Il Vangelo spogliato di M.Vigli

Siamo in molti a voler rendere più “matura” la nostra fede.

Alcuni non si rassegnano alla “sola fides” e s’impegnano a inserirne l’oggetto, il divino, in un sistema razionale, una “teologia”, che lo renda “credibile”, accettabile, cioè, alle categorie con cui ci rappresentiamo la realtà. A tale scopo si mantengono cattedre universitarie e si continua a pubblicare libri, certo meno pretenziosi dei tomi medievali e moderni, ma che parimenti si cimentano nella costruzione di sistemi.

Altri si cimentano negli studi dedicati al Gesù storico nel tentativo di meglio identificarne il messaggio e liberarlo da quelle sovrastrutture che, inevitabilmente si sono accumulate nei racconti che lo riguardano. E ancor più da tutte quelle speculazioni teologiche e filosofiche elaborate successivamente.

Antonio Thellung nel suo breve saggio Il Vangelo spogliato (1), nel riconoscere l’interesse di questi studi, s’interroga: per quanto riguarda la fede a che cosa servono?, essenziale è la demitizzazione che producono, ma sono insufficienti per stimolare a credere per indicare che cosa orienta il cuore verso l’essenziale.

A questa conclusione lo ha indotto l’incontro con Ortensio da Spinetoli, teologo “indipendente”, da cui è derivata la sua scelta di ricercare le novità assolute per la loro originalità, che il Vangelo introduce nella cultura del tempo, senza pretendere di sapere se di origine divina. Su di esse fonda la sua fede non assumendole come “discorso oggettivo”. 

Chiarito così il suo orientamento si avvia a dare la sua versione del messaggio coinvolgente (e sconvolgente) che per lui è il Vangelo amore, che non si limita a non fare del male, metro per tutti della misura del cristiano. Un amore per tutti, anche per gli “impuri”: per paradosso perfino il Diavolo ha bisogno d’amore: se fosse abbastanza amato cesserebbe di essere diavolo per recuperare la sua veste angelica.

 Un amore coinvolgente fatto di opere e diretto agli “ultimi” da privilegiare in modo che noci sia bisogno di “pentimenti”; amore come unico criterio per essere discepoli di Cristo indipendentemente dalla religione che si professa. Non si nasconde l’autore che un tale criterio può generare forme di eclettismo che può favorire confusione e disorientamento. Ma questo rischio esiste solo se il problema è visto dall’esterno, mentre chi ama non lo teme affatto.

Muove a questa premessa l’autore per indicare in che modo porsi alla “sequela” di Gesù, ben conoscendo le difficoltà di seguire tali indicazioni e, soprattutto, il rigore da lui preteso: se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua, perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Una sequela impegnativa perché rovescia l’ordine dei valori, comunemente accettato, a partire dal riconoscimento del primato degli ultimi sui primi, che garantisce, però, a chi persevererà fino alla fine che sarà salvo.

Proprio e solo su questa essenzialità nel proporre l’annuncio, si fonda la possibilità che sia accolto.

  1. Antonio Thellung, Il Vangelo spogliato, Piero Gribaudi Editore, Milano, 2019