni proiettile nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel Suo cuore.

Allora no, non vi farò questo regalo di odiarvi. L’avete cercato, tuttavia rispondere all’odio con la rabbia sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi ciò che siete.

Voi volete che io abbia paura, che guardi i miei concittadini con un occhio diffidente, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Perso! Lo stesso giocatore gioca ancora.

L’ho vista stamattina, infine, dopo notti e notti d’attesa. Era così bella come quando è uscita questo venerdì sera, così bella come quando me ne sono innamorato perdutamente più di 12 anni fa. Naturalmente io sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di breve durata. So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che ci ritroveremo in quel paradiso delle anime libere a cui non avrete mai accesso.

Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. non ho peraltro più tempo da dedicarvi, devo raggiungere Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha 17 mesi appena, mangerà la sua merenda come tutti i giorni, poi andremo a giocare come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo piccolo ragazzo vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché, no, non avrete nemmeno il suo odio.

E’ amore, quello di Antoine? Io credo di sì, perché ai suoi “nemici” scrive una lettera per invitarli a riflettere… “A chi ti percuote su una guancia porgi anche l’altra”!..

Se ci riesci, sarà un gesto così sorprendente che forse lo farà riflettere.

Ma anche tu, se riesci a reagire così, vuol dire che hai imparato a riflettere.

Prima della reazione istintiva. Prima dell’occhio per occhio…

Per reagire così, porgendo l’altra guancia, bisogna praticare l’autocoscienza, imparare a non giudicare, soprattutto a non condannare.

Se riesci a porgere l’altra guancia vuol dire che hai scelto il cambiamento a partire da te, l’unico che puoi praticare, vuol dire che hai scelto di cambiare il tuo stile di vita, praticando la mediazione con chi ti sta intorno, rinunciando ad importi e a sopraffare.

In questo sta la perfezione delle creature, quella che Gesù chiede ai figli e alle figlie di Dio.

Su questa strada passa la via della pace. Se passa tra noi, tra ogni uomo e ogni donna, tra chi è etero e chi è omo, tra chi è indigeno/a e chi è immigrato/a… passerà anche tra gli esseri umani e gli animali, tra gli umani e i vegetali, le risorse naturali, l’acqua, l’aria, la terra…

Tra i governi e le nazioni… e cesseranno le faide e la nostra economia sarà governo della casa comune, non più rapina.

Ogni uomo e ogni donna sarà come il Messia sognato da Isaia…

L –  Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,

un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Vi si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e d’intelligenza,

spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore…

il lupo dimorerà insieme con l’agnello,

il leopardo si sdraierà accanto al capretto,

il vitello e il leoncello pascoleranno insieme

e un piccolo fanciullo li guiderà…

il lattante si trastullerà sulla buca della vipera…

Non si farà più del male né si compirà più strage. (Isaia 11,1-9)

Silenzio

Canto – Il canto dell’amore (p. 24)

 

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PREGHIERA EUCARISTICA E MEMORIA DELLA CENA DI GESU’

G –  Per questa nostra preghiera eucaristica utilizziamo in parte, con gioia e riconoscenza, quella preparata dalla comunità di base dell’Isolotto per la loro assemblea di due domeniche fa, mentre era in corso la riunione del Collegamento nazionale CdB.

 

1 –  La solidarietà abita nel più profondo di ognuno e di ognuna di noi.

scoprendo l’universo delle altre e degli altri, diversi ma simili,

e coltivando orizzonti di vicinanza e solidarietà

riusciamo a liberarci dalle catene che ci imprigionano

e a cercare modi più umani ed autentici di vivere.

2 –  E’ tenendoci per mano che riusciamo a dare alla vita

un senso nuovo, aperto ad orizzonti ancora impensati,

e al tempo stesso antico,

ricco di tutta la sapienza del cammino umano nei secoli.

3 –  Questo spirito ci unisce alle donne e agli uomini di tutti i tempi:

l’anelito e la ricerca di un mondo in cui non esistano più gerarchie,

dove non ci siano più ultimi e ultime, né primi né prime,

dove possiamo vivere liberamente la differenza

ed arricchirci delle differenze.

T –  Questa ricerca ha animato anche l’esperienza di Gesù,

il quale, la sera prima di essere ucciso,

durante la cena pasquale con le donne e gli uomini che lo seguivano

e con cui aveva condiviso la propria vita, i propri doni, la propria affettuosa solidarietà,

prese del pane, lo spezzò e lo distribuì loro dicendo:

“Prendete e mangiate! Il mio corpo, la mia vita è come questo pane:

l’ho messa a servizio di ogni uomo e di ogni donna che ho incontrato.

Fate anche voi così”.

Poi fece altrettanto con una coppa di vino, dicendo:

“Bevetene tutte e tutti un sorso,

perché questo vino è come il mio sangue: ne ho dato una goccia

a ogni uomo e a ogni donna che ho incontrato

e ancora ce ne sarebbe, se gli uomini del potere

non avessero deciso di farmi morire.

Ma voi continuate a ripetere questo gesto

Per non dimenticarvi di me e dell’esempio che vi ho dato”.

 

PREGHIERA: Sapienza, condivisione, partecipazione

sono oggi le parole che accompagnano il cerchio di persone qui riunite

che, insieme a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà,

cercano di dare alla vita un senso sempre rinnovato,

senza perdere una goccia di tutta la sapienza del cammino umano nei secoli,

compresa la sapienza dischiusa dal Vangelo di Gesù.

 

CONDIVISIONE DEL PANE

 

INVITO ALLA COLLETTA

G –  Condividiamo anche un po’ del nostro denaro per continuare a sostenere i Medici con l’Africa, come facciamo da alcuni anni. Sul tavolo c’è la solita cassetta, che vi invitiamo ad utilizzare al termine dell’assemblea. Intanto cantiamo

 

CANTO –  Evenu shalom (p. 36)

 

CONDIVISIONE DELLE PREGHIERE

G –  A questo punto condividiamo le nostre preghiere spontanee e le nostre riflessioni.

Maria – O Dio, Tu che ci conosci così bene,

perché non ci fai un regalo quest’anno e non ci mandi un po’ di qualità?

Mandaci un po’ di voglia di cambiamento,

che ci liberi dalle ingiustizie e dalle cattiverie.

Mandaci una voglia di PACE e di AMORE.

Fa’ che noi cerchiamo di vivere proprio come vere sorelle e veri fratelli.

Noi ti chiediamo di liberarci da questo modo di pensare.

O Dio, noi ti preghiamo: vieni presto ad aiutarci,

perché non ce la facciamo più da soli.

Tu che tutto puoi, vieni presto in aiuto.

 

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G –  Invochiamo su di noi la benevolenza di Dio e della Madre Terra, sorgenti di vita e di amore, riconoscendoci fratelli e sorelle con il canto del Padre nostro (p. 12).

 

INFORMAZIONI ED AVVISI

 

G –  Affidiamo al canto le nostre preghiere, il nostro ascolto e le nostre riflessioni, perché si spargano nell’aura del mondo, mescolandosi con tutte quelle che incontreranno e benedicendosi a vicenda:

 

CANTO FINALE – C’è solo la strada (p 9)

 

(a cura di Luisa, Luciano e Beppe)