IL FILO FILATO: significato della politica prima e quella seconda

Mira Furlani – Firenze

Fra gli articoli scritti su questo nostro blog mi ha fatto piacere leggere lo “svelamento” di una parte del lavoro che le donne di Padova, insieme al gruppo delle donne in cerchio di Roma, stanno progettando per il nostro convegno di Cattolica, svelamento incentrato sul filo del GOMITOLO.

Il documento che ci hanno inviato termina con le seguenti parole: …preparandoci all’incontro, continuiamo a tessere le nostre relazioni quotidiane, di prima o seconda politica, di basso o alto livello (chi può dire quale abbia il primato tra le due?) ricordando sempre di non escludere la peculiarità di un percorso che è stato altamente teorico ma che ha portato nelle nostre vite dei cambiamenti pratici e di significato”…

 

Leggendo queste parole ho pensato che il filare è un’attività essenzialmente ordinatrice. “ Il risultato di questa operazione è un filo, qualcosa che è in grado di legare, di unire. Questo è però un risultato che nel filare viene ottenuto a partire da un materiale di origine molto diverso: i molti peli di lana, singolarmente corti e poco resistenti, vengono con la filatura portati a formare un filato lungo e forte in modo tale che la forza del singolo filo è incomparabile con quella dell’intero filato.” (Diotima, Il cielo stellato dentro di noi, L’ordine simbolico della madre, 1992).

Il gomitolo, appunto. E per l’appunto mi risulta che molte di noi che saranno presenti all’incontro di Cattolica, quotidianamente tessono le proprie relazioni sapendo ben distinguere la politica prima dalla politica seconda, sapendo ben distinguere quella politica che parte dal basso da quella che parte dall’alto, essendo stata la politica prima, cioè quella che parte dal basso, da noi definita anche politica “dal margine”, la peculiarità del nostro procedere quotidiano, sia teorico che pratico.

“Il nome, politica prima, rimette a posto la realtà e le precedenze e dice che c’è un agire politico non delegato, non sublimato, non rappresentabile se non dalle pratiche e dal linguaggio che nasce dalle pratiche stesse. E’ la politica che si fa nelle relazioni quotidiane di lavoro, di vicinato, di impresa, di affetti e di pensiero, e che spesso si muove in un regime di non visibilità pubblica” (La politica prima e quella seconda, di Annarosa Buttarelli. L’Unità, 15 febbraio 2003).

L’altra, la politica seconda, è altro. E’ altra cosa perché non tiene conto delle relazioni significative in cui agisce la libertà femminile. Tiene conto solo della quantità delle relazioni, quella dei voti e della rappresentanza in cui agisce la subalternità, in cui si perde il senso positivo dell’autorità nelle relazioni umane in quanto, molto spesso, il valore contenuto nella politica prima viene veicolato verso appetiti e meccanismi di potere.

La politica prima viene fatta soprattutto dalle donne poiché la cultura maschile dominante le ha escluse per lungo tempo dalla politica seconda, le ha escluse con l’avvento del patriarcato. Ma a nostro vantaggio: la frana del patriarcato ora ci lascia sempre più varchi aperti, ci lascia sempre più libere e consapevoli.

In effetti definire gli ambiti della politica “prima” e della politica “seconda” significa riconoscere che esiste un filo filato che ha formato il nostro gomitolo e che esiste una precedenza, un “prima” simbolico e vitale che ha fatto ordine reale, un lavoro che ha già smontato impalcature nella società come nella religione, mettendo in crisi la cultura maschilista delle istituzioni come quella dentro le chiese. Un lavoro simbolico e vitale dentro cui donne coraggiose e libere hanno potuto riportare in vita la memoria di altre donne, dallo spirito e dall’anima forte, che ci hanno indicato la strada da percorrere, come un filo d’Arianna calato dentro ciascuna di noi che aspetta solo di essere reso visibile.

 

Firenze, 27 aprile 2013