Bologna: verso l’incontro nazionale 2013

Bologna, 22 giugno

Verso Paestum 2013

 

Siamo un gruppo femminista nato da qualche anno. Abbiamo tutte meno di 35 anni d’età. Non abbiamo fatto gli anni Settanta, e non per scelta!

Nella nostra breve storia abbiamo sempre sentito l’esigenza del confronto, non solo interno tra di noi ma anche con la storia e la vita del nostro movimento. Siamo andate a trovare tutti i gruppi che abbiamo potuto, e ancora con tante che saranno presenti a Bologna non vediamo l’ora di avere l’occasione di un confronto diretto. Abbiamo incontrato anche gruppi femministi che qui – a Bologna, a Paestum – non sono venute e hanno intenzione, forse, di non venire mai (e questo è un primo problema).

 

Paestum 2012 per noi è stata una grande gioia. E non perché sia stato un incondizionato successo: è stata una gioia sia per ciò di cui abbiamo parlato sia per ciò su cui ci siamo trovate a tacere. È stato importante prendere atto anche di ciò su cui fatichiamo ancora a confrontarci, e interrogarci sulle motivazioni dei nostri stessi silenzi.

Crediamo che l’espressione “incontro delle componenti del femminismo”, che è stata usata per indicare l’incontro nazionale in programma per il prossimo autunno, sia la più appropriata, perché senza fare gerarchie di chi sia più o meno femminista (senza creare sciocche differenze tra “femministe-per-bene” e “femministe-per-male”) ci pone tutte quante nell’orizzonte di un movimento ampio, variegato, indiscutibilmente vivo, e anche di difficile convivenza, ma pur sempre un movimento di tutte senza essere specificamente di nessuna, un movimento in cui ognuna si può riconoscere la propria cittadinanza in convivenza con altre, la cittadinanza piena e altruista della “componente”. Per questo sosteniamo con forza la necessità di un incontro nazionale, e non solo per quest’anno, ma per gli anni a venire. Crediamo che una volta all’anno sia salutare, per noi, incontrarci, e anche scontrarci, ma comunque convenire periodicamente: ascoltarci, conoscerci, donare a noi stesse per noi stesse un momento comune. Per quanto ci riguarda, sentiamo fortemente questa esigenza e crediamo che se tante donne erano a Paestum l’anno scorso e saranno a Bologna sabato 22 giugno, sia perché questa è un’esigenza condivisa, che dovremmo riconoscere e assumerci a pieno. Prima ancora di poter stabilire delle pratiche comuni, occorre conoscersi e, per fare questo, bisogna darsi l’opportunità di un incontro che parta sì dalle relazioni personali esistenti, ma nell’ottica di crearne nuove. Prima dell’azione, deve venire la conoscenza reciproca.

Il luogo

Anzitutto, dove riunirci? Secondo noi, è importante che l’incontro annuale delle componenti del femminismo sia aperto. Con “apertura” intendiamo che il luogo dovrebbe sempre variare ed essere scelto di nuovo, di anno in anno. Così facendo avremmo la possibilità di tenere conto delle esigenze che nel corso dell’anno si sono manifestate. La nostra presenza femminista è già presenza politica. Possiamo posizionarla dove più ci sembra opportuno. Per esempio, nel 2009 avremmo potuto farlo all’Aquila, anche in chiave antimilitarista. L’anno prossimo potremmo fare “Paestum 2014″ a Corigliano Calabro… e via così.

Per questo l’anno scorso siamo state felici di riunirci a Paestum, per “riprendere le fila” simboliche di un nostro riunirci. Paestum ci ha dato tanto, è stato emozionante essere lì, e ancora una volta ringraziamo le donne di Artemide che avevano curato per tutte l’ospitalità. Ma quest’anno non capiremmo se emergesse da questa assemblea di riunirci ancora una volta lì. Dobbiamo avere la forza di creare Paestum dove vogliamo, dove vorremo, dove via via più ci sembrerà opportuno. Tornare a Paestum sarebbe inutilmente “pesante” rispetto alla storia del movimento. Serve invece un incontro aperto, largo, inclusivo, in un certo senso “leggero”, agile, accogliente. Naturalmente non per una questiona quantitativa, né per un «consenso da mantenere», ma per una questione di rispetto di storie diverse che vogliono incontrarsi.  Siamo noi che costituiamo Paestum, non Paestum che costituisce noi.

I temi

Di che cosa dunque dovremmo parlare, e come, in questa nuova edizione? Secondo noi dobbiamo puntare all’avanguardia. Forse innanzitutto ponendo a tema ciò che per una ragione o per l’altra abbiamo trascurato l’anno passato. Partiamo da noi e aspettiamo sabato per discutere con voi, con le altre.

1) Il problema delle condizioni materiali di vita. Prima delle soluzioni (per es. il reddito minimo di esistenza, o altri), dirci, spiegarci, evidenziare anzitutto a noi stesse e tra noi i problemi. I due punti che proponiamo sono:

– la precarizzazione delle condizioni di lavoro, non solo delle più giovani ma di tutte (e di tutti). Ci pare oramai evidente che le generazioni più giovani siano state solo l’anticamera di un fenomeno che sta diventando generale. Qual è il rapporto tra femminismo e autonomia economica? Quali sono le forme effettive di rimedio già presenti tra di noi (solidarietà, condivisione, ecc.)? E quali potremmo immaginare insieme?

– Non italiane in Italia. Qual è il nostro rapporto, personale e politico, con le donne straniere? Quale è il rapporto tra femminismo, razzismo, paternalismo?

2) Femminismo e istituzioni. A causa delle scadenze elettorali, ma anche per un autentico interesse di molte, della rappresentanza si è parlato molto, a Paestum e non solo. Ora desideriamo ampliare il dibattito.

– Le istituzioni del femminismo. Il nostro movimento nel tempo si è dimostrato capace di creare istituzioni autonome, indipendenti dallo Stato. Che cosa possiamo imparare da quelle esperienze? Quali altre esperienze si stanno consolidando in questi ultimi anni, e come?

3) È un dato di fatto che nelle nostre assemblee – probabilmente, purtroppo, in quella prossima di Bologna, e sicuramente in quella di Paestum l’anno passato – non ci sono le ragazze, le donne giovani. Spesso ci sentiamo dire che noi siamo le giovani, ma lo consideriamo un modo – anche se in buonafede, ovviamente – di ignorare il problema. E poche sono anche le donne non militanti, donne tout court, per definirle così, cioè donne che (non) si avvicinano al movimento senza avere alle spalle solide storie di militanza femminista o comunque politica. Il femminismo è o sta diventando elitario? Perché alle ragazze minorenni o comunque under 20 “femminismo” sembra una brutta parola? Perché, per esempio, una donna come Lorella Zanardo, che fa un lavoro gigantesco con migliaia di ragazze e ragazzi sull’educazione di genere, non si sente a casa nel femminismo così com’è ora, non viene riconosciuta, e viceversa? Chi di noi considera che questo vada assunto come un nostro problema? E quante altre con meno visibilità della Zanardo, ma che stanno portando avanti un lavoro di pari importanza, hanno lo stesso profilo di outsider dal femminismo “puro”? Ancora, perché anche alle donne più avanti con l’età, ma appunto non militanti, le nostre istanze sembrano “vecchie”? È colpa loro o colpa nostra? Che cosa è nelle nostre possibilità per allargare il dibattito, fino a far diventare inclusivo o addirittura di massa il nostro movimento e i nostri temi? Qual è la nostra politica degli errori?

Le modalità

Ipotizziamo per le modalità dell’incontro una struttura simile a quella dell’anno scorso, cioè dedicare il venerdì sera agli arrivi, ai lavori tutta la giornata di sabato, usare la domenica mattina per un momento conclusivo e infine, nel pomeriggio della domenica, le partenze. Devono rimanere per noi i punti fermi delle nostre pratiche di parola: partire da sé (ma appunto, partire, per andare oltre!), disposizione autentica all’ascolto, autorganizzazione. Manterremmo il momento dell’assemblea plenaria, ma struttureremmo più dettagliatamente i lavori di gruppo.

Sabato mattina: un momento strutturato per la presentazione dei lavori del pomeriggio + assemblea plenaria orizzontale.

Sabato pomeriggio: rispetto all’anno passato proponiamo appunto di strutturare maggiormente i workshop (“officine di ascolto e confronto”). Questo naturalmente non significa sconfessare l’autorganizzazione, ma incanalarla più efficacemente. I gruppi potrebbero perciò essere a tema, in modo da raccogliere donne interessate a temi specifici. Crediamo di dover sfruttare i vantaggi del gruppo piccolo: in questo caso non si dovrebbero superare le 10, 15 persone al massimo per “officina”. Eventualmente scorporando in due o in tre le “officine” più affollate, e permettere così trattazioni parallele. Se i temi fossero scelti a Bologna e poi messi online, si potrebbe anche ipotizzare di arricchire il blog di Paestum con contributi e dibattiti sia prima sia dopo l’incontro nazionale (magari scegliendo delle parole chiave, o simili). Consegue che la posizione di “coordinatrice” non servirebbe più. Alla fine dei lavori ogni “officina” dovrebbe scegliere una portavoce, incaricata di riportare i lavori la mattina successiva in assemblea plenaria.

Domenica mattina: un momento strutturato per la presentazione dei lavori svolti + assemblea plenaria orizzontale.

 

In vista dell’incontro nazionale di sabato 22 giugno a Bologna ospitato dall’Associazione Orlando (Convento di Santa Cristina, via del Piombo 5, ore 11-17) .