A proposito di “Oltre le religioni” di L.Piacentini

Leo Piacentini
(Cdb Luogo Pio – Livorno)

Ho letto con piacere sul notiziario della Cdb di via Gap di Pinerolo la recensione al libro “Oltre le religioni”, definito giustamente “un libro da leggere”.

Noi, nella nostra piccolissima comunità, abbiamo cercato di approfondire i temi del libro, ancor prima che fosse pubblicato; abbiamo preso da Adista quasi tutti gli articoli che sono poi confluiti nel libro, poi abbiamo scaricato da Internet l’intero numero della rivista Horizonte del 2015 (dal titolo “Paradìgma post-religional”) e successivamente l’intero numero della rivista VOICES sempre del 2015 (dal titolo “El nuevo paradigma arqueològico-bìblico). Siamo andati poi a leggere i vari libri di Lenaers e di Spong pubblicati in italiano dalla casa editrice Massari. Ci siamo anche riferiti ai cinque volumi della collana “Per i molti cammini di Dio”, pubblicati da vari editori. Questo solo per dire che abbiamo approfondito un po’ la materia.

Naturalmente anche noi, a suo tempo, abbiamo letto Schillebeeckx, Kueng, Barbaglio ecc. Quello che mi ha sorpreso nella recensione di Barbero sono delle affermazioni che sembrano voler ridurre, se non annullare, quelle che a me sono parse delle impostazioni e delle conclusioni assai diverse da quelle di tutti gli autori che Barbero cita; ma può darsi che io non abbia letto i libri giusti. “Tutte, proprio tutte queste ricerche, erano ben note e più elaborate in molte delle nostre comunità”. Di certo non nella mia, e mi dispiace di aver dovuto attendere tanto tempo prima di conoscerle.

E trovo poi un’affermazione che mi pare, come dire, strana: “Attenzione: il meglio dell’opera, perché il resto lo abbiamo già letto da dieci parti almeno, è opera di Claudia Fanti e Ferdinando Sudati”. Sarebbe come dire che Dante, Petrarca, Leopardi e tutti gli altri autori di poesie sono stato sì grandi poeti, ma il meglio è la storia della letterature italiana di Francesco De Sanctis o di chi per lui.