In tempo di crisi

Giancarla Codrignani

SMONTANDO IMPALCATURE, TESSENDO RELAZIONI. IN TEMPO DI CRISI, DOVE CI PORTANO I SOFFI LEGGERI DEL DIVINO?

Certo, in tempo di crisi le libere donne di Picasso corrono contro vento e la sabbia gli punge gli occhi…. Forse, però, è il tempo giusto per cercare un riparo e sentire/capire se il divino soffia, ispiratore di qualcosa.

Libere proprio non siamo e solo qualche single un po’ matta può permettersi lussi. Di fatto la crisi limita i già limitati spazi di quella che Muraro chiama la forza femminile. Intanto le filosofe continuano a fare lezione, le teologhe a tentare di sfuggire al kyriarcato, le casalinghe a fare il pane in casa, ma tutte, monache e religiose comprese, facciamo i conti sulla spesa e ascoltiamo un tiggì. Esultare perché per la prima volta siamo tante in Parlamento (33 %) e 7 ministre 7 al governo? Il simbolico è importante, ma non tutto al mondo è simbolico. Capita che ci sia qualcuno che vuole sparare a un governante; ma capita anche che ogni tre giorni una donna venga ammazzata per troppo amore. Con una tramontana di antivalori così, il divino, se soffia, chi lo sente? La legge della leggerezza, della debolezza, del pensiero sempre disattesa; per paura, rabbia, eccesso di fatica.

Intanto le impalcature crollano da sole (almeno sembra). In realtà gli scricchiolii si sentivano da tempo. I soliti signori dell’altro genere – che ci sta contagiando a tutta onda – hanno voluto giocare con il solito potere, detto democratico, perché le donne sono così gentili da fargli credere che li aiuteranno sempre a perseverare. Infatti anche 7ministre7 governeranno senza riformare nessuna categoria: c’è la crisi, maiora premunt, dobbiamo dare una mano perfino a Letta, chiederemo aiuti alle famiglie e otterremo qualche riduzione fiscale non i servizi che darebbero anche posti di lavoro.

Intanto nel privato una ragazza si licenzia perché quel che guadagna va tutto per la badante del nonno, un’altra convive con la depressione del compagno licenziato frustrato perché è lei che mantiene la famiglia, la laureata distribuisce per una mancia i volantini della pizzeria. Economia e politica è come se fosse ancora Aristotele a definirle: come se economiste e politiche non ci avessero provato, il sociale resta “cosa loro” e Casaleggio e Beppe istituzionalizzano un movimento, lo selezionano, lo governano via internet e cellulare e il popolo (scusate il lessico greve) sempre più bue.

L’economia e la politica sarebbero meglio conosciute da chi fa la spesa ed educa i bambini, ma, anche le donne, sono di sinistra e seguono l’onda come se non fossero stufe di non discutere mai che cosa significhi dire “sinistra” nei sistemi complessi. Ogni tanto pensiamo – da temerarie, senza mecenate – un partito delle donne (o uno Snoq), poi, senza avanzare proposte articolate, ci affidiamo a Sel, Pd, M5S…perfino alla Costituzione come l’ingenua che prende marito sperando che “dopo” migliori. Quelle di destra, almeno, sono poco informate sul pensiero di genere. Infatti loro votano l’innominabile, mentre noi, se ci ponessimo qualche domanda in più, finiremmo per non votare (e aiutare il loro leader).

Intanto il comportamento unico va avanti e il neutro si conferma. Il divino? si chiama Francesco e fa il papa? possibile che il divino così “facile”?…

Un tempo avevamo posto domande di senso e ci eravamo sporte sull’orlo di un abisso, a verificare se la profondità fosse o no insondabile. Non che il vuoto sia seduttivo (io soffro anche di vertigine), ma se possiamo almeno governare un po’ di tempo, spendiamolo per inquietare la mente nella gratuità del vento leggero…